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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   34 VITE DKGI,I ECCELLENTI COMANDANTI
   patrii, ed i penati; e con questo non aver fatta cosa inutile alia Grecia; poiché la città loro era quasi antemurale posto di contro ai barbari, sotto il quale già ben due fiate la flotta del re aveva mancato. Che gli Spartani poi male adoperavano, ed ingiustamente riguardavano anzi alla propria signoria, che al vantaggio di tutta la Grecia. Per la qual cosa se volevano riavere gli ambasciatori da loro mandati ad Atene, rimandassero lui, perchè altrimenti non gli avrebbero mai più riveduti in patria.
   Vili. Non isfuggl però egli la malevolenza dei suoi cittadini ; imperciocché per lo stesso sospetto, che era stato condannato Milziade, fu costui co' voti dei cocci dalla patria sbandito, e andò ad abitare in Argo. Quivi per le molte virtù sue vivendo egli con decoro, gli Spartani mandarono ambasciatori ad Atene ad accusarlo assente, di aver fatta lega col re di Persia affine di opprimere la Grecia. Per questa accusa fu cosi assente condannato di tradimento. Quanu egli ebbe inteso questo, avvisando di non essere abbastanza sicuro in Argo, si trasferì a Corfu. Ivi essendosi accorto che i capi della città stavano in timore , che gli Ateniesi e gli Spartani per cagion di lui non dichiarasser loro la guerra, si ricoverò presso Admeto re de'Molossi, con cui aveva avuta ospitalità4Colà giunto in tempo che il re non v'era, per essere con più religione accolto e protetto, prese una figliuoliua del re, e con essa lei si cacciò in un sacrario tenuto in somma venerazione, né prima volle quindi uscire, che il re, portagli la destra, gli promettesse la sua protezione : e gli tenne parola. Imperciocché essendo dagli Ateniesi e dagli Spartani a nome pubblico domandato , Admeto non tradì il supplichevole, ma lo fece avvertito che provvedesse a' casi suoi, essendo difficile che in luogo cosi vicino potesse essere sicuro. Per tanto ordinò che fosse accompagnato a Pidna, fornito di sufficiente presidio,iCiò inteso Temistocle, senza lasciarsi conoscere da persona, entrò in nave, la quale da orribil tempesta essendo portata verso Nasso, ov'era allora l'armata ateniese, viae Temistocle, che se a quell'isola approdava, era morto. Sforzato da questa necessità si scoperse al padron della nave. gran promesse facendogli, quando lo voglia salvare. Preso quegli da compassione verso un uomo di tanta fama, tenne ferma la nave sulle àncore un giorno e una notte , finché durò la marea, né permise a veruno d'uscirne. Indi si portò ad Efeso, ove mise a terra Temistocle, che poscia rimunerollo a proporzion del servigio.
   IX. So che i più hanno scritto che Temistocle passò in Asia reg-nando ancora Serse. Ma io mi atti'ngo più volentieri a Tucidide, perciocché tra tutti quelli che scrissero l'istoria di que tempi, era il più vicino di età e sue