II. TEMISTOCLE. 15
concittadino. Or questi dice che Temistocle si portò ad Artaserse, prevenendolo con una lettera in questi termini: a Io Temistocle sono a te venuto, quel Temistocle
X. Il re ammirando la grandezza del costui animo, e venendogli desiderio di guadagnarsi un uomo dì tal fatta, acconsentì alla domanda. E Temistocle impiegò tutto quel tempo nello studio delle lettere e del linguaggio de' Persiani : in cui si pratico divenne, che giunto il tempo di favellare, dicesi, che il facesse vie meglio di qualunque Persiano. Costui avendo fatto al re molte profferte, e quella fra tutte la più grata, che avrebbe, qualor volesse valersi dei suoi consigli, colla guerra soggiogata la Grecia, carico di doni se ne tornò in Asia e fissò sua dimora in Magnesia. Imperciocché questa città, dalla quale si ricavano annualmente cinquanta talenti, gli aveva donata Artaserse con queste parole, che gli somministrasse il pane; e Lampsaco, onde avesse il vino; e Mionte, che gli desse il companatico. Due memorie di costui sono rimaste fino a' dì nostri. La tomba vicino alla citta. ove fu sepolto: e le statue sulla piazza di Magnesia. Della morte di lui la maggior parte degli scrittori parlano diversamente. Ma a noi piace seguir piuttosto l'autorità dello stesso Tucidide, il quale ce lo dà morto in Magnesia di malattia; benché non nieghi che corresse voce essersi da sé medesimo avvelenato per disperazione di non poter mantenere la parola data al re circa l'opprimere la Grecia. Il medesimo autore lasciò scritto, aver le ossa di lui avuta in Attica da' suoi amici nascostamente quella sepoltura che gli negavano le leggi, per esser egli stato condannato di tradigione.