Stai consultando: 'Vite degli Eccellenti Comandanti ', Cornelio Nipote

   

Pagina (17/105)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (17/105)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   CI. ARISTIDE. 17
   segui che tra per l'impetuosità di Pausania e per la giustizia di Aristide quasi tutte -le città della Grecia si collegarono cogli Ateniesi e li vollero per capitani contro de' barbari.
   III. Per poter più agevolmente respingere costoro, qualora tentato avessero di rinnovare la guerra, fu eletto Aristide che fissasse quanto danaro dovesse ciascuna città contribuire per costruire le navi e mettere in piedi gli eserciti. Fu disposizione dì lui che ogni anno si radunassero in Delfo -160 talenti, essendosi destinata quell' isola per l'erario comune. Il qual danaro fu dappoi trasportato in Atene. Nulla prova più evidentemente a qual segno fosse questi disinteressato, quanto l'essere, dopo sì ragguardevoli cariche, morto in tal povertà che appena lasciò di che esser sepolto. Onde fu necessario che le sue figliuole fossero a spese pubbliche alimentate e maritate con doti del pubblico erario. Morì egli circa quattr'anni dappoiché Temistocle aveva avuto il bando da Atena.
   IV.
   PAUSANIA,
   I. Pausania, vincitore di Mardonio si fa superbo. — II. Espugna Bi-zanzio: favorisce segretamente le parti di Serse, meditando farsi traditore della Grecia. — III. Suoi costumi stranieri fuori di patria, e sua prigionia. Stuzzica gli Iloti colla speranza della libertà IV. Carteggia col nemico: turbatosi, si accusa da sé medesima — V, Chiuso nei tempio di Minerva, vi perisce.
   I. Pausania, spartano, fu grand'uomo, ma in ogni genere della vita sua incostante. Imperciocché siccome ri-splendette per le virtù, così fu oscurato da' vizii. Di costui è celebratissima la battaglia presso Platea, quando l'armata di Mardonio, satrapo regio, medo di nazione, penero del re, plucchè ogni altro Persiano pien di valore e di senno (la qual armata era di 200,000 fanti scelti ad uno ad uno, e 20,000 cavalli), fu sotto la costui condotta da piccol numero fatta fuggire di Grecia, rimastovi nel fatto il medesimo generale. Della qual vittoria insuperbitosi, comincia a seminare gran turbolenze e ad aspirare a cose più alte. Ma primieramente fu ripreso allorché avendo della preda posto in Delfo un tripode per voto, coll'iscrizione che conteneva questi sensi: « Essere sotto « la sua condotta stati disfatti i barbari a. Platea, e in se-« gno di quella vittoria aver egli fatto quel dono ad Apol-« line, » gli Spartani raserò questi versi, né altro vi «cri»