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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IV. PAUSANIA. 19
   poter pure dall'imminente pericolo liberarsi a forza di denaro e di potenza, se ne tornò a casa. Appena giuntovi, fu messo dagli efori nelle pubbliche carceri. Imperciocché per le loro leggi è permesso a qualunque degli efori così usare verso il re. Tuttavia se ne sbrigò : ma non si diminuì però punto il sospetto che di lui avevano: ma durava l'opinione ch'egli avesse intelligenza col re. V'ha una certa sorta di uomini che chiamansi Iloti, una gran moltitudine dei quali attende a coltivar i campi degli Spartani, e fa gli uffizii di servi. Si credeva parimente che sollecitasse costoro colla speranza della libertà. Ma perchè di questi delitti mancavano le prove certe affine di poterlo convincere, stimavano che d'un uomo tale e si illustre, non si dovesse decidere sopra soli sospetti; ma piuttosto aspettar tempo, che la cosa per sè stessa venisse in chiaro.
   IV. Intanto un certo Argilio giovanetto, incaricato da Pausania di recar una lettera ad Artabazo, venutogli sospetto che in essa fosse alcuna cosa toccante la sua persona, massimamente che niuno di quei che per tal affare erano stati spediti, se n'era mai ritornato, sciolse i legami della lettera, e toltone il sigillo vi lesse che portandola sarebbe stato ucciso. Erano in quella lettera le cose spettanti alle convenzioni fatte tra il re e Pausania. Consegnò dunque questa lettera agli efori. Non è qui da trapassarsi sotto silenzio la circospezione degli Spartani. Imperciocché* neppure la denunzia di costui bastò a indurli a catturar Pausania, né pensarono di dover usare la forza prima ch'eg'li medesimo da sè non si fosse scoperto. Pertanto imposero a questo delatore quel che volevano che eg'ii facesse. In Tenaro vi è un tempio di Nettuno che i Greci stimano somma indegnità violare. In quello si rifuggì il delatore, e si pose sull'altare, allato al quale avevano fatto un incavo sotto terra, dal quale se altri avesse parlato con Argilio, sì fosse potuto sentire : ivi discesero alcuni degli efori. Sentendo Pausania, che Argilio s'era ritirato nel tempio , tutto turbato colà si portò. E avendolo trovato in atto di supplicare il Dio, assiso sopra l'altare, gli domandò che cosa lo avesse volto a così inaspettato partito. Al quale manifestò Argilio quello che dalla lettera aveva ricavato. Vieppiù turbatosi a co-tal risposta Pausania, cominciò a pregarlo che lo tenesse segreto, e in ricompensa de'molti beneficii fattigli non lo tradisse : che se egli avesse prestato, un tal servigio, ed avesselo ajutato a liberarsi del grave imbarazzo in cui si trovava, ne avrebbe avuto gran g-uiderdone.
   V. Sentite queste cose, gli efori stimarono che fosse meglio il prenderlo in città. E però colà si portarono. Ma Pausania, poiché gli parve d'aver placato Argilio, riti-