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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   V. (TIMONE. 21
   ella avrebbe sposato Calila, qualora gli avesse mantenuta la promessa fatta.
   IL In tal maniera Cimone dal carcere liberato, in breve tempo salì in maggioranza. Imperciocché aveva bastevole eloquenza, somma liberalità, e grande perizia sì nella giurisprudenza, come nell'arte militare, essendo da fanciullo stato all'esercito col padre. Per queste cose, e potè regolare a suo senno la cittadinanza, ed ebbe grandissimo credito nelle armate. Primieramente, generale in vicinanza del fiume Strimone, mise in fuga una grossa armata de' Traci, stabilì la citta d'Anfipoli, e mandovvi una colonia di dieci mila Ateniesi. Altra volta prese e vinse presso a Micale un' armata navale di 200 legni di Cipriotti e Fenici, e nel giorno stesso ebbe egual fortuna per terra. Imperciocché, tosto che fu impadronito delle navi nemiche, mise a terra le sue truppe, e sbaragliò in. un solo incontro un poderoso corpo di que'barbari. Dalla qual vittoria avuto un gran bottino, nel ritornarsene in patria, di alcune isole, che per la durezza del governo s'erano ribellate, rassicurò quelle, che trovò ben disposte; e le mal affezionate ridusse colla forza a divozione. Evacuò Sciro in quel tempo tenuta dai Dolopi, perchè s'era portata con alquanto di contumacia; scaccionne gli antichi abitatori dalla città e dall'isola, e ripartì i terreni a' cittadini. Sconfisse al suo arrivo i Tasi, che molto nella loro opulenza confidavano. Della costoro preda se ne ornò la cittaainanza d'Atene dalla parte che guarda a mezzodì.
   III. Per le quali cose essendo nella città sopra d' ogni altro in fiore, cadde nella medesima malevolenza che il padre suo, e gli altri più distinti Ateniesi. Imperciocché co' voti de' vasi di coccio, che essi chiamano ostracismo, fu condannato all'esilio di dieci anni. Del qual fatto gli Ateniesi prima di lui ebbero a pentirsi. Imperciocché con animo forte avendo egli ceduto alla persecuzione degl'ingrati cittadini, la guerra che in tanto mossero gli Spartani agli Ateniesi, destò in questi il desiderio del noto valore di lui, onde cinque anni dopo il suo bando, fu in patria richiamato. Egli per l'ospitalità che godeva presso gli Spartani, stimando opportuno che essi e i suoi citta dini fossero tra di loro d accordo piuttosto che venire alle armi, spontaneamente port.ossi a Sparta e rappacificò quelle due citta potentissime. Non molto di poi mandato comandante a Cipro con 200 navi, dopo di aver la maggior parte di quell'isola soggiogata, cólto da malattia, nella città di Cizio morì.
   IV. Fu questi dagli Ateniesi non pur in guerra ma in pace ancora lungamente desiderato. Imperciocché la sua liberalità era sì grande, che avendo in molti luoghi poderi e giardini, non vi pose mai guardiani a difesa de'