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dovergli più agevolmente venir fatto di corrompere gli Africani. Con questa speranza portatosi in Africa, restò da' sacerdoti di Giove molto ingannato. Imperciocché non pure non si lasciarono corrompere , ma di più spedirono legati a Sparta, i quali accusassero Lisandro d'aver tentato di corrompere i sacerdoti del loro tempio. Accusato di questo delitto, e poi per sentenza de'giudici assolto, mandato in soccorso agli Orcomeni, fu ucciso da' Tebani in vicinanza di Aliarto. Quanto fosse stata giusta la Bua condannagione, lo fece vedere un'orazione trovatasi, morto che fu, in casa sua; nella quale esorta gli Spartani ad abrogare la podestà regia, ed eleggere lui solo generale delle armate, ma in tal guisa scritta, che paresse accordarsi colla volontà degli Dei, la quale egli non dubitava di poter con danaro ottenere. SI dice che gliela componesse Cleone di Alicarnasso.
IV. E qui non è da tacersi il fatto di Farnabazo, satrapo regio. Imperciocché Lisandro nella guerra, in cui fu ammiraglio, avendo molte cose fatte con crudeltà ed avarizia, e sospettando che queste cose fossero state riferite a' suoi cittadini, pregò Farnabazo, che gli facesse testimonianza presso gli efori, con quanta integrità avesse amministrata la guerra, e trattati 1 confederati, e intorno a ciò scrivesse accuratamente, poiché di grande autorità sarebbe stata in tal affare la sua asserzione. Gli fece quegli promesse larghissime : scrisse una grave e molto lunga lettera, in cui lodavalo a cielo. La quale dopo che Lisandro ebbe letta, ed approvata, nell'atto di sigillarla, Farnabazo ve ne sostituì un'altra sigillata, di ugual mole, sicché pareva la medesima, e in questa molto esattamente accusava la di lui avarizia e perfidia. Quindi Lisandro ritornato in patria, e avendo delle cose da sé operate innanzi al supremo magistrato ragionato a suo piacere, presentò in luogo di attestato il libro datogli da Farnabazo. Posciachè gli efori, tratto in disparte Lisandro, lo ebber letto, lo diedero a leggere a lui medesimo. In tal guisa fu egli stesso senz'avvedersene il suo accusatore.