34 VITE DKGI,I ECCELLENTI COMANDANTI
clemenza i prigionieri. In tal guisa carichi di preda, arricchito l'esercito, ridotte a termine grandissime imprese, se ne tornarono in Atene.
V. Tutta quanta la città essendosi portata Ano al Pireo ad incontrarli, tanta era l'ansietà ai ognuno di vedere Alcibiade, che il popolo correva in folla alla trireme di lui, come se egli solo fosse arrivato. Imperciocché tutti erano in questa credenza, che le avverse cose trapassate, e le prospere presenti fossero per opera di lui avvenute, e perciò e della perdita della Sicilia, e delle vittorie degli Spartani davano colpa a sé medesimi, che sì fatto uomo cacciato avevano dalla città. Né pareva che senza fondamento così essi pensassero. Imperciocché dal di ch'egli aveva preso il comando dell'armata, nè per terra, né per mare avevano i nemici mai più potuto agguagliarli. Tosto che mise piede fuor del naviglio, come che avuto avessero ristesso governo Teramane e Trasibulo, e insieme con lui venuti fossero nel Pireo, pure a lui solo facean tutti corteggio; e (ciò che per ['addietro non s'era mai fatto se non se a' vincitori olimpici) era da ogni parte regalato di corone d'oro e di bronzo. Colle lagrime agli occhi riceveva egli, da' cittadini suoi, cotal dimostrazione d'affetto, agli affanni ripensando del tempo passato. Entrato in città, chiamato il popolo a parlamento, tal fu il suo ragionare, che niuno vi ebbe di si duro cuore, che al caso di lui non piangesse, e non si dichiarasse di coloro nemico, per cui opera Alcibiade era stato sbandito: come se tutt'altro popolo, e non quello che allora piangeva, condannato lo avesse di sacrilegio. Adunque per pubblico consentimento gli furono restituiti i suoi beni, e quei medesimi sacerdoti eumolpidi, che maledetto l'a-veano, furono astretti a ribenedirlo, e quelle lapide nelle quali la maledizione era stata scritta, gettate in mare.
VI. Questa contentezza di Alcibiade non fu di lunga durata Imperciocché essendo a lui conferiti tutti gli onori, e a lui affidata tutta la repubblica, e in pace e in guerra, in modo che ogni affare per arbitrio di lui solo si maneggiasse, ed essendogli stati dati per colleghi Trasibulo ed Adimanto, com'egli stesso avea richiesto, portatosi con la flotta nell'Asia, perchè vicino a Cime non ebbe così prospero successo, com'era il desiderio, ricadde nella malevolenza dei suoi, poiché portavano parere, nulla esservi che egli non fosse capace di condurre a buon termine; e per conseguenza a colpa sua attribuirono qualunque cosa fosse men che prosperamente riuscita, spargendo voce essersi egli portato, o trascuratamente , o maliziosamente. E cosi appunto segui; imperciocché lo accusavano, che corrotto dal re, non avesse voluto prender Cime. Così a costui spezialmente nocque, come ere-