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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   VII. ALCIBIADE. 29
   diamo, la troppa alta opinione dell'ingegno e del valore. Imperciocché pari all'amor che gli portavano, era il timore che fatto ardito dalla prospera fortuna, e dalla sua gran potenza non ambisse la tirannia. Per le quali cose accadde, che in assenza gli tolsero il governo, ed un altro elessero in sua vece. Ciò egli sapendo non volle ritornare a casa, e portossi in Pattic, ove fortificò tre castelli, Borno, Bisante e Neontico, e raccolta una truppa, primo tra i Greci, entrò da privato nella Tracia; più gloriosa cosa riputando l'arricchire colle prede de'barbari che de' Greci. Questo gli acquistò una maggior fama, e maggiori facoltà, e grande amicizia con alcuni re della Tracia.
   VII. Ma non pertanto potè egli perdere l'amore verso la patria. Imperciocché avendo Filocle, pretore degli A-teniesi, disposta la sua armata navale in vicinanza del fiume Ege,e non essendone molto lungi Lisandro, pretore degli Spartani, il qual badava a tirar in lungo la guerra più che poteva, atteso che veniva loro dal re somministrato danaro, e gli Ateniesi per lo contrario consunti, nuli'altro più aveano che l'armi e le navi: Alcibiade venne all' esercito degli Ateniesi, ed ivi in faccia di tutti prese a trattare, che se volessero, egli avrebbe costretto Lisandro o a venire a un fatto o a chieder pace. Che gli Spartani non amavano di dar battaglia navale, perciocché più forti erano in terra che in mare: ma che a lui sarebbe stato facile l'indurre Seute re de' Traci, a respingerli in t rra, il che fatto, sarebbero stati necessitati o a combattere per mare, o a venire a un accordo. Quantunque Filocle ciò conoscesse esser vero, nulladi-meno non volle acconsentirvi, perchè ben vedeva che accettato Alcibiade, egli non sarebbe più stato in veruna considerazione presso l'esercito; e se le cose fossero andate bene, niuna parte avrebbe egli avuto nella gloria. Dna se fosse accaduto il contrario, a lui solo se ne sarebb» data la colpa. « Giacché dunque ti opponi, disse Alcibiade « da lui partendo, alla vittoria della patria, io ti avverto > di tenere il campo navale appresso ai nemici. Imper-< ciocché v'è pericolo, che per la sregolatezza de' soldati • nostri si dia a Lisandro occasione di opprimere il sud-» detto esercito. » Nè in questo andò egli insrannato. Imperciocché Lisandro avendo per esploratori saputo, che la moltitudine degli Ateniesi era uscita in terra a far preda, ed aveva lasciate le navi presso che vuote; non si lasciò fuggir di mano sì buona occasione, e in una gola incursione distrutti i nimici, finì la guerra.
   VIII. Ma Alcibiade avvisando, che dopo la perdita degli Ateniesi il fermarsi in que' luoghi stessi non era per lui abbastanza sicuro, si riparò ben addentro nella Tra-