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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   30 VITE DROI.I «CCBLI.fchh COMANDANTI
   eia sopra la Propontide, sperando di poter ivi facilissimamente vivere occulto, ma s' ingannò. Imperciocché i Traci, tosto che seppero lui esser venuto con gran danaro, gli tesero insidie: gli tolsero ciò che seco aveva recato, ma lui non poteron prendere. Egli vergendo che in Grecia non v'era luogo sicuro per lui. attesa la potenza degli Spartani, passò in Asia a Farnabazo. il quale si legò talmente colle sue maniere, che niuno gli era di lui più amico: imperciocché gli avea dato Grunio, castello in Frigia, che gli 'dava cinquanta talenti d'entrata. Questa fortuna non bastò a contentar Alcibiade, come colui che patir non poteva che Atene agli Spartani vincitori servisse. Pertanto ogni suo pensiero era volto a liberar la patria; ma vedeva ciò senza il re di Persia non potersi fare; onde avrebbe voluto renderselo amico; e ciò credeva agevolmente potergli venir fatto, quando modo avesse avuto di poterglisi presentare. Imperciocché egli sapeva che Ciro di lui fratello nascostamente, aiutandolo gli Spartani, si apparecchiava a fargli guerra, la qual cosa se gli avesse manifestata, vedeva che gli sarebbe entrato molto in grazia.
   IX. Queste cose macchinando, e pregando Farnabazo che al re il mandasse, nel tempo stesso Crizia, e gli altri tiranni degli Ateniesi, mandarono uomini fidati nell'Asia a Lisandro per avvertirlo, che se non avesse di vita tolto Alcibiade, nulla di quanto aveva egli in Atene ordinato, sarebbe stabile rimasto. E perciò se voleva che le cose da lui fatte durassero, cercasse d'averlo Di tali cose commosso lo Spartano risolvette di doversela intendere più seriamente con Farnabazo. Gli fa dunque sapere che 1 negozii, che aveva il re degli Spartani, sarebbero andati vani, se egli non gli avesse dato in mano Alcibiade o vivo o morto. Non volle soffrir questo il satrapo del re, ed amò meglio violar la clemenza, che lasciar il re in pericolo di scemar di potenza. Laonde mandò Sisami-tre e Bagoa ad ammazzare Alcibiade nel tempo che era in Frigia, e si disponeva a portarsi dal re. Gii emissarii danno secreta incombenza a que' del vicinato, ov'era allora Alcibiade, che lo debbano uccidere. I quali, non osando di assalirlo colle armi, di notte tempo cinsero di legna il tugurio, entro cui dormiva, e vi dieder fuoco , per così finire d'incendio colui, che coli' armi in mano diffidavano di poter superare. Ma egli destato allo strepito della fiamma, essendogli stata involata la spada,
   fìrese uno stile da portar sotto braccio, d'un suo fnmi-iare. Imperciocché era con lui certo ospite d' Arcadia, che mai non aveva voluto abbandonarlo. A costui ordina di tenergli dietro, e dà di piglio a que' vestimenti che là si ritrovano, frettati questi sul foco. ne trapassa la