34 VITE DKGI,I ECCELLENTI COMANDANTI
alienarsi gli ottimati. Il pensiero delie quali cose lo abbatteva; non avvezzo ad aver mala fama, gì'inquietava l'animo, che sinistra opinione avesser di lui que' medesimi che lo avevano poc'anzi lodato altamente. La moltitudine poi veggendo gli animi de' soldati contr'esso inaspriti, parlava assai liberamente, e andava dicendo non doversi tollerare un tiranno.
Vili. Queste cose egli conoscendo, nè sapendo come acquietarle, e temendo del fine che potessero avere, un certo Callicrate cittadino ateniese, ch'era con esso lui dal Peloponneso venuto in Sicilia, uomo astuto e sottile nelle frodi, senza veruna religione nè fede, va a trovare 9ione, e gli dice, essere lui in gran pericolo, atteso il disgusto del popolo e l'odio dei soldati : il quale non poteva in conto alcuno scansare, se non avesse appoggiato l'affare ad alcuno de' suoi, il quale fingesse d'essergli nemico. Il quale se si fosse trovato abile, facilmente avrebbe conosciuti gli animi di tutti, e così toltigli di mezzo gli avversarii. perciocché i nemici di lui avrebbero aperti i sensi loro ad uno. che non era dalla sua. Approvato ud tale consiglio, s'addossa questo carico Callicrate stesso, e si fa arme dell'inavvedutezza di Dione. Raduna compagni per farlo uccidere, parla cogli avversari di lui, corrobora la congiura. Saputasi la cosa, perchè si trattava tra molti, fu riferita ad Aristomache sorella di Dione, ed alla moglie di lui, Arete. Sorprese dalla paura, si portano quéste da lui, del cui pericolo temevano. Ma egli assicura loro che Callicrate non gli trama contro, ma che ciò che per mezzo di esso si operava, si faceva di suo ordine. Le donne ciò nulla ostante traggono Callicrate nel tempio di Proserpina, e l'obbligano a giurare, che Dione non abbia a temer nulla di lui. Quegli per un tal atto di religione non pure non fu rimosso dall'iritrapresa, ma sospinto ad affrettarla, temendo che il suo disegno non fosse prima scoperto, ch'egli l'avesse eseguito.
IX. Con questa intenzione, nel primo giorno festivo, standosi Dione in casa lontano dal concorso, e dormendo In un gabinetto posto all'alto, affidò ai suoi congiunti i luoghi più forti della città, circondò di guardie la casa di. Dione : deputò alle porte gente fidata, con ordine di non partirne. Arma una trireme, e la consegna a Filo-crate suo fratello, ordinandogli di farla aggirare nel porto come se volesse esercitare i remiganti: avvisando, che se mai la fortuna non l'avesse secondato, avrebbe così avuto modo di salvarsi colla fuga. Quindi tra il numero de' suoi sceglie certi giovani dello Zante, di gran coraggio, e robustissimi, e loro da l'incarico di portarsi da Òione così disarmati, come se v'andassero per visitarlo