34 VITE DKGI,I ECCELLENTI COMANDANTI
trovò in molte guerre, fu sovente generale delle armate : mai niuna impresa gli andò male per sua colpa, fu sempre superiore per via dell'ingegno; e tanto per questo gli valse, che ii molte cose è a lui debitrice l'arte militare, parte da lui inventate e parte migliorate. Imperciocché egli fu che cangiò le armi della fanteria. Prima eh' egli fosse generale, usavano grandissimi scudi, ed aste corte e piccole spade: laddove egli sostituì la pelta (onde poi i fanti si chiamarono peltasti) alla parma, acciocché ai movimenti, ed agli incontri fossero più leggeri; raddoppiò la misura dell'asta; fece le spade più lunghe. Mutò parimenti la foggia delle corazze, e in vece di quelle di ferro e di bronzo, le diede di lino: con che rendè i soldati più spediti. Perciocché sminuito il peso, trovò ciò che difendesse egualmente il corpo e fosse leggiero.
II. Fece la guerra co' Traci ; rimise nel regno Sente confederato degli Ateniesi. Presso a Corinto governò l'esercito con tanto rigore, che non vi furono mai truppe nè meglio esercitate, nè più ubbidienti al condottiere, e fece loro prender quest' abito, che dato appena dal generale il segno della battaglia, senza opera di capitano si presentassero in si buon ordine come se da un peritissimo comandante fosse stato regolato ciascuno. Con questo esercito prese egli in mezzo la Mora degli Spartani, il qual fatto si rendette celebre per tutta la Grecia. Nella medesima guerra mise per ben due volte in fuga tutte le loro truppe, il che fu per lui molto glorioso. Allorché Artaserse volle muover guerra al re d'Egitto, chiese agli Ateniesi Iflcrate, per metterlo alla testa delle truppe forestiere, che formavano un corpo di 12,000 uomini. 11 quale egli ammaestrò così bene in tutta la militar disciplina, che siccome già i soldati Fabiani presso i Romani, così gli lucratesi presso i Greci furono in grande riputazione. Egli pure portatosi in ajuto degli Spartani, arrestò l'impeto di Epaminonda. Imperciocché se non avesse affrettato il suo arrivo, i Tebani non avrebbero prima abbandonata Sparta, che l'avesser presa e messa a fuoco.
III. Fu grande d'animo e di persona, e di un aspetto veramente da generale, di modo che metteva di sè, pure al mirarlo, maraviglia in ciascuno : ma nella fatica fu troppo pigro, e troppo paziente, per quel che ne lasciò scritto Teopompo. Fu buon cittadino e di gran fede, il che e in varii fatti manifestò e spezialmente nella difesa che prese de' figliuoli di Aminta macedone. Imperciocché Euridice madre di Perdicca e di Filippo, morto Aminta, ni riparò ad Ificrate con questi due figliuoli, e trovò nelle forze di lui bastevole protezione. Visse fino alla vecchiezza, placati verso di sé gli animi de' suoi cittadini. Gli toccò una volta difendersi in causa capitale insieme, con Ti-