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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   34 VITE DKGI,I ECCELLENTI COMANDANTI
   esser da ogni parte stretti dalla guerra. Si era ribellata Samo. L'Ellesponto era mancato di fede. Filippo il Macedone, già fin d allora potente, molte cose macchinava; al quale avendo gli Ateniesi posto incontro Carete, non isti-mavan d'aver in lui una bastevole difesa. Creano pretore Menesteo, figliuolo di Ificrate, e genero di Timoteo, e il Senato determina, che si porti alia guerra. Gli si danno due consiglieri per sapere e per pratica eccellenti; cioè il padre ed il suocero, acciocché si prevalesse dei loro suggerimenti; conciossiachè fosser eglino di tanta autorità, che s'avea grande speranza potersi per loro mezzo le perdute cose ricuperare. Essendosi costoro portati a Samo, e Carete, saputa la loro venuta, ivi pure marciando con le sue truppe, perchè non paresse che cosa alcuna si fosse operata lui assente: avvenne che sull'avvicinarsi all'jsola, levossi una grande burrasca; la quale, i due vecchi generali giudicando proprio di scansare, soprattennero la loro flotta. Ma egli dalla sua temerità portato, non volle piegarsi all'autorita de' più anziani, e come se la fortuna nella sua nave fosse, al disegnato luogo pervenne, e mandò a dire a Timoteo, e ad Ificrate, che colà il seguissero. Quindi essendogli andata male, fatta perdita di più navi, si dovette ricoverare nel luogo stesso, ond'erasi partito. Scrisse poi formalmente ad Atene, che agevole cosa gli sarebbe stata pigliar Samo, se Timoteo ed Ificrate non l'avessero abbandonato. Per questa cosa venendo essi incolpati, il popolo impetuoso, sospettoso, incostante, litigioso, e di più, invidioso della potenza, li richiama in patria; sono accusati di tradimento. In questo giudizio vien condannato Timoteo, e la sua condanna è tassata cento talenti. Egli, costretto dall'odio dell'ingrata città, si ritira a Calcide.
   IV. Dopo la costui morte, pentendosi il popolo di averlo cosi sentenziato, detrasse nove parti della multa, e comandò che il figlio di lui, Conone, sborsasse solo dieci talenti, i quali servissero a rifare una certa parte delle mura. Nel che si notò la mutabilità della fortuna; poiché quelle mura stesse, le quali Conone 1' avo aveva ristabi lite con le prede tolte ai nemici della patria, fu costretto a rifarle del proprio con somma, ignominia e della famiglia, Conone il nipote. Ma della moderata e saggia vita di Timoteo, comechè moltissime prove possiamo addurre, pure ci contenteremo di una sola, dalla quale si potrà agevolmente conghietturare quanto sia esso stato caro a' suoi. Essendo egli da giovinetto chiamato in giudizio, non solamente accorsero a difenderlo amici, ed ospiti privati, ma per fin Giasone, tiranno di Tessaglia, che era In quel tempo i.1 più potente di tutti. Comechè costui n