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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Francesco De Pinedo
   -e
   tizie che venivano dal nostro addetto aeronautico a Londra non erano incoraggianti. Anzi, in una lettera diretta al Ministero di Aeronautica, egli si esprimeva con queste testuali parole:
   « ...i suddetti piloti — (parla di due piloti recentemente tor-« nati dall'India) — mi hanno detto che, a loro avviso, « è una « pazzia » tentare il volo attraverso l'India con un idrovolante. I « fiumi sono asciutti in inverno e spaventosamente gonfi in prima-« vera, di modo che solo in pochissimi punti vi si potrebbe ani» « marare con una certa sicurezza. In marzo e aprile si sgelano le « nevi sulle montagne del Nord, ed i fiumi diventano gonfi e ve-« locissimi. Non solo; ma là dove è magari possibile l'ammarare, « non è assolutamente possibile trovare rifornimenti... ».
   Non potei così avere, prima di partire, notizie sufficienti circa i punti di ammaraggio nei fiumi all'interno dell'India; epperò ad ogni buon fine inviai i rifornimenti anche a Bombay e a Coca-nada, per poter saltare attraverso il Decan. Questa rotta si presentava ben più difficile, poiché bisognava volare per circa 1200 km* su terra; ma mi sentivo spinto a tentarla? appunto dalla mancanza di informazioni circa la possibilità di ammarare nel Gange, nel Jumma e nell'Indo.
   Numerose difficoltà furono affacciate dal Governo giapponese per il sorvolo sull'Isola di Formosa, sulle isole Riu Kiu e sul Giappone. Avvenne così che la definitiva rotta consentitami fu da me conosciuta soltanto pochi giorni prima di lasciare le Filippine.
   Per buona sorte, essendomi noto che analoghe difficoltà erano state incontrate da altri aviatori, in precedenti voli sul Giappone, avevo mandato i rifornimenti^ in varie località di quelle isole, in modo che, all'occasione, mi u possibile cambiar rotta, anche con breve preavviso.
   Scelsi per il viaggio l'idrovolante tipo Savoia (S. 16 ter), della ditta S.I.A.I., che per la sua solidità di costruzione, mi dava maggiore affidamento. Tale apparecchio è usato dalle nostre squadriglie militari con motore Fiat 300 HP; ma a me occorreva una potenza maggiore, per attenere una maggiore autonomia, e per ¦ avere la possibilità di portare à bordo le parti di ricambio del me tore e quanto occorresse per eventuali riparazioni. Non esistendo; .