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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   20-
   Francesco De Pinedo
   quelle parole incoraggianti, dopo i sorrisetti di incredulità che avevo trovato altrove.
   Il 5 aprile andai a vedere l'Esposizione dei Missionari per avere un'idea sommaria dei paesi che avrei dovuto attraversare. Passai dalla Porta Santa, ed uscendone tagliai mentalmente tutti i piccoli fili che mi avevano legato sino allora al passato; e mi sentii come più leggero, purificato nello spirito, rafforzato nei propositi. Così lasciai Roma.
   La ditta costruttrice dell'apparecchio trovasi a Sesto Calende, in un punto dove il Lago Maggiore, restringendosi, forma il fiume Ticino. Non credetti opportuno stabilirmi a Sesto Calende, poiché vi era troppo movimento di aviatori e di giornalisti, ed io avevo bisogno di lavorare con tranquillità.
   Mi ritirai perciò a pochi chilometri di distanza, ad Arona, sul Lago Maggiore, nella calma più assoluta.
   Non detti il mio recapito a nessuno, per sottrarmi alla curiosità dei giornalisti ed evitare interviste; feci anzi sparger la voce che sarei partito alla fine di maggio: poiché, per un uomo che si trova alle prese con un apparecchio da preparare per un lungo viaggio e che si accinge ad esperienze, che non sempre possono dare buoni risultati (ed appunto perciò si fanno), la presenza di estranei e di critici non è la più adatta a conservare la piena serenità necessaria. Lo stesso succede ai pittori che non amano vedersi gente attorno, quando lavorano ai loro quadri.
   Effettivamente le prove dell'apparecchio furono lunghe e laboriose, perchè era mio proposito di raggiungere una velocità economica abbastanza elevata, che sulle prime non ottenni. D'altra parte dovevo affrettare esperimenti e collaudi, stretto com'ero dalla tirannia del tempo, perchè volevo partire al più presto, per evitare, come ho già detto, la cattiva stagione lungo le coste della Birmania.
   Feci adattare all'apparecchio una sistemazione velica che aveva, su mie indicazioni, studiato ed esperimentato nel Golfo di Taranto il Comandante Maddalena, un ottimo pilota ed ottimo marinaio.
   Tale sistemazione doveva aiutarmi, in caso di discesa in mare aperto per avaria al motore, a raggiungere la costa più vicina navigando alla vela, poiché una delle caratteristiche del mio volo do-