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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IIn volo di 55.000 chilometri
   21
   veva essere quella di far fronte, con i mezzi di bordo, a qualsiasi disavventura. Perciò, oltre i rifornimenti di benzina ed olio, non avevo al mio appoggio, in nessun punto dei 55.000 chilometri del percorso, nè un uomo nè il più piccolo schifo.
   Quando uscii per provare la vela sul Lago Maggiore, mi accorsi di qualche risatina di incredulità da parte degli spettatori. Volò anche qualche frizzo. Ma quando videro che il nuovo improvvisato veliero faceva senza difficoltà i suoi viramenti di bordo e riusciva perfino a stringere il vento, nessuno rise più.
   Intanto, dopo numerose prove in volo e qualche ritocco alle eliche, riuscii ad ottenere i dati che desideravo, coadiuvato dà un tecnico della « Lorraine » e dall'ingegner Marchetti della S.I.A.I., al quale si deve la pratica e robusta costruzione, che permise all'apparecchio di tenere il mare e l'aria per tanto tempo.
   Installai a bordo un distillatore per trarre acqua potabile da quella marina. Imbarcai viveri di riserva, qualche medicinale, numerose parti di ricambio del motore, ed attrezzi da lavoro, in modo da poter eseguire qualsiasi riparazione allo scafo ed al motore. Come armi, portai lina pistola Mauser, per le segnalazioni una pistola Very; e non dimenticai neppure una lenza ed un assortimento di ami per pescare, nel caso deprecato che un'avaria ci costringesse a rimanere qualche settimana in mare.
   Al Comandante Del Prete ed al Tenente Monti della R. Aeronautica, che mi coadiuvarono molto nei preparativi e nelle non brevi nè semplici pratiche per la spedizione in varii punti del percorso dei materiali di ricambio, sono lieto di ripetere qui i miei ringraziamenti.
   Il 19 aprile feci battezzare l'apparecchio col nome di « Genna-riello », perchè San Gennaro è il protettore dei naviganti o, per lo meno, come tale è venerato dai pescatori partenopei.
   Ed invero non ebbi mai a lagnarmi di Lui.
   Feci anche scrivere sull'apparecchio la battuta: « jammo, jammo 'ncoppa, animo ja'... », che trassi dalla famosa canzonetta napoletana : « Funicoli, funieolà », che aveva già fatto il giro del mondo, con buona fortuna.