Stai consultando: 'Un volo di 55.000 chilometri ', Francesco De Pinedo

   

Pagina (19/300)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (19/300)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   II
   LE PRIME TAPPE
   La prima navigazione non fu molto felice, anche a causa delle condizioni atmosferiche. Nei pressi di Ancona ci trovavamo ad una quota di circa 500 metri, quando improvvise raffiche ci investirono. Esse furono cosi forti che il motore mancò qualche colpo per insufficienza d'aria alle prese dei carburatori. Subito dopo mi accorsi che le matite, schierate sul portacarte accanto a me, erano scorna parse, e temetti per un istante che fossero andate a 'finire sull'elica. Le trovai poi in fondo allo scafo, dov'erano cadute, saltando via dalle guaine, per la scossa ricevuta dall'apparecchio.
   A Varano fui costretto ad ammarare, perchè si ruppero i raccordi dèi tubi dell'olio, di cui erano rimasti solo sette chilogrammi nel serbatoio.
   Il motorista rifece i raccordi, rinforzandoli. Sul posto non vi era olio Castrol; mandammo allora a prendere da un farmacista 10 chili di olio di ricino. Ma il buon uomo credette che servisse a scopo ben diverso, ed espresse quindi la sua alta meraviglia per la non comune quantità richiesta. I farmacisti di tutto il mondo in seguito mi furono di provvidenziale aiuto in varie occasioni, appunto per il rifornimento di olio di ricino.
   Nello stesso giorno, ultimate le riparazioni, ripartii, mentre imbruniva. Quando fui presso Bari, il sole era tramontato e si vedevano già accesi i lumi in città. Poco dopo, proseguendo, fui investito da un forte temporale da SW, che vieppiù indebolì