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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Un volo di 55.000 chilometri
   ' 227
   Bturbi; a me invece occorreva soltanto che nessuno si occupasse di me.
   Invero, non ostante la distanza di Tachim da Bangkok sia di soli 40 chilometri, occorrono ben due ore per comunicare fra le due località, poiché non esistono strade e l'unico mezzo di comunicazione è quel trenino su cui ci eravamo imbarcati.
   Il Ministro d'Italia, comm. Amadori, mi offerse amabilmente ospitalità nella sua bella residenza.
   Data l'ubicazione poco comoda di Tachim, che aumentava il tempo necessario per qualsiasi operazione, occorreva fermarsi un giorno per i rifornimenti e per una verifica al motore. E mi fermai di buon grado, anche per cedere alle cortesi insistenze della Colonia Italiana. In quel giorno di sosta ci recammo a visitare i templi di Bangkok. Essi sono di una strana, caratteristica architettura, tutta a cuspidi e guglie, merlettate a rilievi e mosaici. Alle loro porte e lungo le loro mura sono schierati orribili e grotteschi mostri, così fatti per incutere timore ai fedeli. Secondo i principi religiosi'dei Siamesi la divinità è tremenda con tutti gli uomini; per placarla bisogna pregare e farle dei sacrifizi. Vedemmo in un tempio il famoso Budda di smeraldo, che aveva l'altezza di circa mezzo metro. A dire il vero, questo Budda non mi entusiasmò molto, tanto più che anche guardato con un binoccolo (era sopra un altare e molto in alto, fuori... portata di mano) sembrava più di malachite che di smeraldo.
   Visitai le autorità siamesi, fra cui il Capo di Stato maggiore, parente stretto del Re, quello che aveva avuto la felice idea dì farmi ammarare a Tachim. Tutti possedevano ville molto belle, in magnifici parchi e giardini; poiché il Sovrano, per abitudine, regalava ville o palazzi ai dignitari di corte suoi beniamini. Vidi un palazzo ancora in costruzione, in stile veneziano, ricco di marmi colorati assai rari, che il Re faceva innalzare per un suo favorito. Si calcolava che sarebbe costato una diecina di milioni di lire italiane. Date queste prodighe abitudini, pare che la Real Casa sia carica di debiti, non ostante la pingue lista civile.
   Andammo anche a vedere i famosi elefanti bianchi usati per 1 cortei reali. Di bianco però essi non avevano che una specie di