240
Francesco De Pinp.do
spazio lasciato libero da due che a malapena si spostavano, sùbito si pigiavano quattro o cinque giunte allora- da terra. Fui però costretto e mettere in moto, così come eravamo, e sfiorando ora Ufi battello ora un altro e manovrando alla meglio, potei finalmente farmi largo e partire.
Feci una corsa a bassa quota lungo la storica riva millenaria e vidi tutto il popolo immobile, con gli occhi rivolti in alto, contemplare estatico la civiltà che passava sul cielo.
Il cielo era sereno; il viàggio procedeva calmo.
Mi tenevo ad una quota di circa 1000 metri. Il corso del fiume continuava assai tortuoso. All'altezza di Allahabad lasciai il Gange e presi a seguire il suo affluente Jumma, che mi doveva condurre a Delhi.
Alle 11 circa ero sopra Agra. Mi abbassai, librandomi in una larga spirale intorno al Taji-Mahal, il maestoso monumento indiano innalzato dall'imperatore Shahjahan in onore della moglie defunta, circa tre secoli or sono.
La mole enorme, tutta di bianchissimi marmi, sorge sulla sponda destra del Jumma, risibile a diecine di chilometri in distanza. Un architetto italiano la ideò e la costrusse. Nulla potrebbe ridire l'impressione di pacata solennità che questa candida massa dimostra.
Sorvolando gli altri bellissimi monumenti di Agra, che sembrava mi dicessero dal basso: — Vieni a vederci: oggi o mai più! — sentivo quasi attirarmi giù ed ebbi la tentazione di scendere. Invece... proseguii.
Anche in questo giorno, verso le 11, notai lo stesso fenomeno del giorno precedente: per effetto del calore irradiato dalla terra, cominciarono in quell'ora dei violenti a remous »; ma questa volta, aspettandomeli, avevo aumentato di quota e seguitai poi a tirarmi più in su, cosicché feci un viaggio abbastanza tranquillo fino a Delhi.
Alle. 12 ero in vista di Delhi. Feci un giro sulla città e planai nel fiume al posto segnalatomi, molto stretto e ricco di bassifondi» Sulla riva erano pochi curiosi. Fui ricevuto da un ufficiale inglese, mandato cortesemente dal Comando dell'Aeronau»