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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Francesco De Pinp.do
   ficie. La mia mente si astraeva come se io non appartenessi alla terra; guardavo questa e la luna e i corpi celesti come in un lontano scenario.
   Il sole ed i suoi pianeti si spostavano come un enorme convoglio nello spazio etereo a migliaia di chilometri di velocitą, ed io mi sentivo un atomo, con i miei miserabili 160 chilometri, in quella navicella di legno.
   Intanto si andava avanti lungo l'Indo, le cui acque appena si intravedevano nell'oscuritą crescente. Solo in direzione della luna esse risaltavano in un pallido riflesso d'argento.
   Il mio apparecchio non aveva nč accumulatori nč impianti di luce é,Éktrica per illuminare gli strumenti di bordo. Avevamo perņ una lampadina elettrica tascabile, che al bisogno ci dava quel filo di luce Necessaria. Avevo anche un prezioso mezzo di soccorso, un piccolo specchio a mano, quello Stesso che serviva a Campanelli per farsi la barba, e che serviva ora benissimo per dirigere i raggi della luna sui quadranti indicatori, in modo da poterne fare la lettura. Un'avaria alle pile della lampadina non mi avrebbe colto alla sprovvista!
   Alle 19 intravidi sulla sinistra i lumi di Hyderabad. Qui dovetti abbandonare l'Indo che proseguiva verso Sud, sboccando a levante di Karachi in un delta assai vasto, e diressi per Ovest-Sud-Ovest «opra una vasta pianura grigia di sabbia e di fango. La luna era cosģ alle mie spalle, e in queste condizioni la visibilitą era quasi nulla.
   Trovai molto comodo governare con le stelle, illuminando solo di quando in quando la bussola per controllare la direzione. Il motore ronzava con immutabile regolaritą, ed era ini piacere mirare le livide fiammate degli scarichi, che indicavano un funzionamento perfetto. Altrimenti, c'era da stare poco allegri, nella posizione in cui ci trovavamo!
   Intravidi ad un tratto, e potei seguire, una linea ferroviaria, che perņ perdetti subito di vista. Verso le 20 cominciai ad essere un po' preoccupato perchč non vedevo i lumi di Karachi, nč altra luce sulla terra. Finalmente vidi brillare, diritto di prua, miriadi di lumi scintillanti: Karachi! Eravamo esattamente in rotta!