Un volo di 55.000 chilometri
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In dieci minuti mi trovai sulla verticale della città, e feci i soliti larghi giri sul porto per studiare la situazione. L'ammaraggio non era facile, perchè vi era un vento abbastanza forte da ponente, che a rigor di termini mi doveva obbligare ad un ammaraggio in direzione levante-ponente con la luna alle spalle, ossia nelle peggiori condizioni di visibilità. Mi decisi quindi di ammarare con la lima di faccia e il vento in coda, in vicinanza di una barca che sparava dei fuochi Véry verdi, come io avevo richiesto.
Alle 20.30 toccai acqua regolarmente. Fermai il motore e a rimorchio della barca presi il mio solito postò di ormeggio. In quel giorno avevamo percorso 1700 chilometri circa. Era per allora il nostro record.
Nella barca erano venuti a salutarci il comandante dell'Aerodromo di Karachi, il capitano di porto e l'unico italiano di Karachi, rappresentante del Lloyd Triestino.
Nonostante l'ora avanzata, iniziammo senz'altro il rifornimento di benzina e di olio per essere pronti alla partenza l'indomani. Il lavoro terminò circa alle 23, e a mezzanotte cenammo all'albergo!
Da circa trenta ore non ci eravamo seduti ad una tavola da pranzo, e dal giorno precedente non avevamo preso che qualche uovo. Non mi sentivo gran che stanco, perchè ero ossessionato dal proposito di arrivare a Roma nella data stabilita, a dispetto dei contrattempi che la sorte mi aveva parato dinanzi.
A Karachi doveva arrivare un motorista della Càaa Lorraine con alcuni pezzi di rispetto. Questi era stato inviato, di propria iniziativa, dalla ditta, ed era partito da Parigi ai primi di ottóbre; io ero partito da Tokio il 17 ottobre, ed ero arrivato a Karachi prima di lui. Ma la differenza era di poche ore, poiché il piro- „ scafo sul quale egli viaggiava era atteso alle 11 di quella sera stessa, 31 ottobre.
Quella notte andammo a dormire all'una. Ci alzammo alle 3.30 per aprire, prima della partenza, la cassa dei pezzi di rispetto giunta da Parigi.
Le autorità del porto gentilmente concessero che il materiale potesse essere sbarcato dal piroscafo durante la notte e prima dell'ammissione alla libera pratica. Alle 2.30 di notte il motorista