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Francesco De Pinp.do
genti, che non avrei potuto distinguere; e d'altra parte non potevo conoscerli, perchè nel viaggio di andata il liume era quasi in piena e il livello delle acque molto più alto.
Dal motoscafo che venne ad assistermi mi feci rimorchiare sul greto del fiume, come la volta precedente, per poter eseguire il rifornimento con maggior speditezza. Appena arrivato presso terra, mi venne incontro un battello, dove vidi un signore con una grande barba nera fluente, che io credetti che fosse un missionario. Era invece il nuovo Console Italiano di recente nomina. Ottenemmo dagli Inglesi che fossimo aiutati a fare il rifornimento nonostante l'ora tarda, ed essi compiacentemente ci assistettero, illuminando l'apparecchio per mezzo di un proiettore. Così si potè anche preparare il motore per la partenza dell'indomani. Il lavoro terminò j^sile 9 di sera; allora ci recammo in città, dove questa volta pdjfcfmmo prendere allòggio in un albergo, che era stato costruito Binante la nostra assenza. Quanti progressi nello spazio di pochi mesi: un nuovo console e un nuovo albergo!
A Bagdad mi sentivo veramente come se fossi a casa mia, perchè oramai anche gli incidenti e le avarie non avrebbero compromesso il nostro arrivo o per lo meno non lo avrebbero ritardato che di pochi giorni; mentre in alcune zone della Persia o dell'India una piccola avaria avrebbe potuto ritardare il nostro viaggio di settimane e forse di mesi.
Il 4 novembre, alle ore 6, ero già a bordo dell'apparecchio. Imbarcai per precauzione ancora un po' di benzina, in modo da fare il carico quasi completo, perchè i bollettini meteorologici del campo inglese mi annunziavano vento contrario da Nord.
Avevo da fare 900 chilometri di strada, di cui gli ultimi 200 tra l'Eufrate e il Mediterraneo in piena terraferma, e non avrei voluto trovarmi a corto di combustibile proprio su quest'ultima.
Fu riguardato il motore più attentamente del solito, e fu sostituita qualche candela, poiché oramai era inutile economizzare le nostre riserve, e probabilmente non avremmo avuto più il tempo di rivedere il motore fino al nostro arrivo in Italia.
Il comandante del campo di aviazione di Bagdad venne cortesemente a salutarmi e si interessò molto alla mia manovra di