Un volo di 55.000 chilometri
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partenza. E poiché nel fiume c'erano parecchi velieri che mi impicciavano, mi feci allora rimorchiare in un posto verso Sud, dove avevo acqua lìbera.
Andai anche questa volta in secco durante la manovra a cagione della magra, ma oramai il mio scafo ci si èra abituato, e del resto, finché si trattava di sabbia, la cosa non aveva importanza alcuna.
Alle 9.20 misi in marcia il motore. Nonostante la mia preoccupazione per il pieno carico, questa volta il decollaggio riuscì abbastanza presto e molto bene. Ciò dipendeva dalla poca profondità dell'acqua, che è molto favorevole alla prima fase della manovra. Lo stesso avevo notato anche a Delhi. Il fenomeno si verifica in causa della reazione del fondo, che aumenta la resistenza dell'acqua all'avanzaménto dello scafo, e quindi produce una componente verticale di maggior forza.
Lasciai subito il Tigri, e dopo una ventina di minuti ero già sull'Eufrate, di cui presi a seguire a distanza il corso assai tortuoso, tagliando diritto piò che mi era possibile, perchè temevo che il vento da Nord mi togliesse troppo cammino. Fortunatamente le mie. preoccupazioni risultarono infondate, perchè, a misura che andavo avanti,, il vento diminuiva di intensità. Dopo qualche tempo potei controllare che tenevo una velocità media abbastanza buona. Mi tenni in principio ad una quota di 500 metri, che poi aumentai a 1000 quando vidi che il sole cominciava a scottare maggiormente e la temperatura a salire, e ciò allo scopo di risparmiarmi inutili manovre contro i « remous ».
Alle 12.20 ero a Deir-el-Zor, dove vidi gli « hangars » del campo di aviazione francese. Qui trovai l'aria molto perturbata dal vento abbastanza forte da Nord-Est: in certi momenti ero obbligato a procedere con un angolo di deriva di quasi 40°.
Alle 13.40 lasciai il corso dell'Eufrate e feci rotta per Aleppo, alla bussola. Aumentai gradatamente la quota a 1500 metri. Il cielo era sereno e il tempo calmo. Alle 14.15 passai sulla verticale di Aleppo, vecchia conoscenza.