Nell'ultimo tempo fu visto pregare a lungo nella sua cameretta.
Di sera rimaneva sulla torre, con lo sguardo alle costellazioni. Pareva che si sforzasse a penetrarne il mistero.
Partiva per ultimo e partiva bene. Ora è là, vicino alla compagna, a dormire il sonno che non ha risveglio.
BERARDO
Loro beati!
GASTALDO
Ora vi prego, raccontatemi qualche cosa della vostra vita.
BERARDO
Non è lunga, né avventurosa la mia storia. Vengo dal silenzio d'un chiostro, con una tempesta nel cuore. Credevo di vivere dimenticato, nella solitudine, quando molte voci, come una burrasca, giungevano a rompere la mia pace. Essendo la missione che mi si voleva affidare, fuori dei miei desideri, superiore alla mia capacità, pregai affinché si cercasse persona di me più degna, ma non mi si volle ascoltare. Essendo stato eletto all'alta dignità episcopale, come mi annunziavano i canonici, giunti da Interamnia, dal clero e dal popolo, non era lecito rifiutare.
Ebbi, nell'insistenza, a rivolgere una supplica a Roma, per esserne dispensato, a motivo della povertà del mio ingegno, dell'umiltà della mia persona, ma neppure Roma mi volle ascoltare. Mi si imponeva l'ubbidienza. Ubbidire sì, ma non confermare, con il silenzio, l'inganno.
GASTALDO
A me sembra che esageriate, nel giudicarvi. Ritengo che il popolo, nelle sue intuizioni, non abbia errato nel riconoscervi quelle qualità che io avevo capito in voi, sin dagli anni dell'adolescenza. E nella voce del popolo dovete pure sentire la volontà, la voce di Dio.
Non persistete negli scrupoli. Accettate.
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