Umberto Adamoli

Insediamento nella carica di podestà di Silvi (1933)


     E' ormai d'uso, nell'assumere un qualche incarico d'ordine pubblico, di darne, con ornato e pomposo manifesto, avviso, notizia, annuncio agli altri mortali; di render noto nell'entusiasmo del momento, che conduce quasi sempre ai rosei pronostici, gli intendimenti, le promesse, il proprio programma di lavoro, che procurerà senza fallo il regno della felicità. Io, per la mia nomina a podestà, mi risparmio questa fatica, e risparmio a voi la fatica, il fastidio di dovermi fermare dinanzi alla parete di una casa o di un muro qualsiasi per leggere, e magari per commentare con ironico risolino, quanto a me, nelle nuove condizioni e predisposizioni d'animo, è venuto voglia di scrivere. Io, quindi, per la buona pace di tutti, non ve lo scrivo, non ve lo pubblico questo manifesto, ma vi espongo a voce i miei intendimenti, e non solo per risparmiare a voi il fastidio della lettura, ma anche per risparmiare al comune una inutile spesa, incominciando così a dare un saggio della mia buona predisposizione ad una buona amministrazione. Spese senza dubbio ne farò anch'io, e ne farò molte, però tutte debbono soddisfare, corrispondere ad una precisa necessità.
     Certo, una nomina a podestà alla quale molti ardentemente aspirano e che molto può solleticare l'amor proprio, si presenta sempre piena di attrattive, di lusinghe, di promesse. Io, con franchezza di soldato e per la verità, vi debbo subito dichiarare, confessare, che non soltanto non ebbi mai a brigare, come si usa di dare in queste occasioni, ma non ebbi neppure mai ad esprimere un lontano desiderio, e a nessuno, per ottenerla. Quindi, da questo lato sono perfettamente a posto e tranquillo. Conoscendone, pure l'importanza, e quali requisiti richiede per assolverla con onore, e quale attività, quali sacrifici, l'avrei ben volentieri lasciata ad altri o più meritevoli, o meglio disposti a transigere con la propria coscienza, con il proprio sentimento del dovere. Non per fare una critica, che in questo momento potrebbe apparire inopportuna, fuori di luogo, poco riguardosa anche verso egregi, rispettabilissimi colleghi; ma generalmente si aspira, si desidera la carica di podestà per essere podestà, per essere nel comune qualche cosa di più degli altri, il primo cittadino, la prima autorità, per soddisfare in altri termini, vanità, ambizioni personali. A tutto il resto, alla parte fattiva, al lavoro deve pensare, deve provvedere generalmente, come può, il povero Segretario comunale.
     Intendiamoci bene, non è che il Segretario comunale non debba far nulla o debba far poco. Deve lavorare e molto e con ordine e con metodo; ma deve essere anche ben diretto, ben sostenuto, nel suo delicatissimo Ufficio. Nel caso contrario sarebbe perfettamente inutile la istituzione del Podestà.
     E' anche vero che a reggere l'amministrazione di un comune, di questa prima cellula, di questo primo organo del grande ordinamento statale, con la grave crisi che turbina su tutta la vita nazionale, non è oggi la cosa più facile. Non occorre neppure esagerare su questa benedetta crisi, della quale molti, poco nobilmente, se ne fanno uno scudo, se ne avvalgono, per sottrarsi ai santi doveri sociali.
     La crisi c'è, senza dubbio, ma non è così nera come la si dipinge. Ad ogni modo, con la buona volontà e con molta attività, potrà essere sempre di molto attenuata nelle sue conseguenze. Per il comune di Silvi, vi sarebbe, inoltre, l'aggravante del suo disordinato, sconquassato bilancio, del suo grave debito. Ma se io sarò assistito, come desidero e come spero, dalla fiducia, dalla benevolenza di tutta la cittadinanza, senza nervosismi e senza assurde pretese di magiche bacchette sanatrici, affronterò con animo sereno tutte le difficoltà; m'impegnerò con tutte le mie forze per diminuire, o per eliminare addirittura, le angustie, le cause che turbano la serenità, la vita di questo comune. E lo farò con fervore, con passione, poiché, fra l'altro, come ben sapete, molto amo questa nostra bella Silvi; perché sono stato sempre un ammiratore ed un esaltatore delle sue bellezze naturali; perché ho sempre apprezzato e lodato le qualità della sua popolazione intelligentissima, laboriosa, frugale, buona anche nella sua apparente rudezza; popolazione che ha sempre risposto e generosamente agli appelli, di qualunque maniera, ad essa rivolti.
     E lavorerò con fervore, fedele onestà, ma pretenderò che altrettanto facciano coloro che mi dovranno cooperare. Ed in queste pretese sarò un po' militare, anzi molto militare, poiché le debolezze non giovano a nessuno, anzi sono dannose e a tutti; e il lasciar fare, il lasciar passare, non è più nello spirito e nella dottrina fascista. E quel che dico per i funzionari, lo dico anche per la cittadinanza, poiché anch'essa mi dovrà coadiuvare, e attivamente, nel mio lavoro; anche in essa deve penetrare un soffio di vita nuova e vivificatrice. Anch'essa, la parte eletta specialmente, si deve muovere, deve ormai abbandonare antiquate abitudini, ereditate senza dubbio dai lontani e tranquillissimi antenati. E non si aspetti, poi, tutto dal popolo, che è possente forza della natura, ma che deve anche essere reso cosciente, e migliorare nelle sue condizioni economiche, sociali, morali e anche intellettuali.
     Ed in merito a ciò dichiaro che d'accordo ed in cordiale cooperazione con il Sig. Segretario politico dott. Bindi, cercherò di far restituire vita al Dopolavoro, luogo di svago e di educazione per il popolo. E sarebbe vivo desiderio che tutti vi fossero inscritti, non soltanto per goderne i molti vantaggi, ma anche per sfatare l'altra leggenda dell'indolenza, dell'apatia, della morta gora in cui sarebbe irrimediabilmente immerso il popolo di Silvi. E con il Dopolavoro, s'intende, dovranno avere sviluppo tutte le altre benefiche istituzioni, in modo particolare quelle giovanili. Ai giovani, future speranze nostre, dovranno essere rivolte le nostre più affettuose cure, per indurle a comprendere, a vivere intensamente i nuovi tempi, le nuove idealità, la nuova forza che scuote, che agita, che infiamma la nazione italiana.
     E non soltanto i giovani, ma anche i bambini non dovranno essere ulteriormente trascurati. Porrò tra le mie prime cure lo studio per la costruzione dell'edificio scolastico. E' ora ormai di togliere dal disagio non soltanto i bambini, ma anche i loro insegnanti che dovranno essere confortati nel loro nobile apostolato, non soltanto dalla gratitudine e dalla benevolenza, ma anche da una casa scolastica degna di loro e della loro importantissima missione. Anche i piccoli, che vi vivono schiamazzando, dovranno essere tolti dai pericoli della strada ad ogni costo, in qualunque modo. E finalmente, a soddisfazione dei buoni fedeli, non sarà negata l'aiuto, la cooperazione per la costruzione, nel Capoluogo del comune, della Chiesa parrocchiale. Tutti, ben s'intende, dovranno poi contribuire, come potranno, alla realizzazione di questi diversi progetti.
     Sostenuto, confortato ancora dal paesaggio meravigliosamente bello, con le sue dolci e verdi colline, con il suo mare particolarmente azzurro, con la sua ampia spiaggia di velluto, con il suo mite e benefico, sano clima, è mio intendimento di fare di Silvi un soggiorno estivo, e magari anche invernale di primissimo ordine.
     “E' matto lu capitano” - dirà il marchese de Torres senza dubbio. - “Troppo poeta” - aggiungerà il dottore Guido Bindi. Un po' di poesia veramente l'ho nell'animo. La vita non deve essere tutto materialità. Ma non è difficile attuare anche qui le cose più belle, se la concordia sarà in tutti i cittadini; se finirà una buona volta i sospetti, i dissidi, il dualismo ingiustificato e dannoso tra Silvi paese e Silvi marina: se cesserà una buona volta il dannoso spirito di frazione ed anche di fazione. Silvi è bella e nel tutto e nelle sue parti; bella e nei suoi poggi e nella sua marina, deve quindi essere curata e nelle sue parti e nel suo complesso, deve quindi essere unificata, e nello spirito e nella bellezza.
     E le due bellezze, per rendere questo giorno più ricercato e più delizioso, dovranno con ombrosi viali, con facili mezzi di comunicazione essere avvicinate; i villeggianti dovranno essere indotti a salire il bel poggio, non soltanto a dare vita a Silvi paese, ma anche per godere dall'alto la bella frescura, l'ampia distesa del mare, il meraviglioso panorama.
     Non sarà difficile ad attuare anche qui i più arditi progetti, quando i propositi sono fermissimi, quando si avrà la forza di porre al bando l'indolenza, la diffidenza, lo scetticismo. Il comune farà quanto sarà nelle sue possibilità; ma anche la cittadinanza non dovrà rimanere inerte, malignando magari, in apatica osservazione. Ognuno dovrà concorrere, come può, alla trasformazione della contrada, al suo completo risanamento, al suo abbellimento, con il curare in modo particolare l'ordine e la pulizia, con il formare, attorno alle proprie case, aiuole, giardini; col presentare queste stesse case ai bagnanti nelle condizioni migliori d'igiene e di comodità; col trattare questi bagnanti, che costituiscono una fonte di guadagno non trascurabile per Silvi, urbanamente, educatamente, in modo da rendere loro gradito e delizioso questo soggiorno, in modo da determinarli a tornare negli anni successivi; in modo da poter avere qui una eletta colonia di forestieri, che vi portano non la miseria ed i guai, ma la giocondità e la ricchezza.
     Sono certo che il buon popolo di Silvi mi saprà comprendere e facilitare il compito arduo annesso alla mia nomina a suo podestà.

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