Eccellenza,
mi è particolarmente gradito di poter porgere oggi qui in Silvi il saluto ossequioso, ma affettuoso e riconoscente di questa buona popolazione. Il popolo di Silvi che è buono, onesto, lavoratore per eccellenza, che ebbe fra i primi a sentire il soffio di quella vita nuova iniziata e condotta eroicamente dal Duce, vi si può fare sicuro affidamento, ed in pace ed in guerra. Io sono orgoglio esserne il rappresentante, di esercitare qui quella carica, alla quale molti ardentemente aspirano, ma non tutti però ne sentono il peso e l'importanza. La nomina a podestà, certo, può sempre molto solleticare l'amor proprio ed inorgoglire; a me invece, che mi giunge inaspettata, mi indusse subito ad un esame delle mie qualità, delle mie attitudini, delle mie possibilità. Il compito certo non era facile, almeno come le intendevo io, ma non occorreva neanche disperare. Ed intanto iniziai la mia missione, col non pubblicare quel solito manifesto, che molti aspettavano. Non lo volli pubblicare non soltanto per risparmiare ai miei buoni amministrati la inutile lettura di promesse, che quasi sempre non si mantengono poi, ma anche per risparmiare al comune una inutile spesa, incominciai così a dare un saggio della mia predisposizione ad una buona amministrazione. Spese senza dubbio ne farò anch'io, e ne farò forse, con l'approvazione di S.E., molte, tutte però dovranno soddisfare, corrispondere ad una precisa necessità, ed essere contenute entro le possibilità finanziarie del bilancio comunale.
E' vero che a reggere l'amministrazione di un comune, di questa prima cellula, di questo primo importantissimo organo del grande ordinamento, con la grave crisi che turba oggi la vita nazionale, non è la cosa più facile. Ma non occorre neppure esagerare su questa benedetta crisi, da molti molto sfruttata per sottrarsi a accresciuti doveri sociali. La crisi c'è, non si può negare, ma con un po' di buona volontà e con l'attività, potrà essere sempre di molto attenuata nelle sue conseguenze. E' anche vero che per il comune di Silvi vi è l'aggravante del suo dissestato bilancio, del suo grave debito. Ma io continuerò ad essere assistito dalla fiducia e dalla benevolenza della cittadinanza, senza nervosismi e senza assurde pretese di magiche bacchette sanatrici, spero di eliminare, o per lo meno di molto attenuare le cause che turbano la serenità, la vita di questo comune.
E continuerò a lavorare con fervore, fedele onestà, ma continuerò anche a pretendere che altrettanto facciano coloro che mi dovranno cooperare. Ed in queste pretese sarà un po' militare, poiché le debolezze non giovano a nessuno. Debbo però dichiarare che dopo alcuni provvedimenti, non debbo che vivamente lodare l'opera dei diretti miei cooperatori. E non debbo che vivamente a lodare la cooperazione di tutta la cittadinanza, mercé la quale mi è stato possibile attuare alcune opere di un certo valore, senza aggravamento per il bilancio del comune. E fra queste opere, che V.E. avrà modo di vedere nella sua visita, si debbono annoverare a Silvi alto:
1. Il parco della rimembranza ed il completamento della Cappella e del recinto annesso allo stesso
2. Parco della rimembranza;
3. Il muro di sostegno della strada orientale;
alberamento di alcune Vie.
A Silvi Marina:
1. La sistemazione della Piazza IV novembre dove sorge il monumento dei Caduti da deposito di immondizie a pubblico fiorito giardino;
2. La sistemazione del Viale marino ed il prolungamento di essa per oltre trecento metri;
3. La costruzione di una strada di accesso al mare dalle frazioni di S. Stefano e S. Silvestro, per una lunghezza di oltre trecento metri. Qui debbo indicare alla riconoscenza pubblica, il nome del Signor Di Blasio Alfredo, che senza riserve e generosamente, per poter rendere possibile la costruzione della stessa strada, cedeva al comune gratuitamente ben novecento metri quadrati di terreno di sua proprietà.
4. L'Istituzione dell'Asilo Infantile, che riceve oggi ben centoventi bambini, dei quali settanta ricevono a mezzogiorno la minestra calda. Lo stesso asilo rese possibile l'apertura del Refettorio materno, dal quale ben 18 madri ebbero ad avere per tre mesi un abbondante pasto giornaliero.
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