Le lettere che seguono fanno parte di uno scambio epistolare che Umberto Adamoli ebbe con Gerolamo Acquarone, padre di Giovanni, Sottotenente del 161° Fanteria, caduto in seguito alle ferite riportate il 21 maggio 1916, dal quale emergono i particolari dell'azione di guerra che condussero il giovane alla morte. Il rapporto epistolare è finalizzato al tentativo da parte del padre di ottenere il riconoscimento dei meriti di guerra del figlio caduto.
23 Giugno 920
Egregio Capitano,
Il 21 maggio 916 Lei si trovava a Costesin a quota 1528 al
comando di una sezione mitragliatrici Fiat. Quando alla sua
sezione vi era una lezione di pistole mitragliatrici col Sergente
maggiore Sapori Eugenio, dipendente da mio figlio Sottotenente
Acquarone Giovanni comandante del 1° plotone della 5.a compagnia
del 161° Fanteria (Cap.no Giuglini). Mio figlio col suo plotone
stava vicino a Lei nella trincea scoperta a pochi passi dietro la
trincea coperta sotto la quale era riparato il Capitano. Mio
figlio col suo plotone avrebbe avuta una parte principale nel
ricacciare l'assalto degli austriaci alle spalle della posizione,
pronunciatosi verso le 10 ½ di sorpresa. Egli fu colpito al
petto alla mammella destra, al termine dell'azione.
Poiché Ella si trovava presente ed è l'unico ufficiale che ha
visto come si sono svolte le cose benché a tanta distanza di
tempo, La pregherei di scrivermi quanto si ricorda circa il
contegno di mio figlio che con Lei contribuì largamente alla
salvezza della posizione e delle truppe, che non furono più
attaccate per la giornata e poterono a sera ritirarsi in ordine.
Ho avute informazioni da graduati, soldati e dal suo attendente,
ma avrei caro di avere anche da Lei che in quel momento era il più
elevato in grado presente e vicino a mio figlio.
Era ancora coi distintivi da aspirante, alto di statura, bruno
occhi vivi e sorridenti, pronto e svelto nei suoi movimenti,
incurante del pericolo.
Quantunque si sia trovato quella sola mattina con lei non dubito
che lo ricorderà certamente. Son sicuro che non le sarà di
disturbo scrivermi le notizie che le chiedo e pregandola di
accettare i miei ringraziamenti La saluta cordialmente il
Suo collega
Gerolamo Acquarone
Brigadiere Generale
Direttore dell'Officina
8 luglio 1920
Caro Adamoli,
La ringrazio della pronta risposta che Lei ha dato alla mia
lettera, e le invio anche due fotografie di mio figlio ingrandite.
Quella coll'elmo è stata presa pochi giorni prima che Egli
cadesse a Costesin, ed è l'ultima, e poiché è nella stessa
tenuta in cui lo avrà visto, le sarà più facile riconoscerlo.
L'altra è stata fatta pure qualche settimana prima della
battaglia.
Il Sergente Maggiore Sapori Eugenio colle pistole mitragliatrici
dipendeva direttamente da mio figlio che comandava il 1° plotone.
Il Sapori interrogato da me alla presenza del Cap.no Giuglini e S.T.
Baggio, il 5 giugno 916 disse che mio figlio era stato colpito
mentre saliva dalla trincea per slanciarsi all'assalto. Soggiunse
che egli stava a tre o quattro passi di distanza. Il Serg.te Magg.
Sapori perdette poi la vita, in seguito al siluramento del
piroscafo sul quale ripartiva, in Adriatico.
Mio figlio, ferito gravemente al polmone destro all'altezza della
mammella veniva portato dal tromb. Pappariello al posto di
medicazione, già caduto in mani degli austriaci, cosicché
entrambi erano fatti prigionieri. Il suo attendente Lazzari li
seguiva, ma prima di arrivare al posto di medicazione fu fatto
ritornare in linea da un Capitano del nostro esercito.
Mio figlio arrivò gravissimo al posto di medicazione, alla
caverna, sebbene distasse solo un qualche centinaio di metri,
Egli pronunziava la parola muoio alle varie domande che gli
rivolgeva il Pappariello. Questi lo adagiò aiutato dagli
austriaci sotto l'albero che vi era ponendovi dei cappotti sotto
la schiena e coprendolo, poi dovette separarsene per seguire gli
altri prigionieri. Mio figlio rimase al posto di medicazione
tutta la notte dal 21 al 22, chissà con quanto dolore per non
essere più tra i suoi soldati! e la mattina seguente fu raccolto
che aveva perduto i sentimenti e trasportato alla Stazione
Sanitaria austriaca di Shagenonfi sul piano di Lavarone, dove la
sera dello stesso giorno moriva. Venne sepolto nel Camposanto
sopra Shagenonfi al n. 27 ove ritrovai la sua sepoltura intatta
il 21 maggio dell'anno scorso.
Quanto mi accenna nella sua lettera circa l'aver Ella tenuto il
Comando della 5.a Comp. per mancanza dei propri Ufficiali, mi
conferma ciò che dalle relazioni avute da diversi graduati e
dallo stesso Sottotenente Baggio, mi è risultato cioè che il
Capitano con questo Sottotenente, che mi parlò a Torino,
rimasero l'intera giornata nella trincea coperta e che il
Sottotenente Spanace che comandava il 2° plotone, quello che ne
ebbe parecchi graduati e soldati passati al nemico, fosse pure al
disotto di una trincea coperta, altrimenti la sua presenza li
avrebbe trattenuti a posto, come vi rimasero tutti quelli di mio
figlio, che si esponeva in mezzo a loro. Prima di mio figlio,
poco prima che fu ferito il Sottotenente Berlusconi che comandava
il 3° plotone appostato sopra la trincea coperta ov'era
ricoverato il 4° col Capitano. Mio figlio fu colpito al termine
dell'azione. Lei che gli era vicino, e che si comportò in modo
ammirevole per calma, sangue freddo ed ardimento, come
dichiararono i graduati e soldati della Compagnia o meglio del
plotone di mio figlio che le erano vicini, potrà forse ricordare
questo mio figlio primogenito, bruno, alto, snello, anelante alla
lotta, che animò costantemente i suoi uomini.
Il suo Capitano non propose alcuna ricompensa né per Lui, né
per il Berlusconi che erano stati i due Ufficiali della Comp.ia
che avevano compiuto l'intero loro dovere, cadendo
disgraziatamente prigionieri al posto di medicazione.
Io inoltrai un ricordo al Ministero, ma non ho avuto ancora
risposta. Le sarei grato se potesse attestare, nella forma che
crederà, quanto riesce ancora a ricordare dell'azione svoltasi
sia per riguardo alla parte avuta da mio figlio e se ricorda
anche del Berlusconi, che fu ferito ad una spalla ed è ritornato
di prigionia. Se desidera altre indicazioni me le chieda
liberamente. La sua dichiarazione la trasmetterei al Ministero, a
complemento del ricordo. Riceva cordiali saluti dal Suo aff.mo
Gen. G. Acquarone
Aggiungo una piccola fotografia rassomigliante
Genova, 27 Aprile 21
Caro Adamoli,
La ringrazio della sua gentilissima lettera, ma credo che Ella
sia caduto in errore poiché sugli ultimi bollettini non ho
trovato il nome di mio figlio, e solo sulla Dispensa 20.a del 5
Aprile vi è un Acquarone Giulio. Difatti qualche giorno prima di
Pasqua sono stato a Roma per servizio ed ho saputo al Ministero
che la proposta aveva avuto il parere favorevole del Col. Rossi,
ma doveva ancora essere sottoposta alle altre autorità
superiori, Comandi di Brigata, di Divisione, di Corpo d'Armata ciò
che non potrebbe essere avvenuto in così breve tempo.
Ad ogni modo io le sono egualmente grato del suo gentile
pensiero, che mi da occasione di scriverle, come ne aveva già
intenzione, a riguardo del Sottotenente Berlusconi Luigi della
stessa Compagnia di mio figlio comandante del 3° Plotone ferito
piuttosto gravemente alla spalla destra, prima di mio figlio. Al
posto di medicazione cadde in mano agli austriaci, come tutti gli
altri che vi capitarono, come Lei certamente avrà saputo.
Poiché i termini di decadenza per le proposte e relazioni per
ricompense sono stati protratti con recente disposizione del G.M.
All'agosto, Le invio una lettera del Berlusconi, del quale le
parlai già, come di un bravo Ufficiale, che fece molto bene il
suo dovere, ed il mattino del 21 maggio 916 si trovava in trincea
scoperta, vicino a Lei ed a mio figlio.
Gli altri tre ufficiali della Comp. col Capitano erano in trincea
scoperta.
Veda se El Berlusconi può fare una proposta di ricompensa,
essendomi risultato dalle testimonianze dei soldati e graduati,
che interrogai per mio figlio, che si comportò da bravo soldato.
Non inviai la lettera allorché la ricevetti perché era già
passato troppo tempo dai termini fissati.
Se le occorrerà qualche altra indicazione potrà scrivere a me
ed a lui, che mi faccio premura di avvisare di questa pratica.
Ringraziandola ancora vivamente Le invia affettuosi saluti il suo
aff.mo Gen.le G. Acquarone
Genova, 21 Luglio 921
Caro Adamoli,
Ho pianto nel leggere quanto ha scritto di mio figlio, per la
corrispondenza che vi ho riscontrato con quello che mi
attestarono i graduati e soldati del suo plotone e compagnia,
come e principalmente per l'alto sentimento con cui Ella ne ha
esposto il contegno nella gloriosa azione. La ringrazio dal
profondo del cuore della proposta per la medaglia d'argento che
ho già inoltrata direttamente al Ministero e che non dubito sarà
accolta benevolmente, poiché il ricordo che feci nell'ottobre
1916 e le successive comunicazioni date al Ministero, come pure
le dichiarazione dei graduati e soldati, che dopo di allora mi
procurai e che ultimamente ho inoltrate, concordano pienamente
con la sua relazione nel fatto essenziale.
La ringrazio del ricordo che Lei ha conservato di questo mio
figlio primogenito, che ha compiuto generosamente il suo grande
dovere. Lo aveva avuto sempre vicino, fin dalla nascita; può
quindi pensare quanto mi era e mi è caro, per l'educazione
spirituale ricevuta in famiglia.
La ringrazio pure da parte di mia moglie e degli altri sei figli
che ci rimangono sui quali ricade l'amore che sarà tributato al
figlio e fratello.
Scrivo alla famiglia del Sottotenente Berlusconi, non sapendo
ov'egli trovasi presentemente, per avere le notizie necessarie
per la proposta a suo riguardo e gliele comunicherò appena mi
perverranno. Mi è stato detto che trovandosi a Vicenza comandato
per servizio, avendo saputo che la sua compagnia si trasferiva da
Cima Nove a Costesin si affrettava a raggiungerla per non mancare
il mattino stesso del 21 e veniva poi ferito alla spalla destra
un quarto d'ora prima o mezz'ora di mio figlio. Comandava il 3°
plotone appostato allo scoperto sopra la trincea coperta entro la
quale sta il 4° plotone col Cap.no ferito, fu fatto prigioniero
al posto di medicazione. Le darò più precise indicazioni.
Intanto riceva cordiali saluti dal Suo aff.mo collega
G. Acquarone
La ringrazio del ritratto colla dedica lo terrò molto caro.
Genova, 7 ottobre 1922
Carissimo Adamoli,
La ringrazio vivamente della sua gentilissima lettera,
esprimendole tutta la mia gratitudine per la memoria che conserva
di mio figlio, dopo averne, da prode e coscienzioso comandante,
fatte risaltare le gesta compiute mentre era vicino a Lei.
Mi è stato di grande conforto il riconoscere con Lei e col Magre
La Cola le posizioni memorabili, sulle quali hanno apposta la
leggendaria eroica resistenza. Già prima di vederla l'aveva
conosciuto nell'intimo dei suoi nobili sentimenti, onde mi è
stato di grande soddisfazione trovarmi con Lei nel mesto
pellegrinaggio.
Le auguro che possa conseguire la meritata ricompensa, El
servizio non ancora abbastanza riconosciuto, di quando Ella operò
al Costesin. La motivazione della medaglia d'argento concessa a
mio figlio è contenuta nella 29.a dispensa del G.M. Corrente
anno del 12 maggio ed è la seguente:
Acquarone Giovanni, Sottotenente 161 reggimento fanteria (M.M.) -
Vista una sezione mitragliatrici gravemente minacciata dal nemico
già pervenuto alle sue spalle, si slanciava coi superstiti del
suo plotone in soccorso di quel reparto e nonostante l'intenso
fuoco avversario e le gravi difficoltà della situazione, guidato
dall'entusiasmo della sua balda giovinezza, riusciva a
ristabilire la sicurezza, cadendo però da prode sul campo,
vittima del suo cameratismo. Costesin (alta Val d'Assa) 21 maggio
1916.
Date le circostanze, i risultati conseguiti ed il sacrificio
compiuto, parendomi che nel fatto vi siano le condizioni volute
per fini alla ricompensa, e ciò anche per consiglio avutone, ho
ricorso perché gli venga assegnata la medaglia d'oro.
Ella ha già fatto tutto quello che poteva per mio figlio ed io
vorrei che Lei e tutti coloro che affrontarono e respinsero
l'ultimo decisivo assalto nemico avessero un premio adeguato al
servizio reso.
Dopo il nostro ritorno a Vicenza con Mario per Verona-Colliano-Folgaria-Lavorone
ho rifatta la strada per visitare a Slaghenonfi la sepoltura di
mio figlio giungendo poi a Caldonazzo e per Trento-Verona
ritornando giù il 29 mattina. Mario sta bene, la ricorda
affettuosamente nei suoi discorsi. Riceva da lui e da me tanti
saluti. Suo aff.mo
Gen.le G. Acquarone