La vita, nelle sue alternative e nelle sue incognite, porta anche con sè, a conforto degli oppressi, le eroiche rassegnazioni!
Le sorti dei partigiani, intanto, lassù a la montagna, volgevano al peggio. Nell'impossibilità di poter resistere agli attacchi, che i Tedeschi rinnovavano con maggior violenza, i capi, riuniti in consiglio, deliberavano, come unità, di sciogliersi e di restituire ad ognuno là propria libertà. Dovevano rimanere in efficienza alcuni gruppi, tra i quali gli slavi, per proteggere gli ulteriori movimenti
Di quei partigiani, quindi, i meno noti e compromessi ed i ragazzi rientravano silenziosamente nelle loro case; altri si disperdevano nelle campagne, ospiti di amici, in attesa di migliori eventi, o si spostavano in altre località. Il capitano Bianco, ad esempio, andava a ricostituire la sua banda nella provincia di Ascoli Piceno; il concittadino Ammazzalorso ed altri rimanevano, con i propri uomini, sino alla liberazione, nelle nostre montagne, in giudiziosa operosità.
Mentre i partigiani, con viva amarezza, sfollavano dal bosco, i Tedeschi, a pochi passi, commettevano quegli altri atti non necessari di sangue, che molto turbavano. Trucidavano, senza ragione, nella frazione di Pascellata, nella loro stessa caserma, il brigadiere Leonida Barucci e i carabinieri Settimio Annechini, Angelo Cianciosi e Vito Coscia.
Cadeva anche in vista del bosco, sotto il loro piombo, il dottor Mario Capuani, prelevato a Torricella, nella propria casa, da dove dava al movimento la sua collaborazione. Cadeva senza che nessuno potesse accorrere, in un modo qualsiasi, in favore della sua salvezza. Aveva forse rivolto negli ultimi istanti, nell'agonia senza rantoli, ansioso lo sguardo verso il fatale bosco. Dinanzi al terribile destino, nella visione bella della giovinezza piena di promesse, che lasciava; nella visione luminosa dell'adorata madre, che stava per essere orbata dell'unico amato figlio, vi aveva forse rivolta un'invocazione: ma il bosco, nel suo disfacimento, era rimasto senza risposta.
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