Veglia al confine Dramma in quattro atti |
A chi legge e giudica Al Generale di Corpo d'Armata Rostagno Carlo Comandante Generale de le vedette insonni del confine le più avanzate le più sole sempre perché questo è il comando il giuramento il premio. PERSONAGGI Antonio Fogazzaro - Poeta Bimbo - Giovane brigadiere Anita, Sofia, Giuseppina - Studentesse 1° Finanziere, 2° Finanziere, Appuntato - della brigata di Oria 1° contrabbandiere, 2° contrabbandiere, Sindaco - della Valsolda Tonio - Capo contrabbandiere Oste, ostessa - di Dasio Pina - di Oria Ai primi del novecento. Nel territorio del Piccolo Mondo Antico. A Dasio, nella Valsolda, in una osteria, tre contrabbandieri, che vi sono giunti scomposti, discutono animatamente attorno a un tavolo, sul quale sono bicchieri e vino. La notte è alta. Da un caminetto il fuoco diffonde il suo calore. Fuori, nella neve che cade, è silenzio. La porta è chiusa. I contrabbandieri, come per rianimarsi da un infortunio loro capitato, di tanto in tanto, bevono. OSTE - (vecchio contrabbandiere a riposo, avvicinandosi) E' andata male... eh... questa volta. 1° CONTRABBANDIERE - Eh sì. E' andata male... Maledetti... Eppure nell'altezza della neve, nella violenza della bufera, nell'oscurità della notte, pareva sicuro il passaggio. 2° CONTRABBANDIERE - Che il Bin ci abbia tradito? Parla troppo con le guardie. 3° CONTRABBANDIERE - Parla per avere le loro confidenze, nel nostro interesse. Abbiamo di lui sicure prove di fedeltà. Non vive poi di noi? OSTE - Il Bin non tradisce. Lo conosco bene. 2° CONTRABBANDIERE - E allora? 1 CONTRABBANDIERE - E allora io vi dico che da quando è giunto a Oria quel maledetto sbarbatello di brigadiere, che, per la giovane età, chiamato Bimbo, su quel confine non è più facile passare. 3° CONTRABBANDIERE - Bimbo! Altro che Bimbo. E' un mostro. Non rammentate quando da solo affrontò quindici bergamaschi che ritenevano facile il varco sulla linea di Oria? OSTE - Ma non avevate preso le solite cautele... le solite... 1° CONTRABBANDIERE - Ma sì. Tutto il giorno, pur con tanta neve, uno dei nostri era rimasto su un picco a spiare le mosse delle guardie. Non vi era sulla linea, dal Fontanin a Colmaregia, che una sola pattuglia, ben tenuta d'occhio. Sull'imbrunire se ne vide lo spostamento. Quindi, piena sicurezza. Tuttavia per maggiore tranquillità, secondo i nostri usi, fu mandato avanti l'esploratore e dopo qualche minuti altri due dei nostri, ma carichi. OSTE - Tattica di ottima scuola. 2° CONTRABBANDIERE - Della nostra scuola. I contrabbandieri del comasco sono i più scaltri. 1° CONTRABBANDIERE - (continuando nella narrazione) Tutti passarono. Ritenendo in tal modo la via libera il grosso si mosse. S'era già varcato il confine; si camminava già sicuri verso l'interno, quando il grido di "Molla", grido di guerra dei finanzieri, ci fece tremare e abbandonare, per evitare il peggio, le bricolle. 3° CONTRABBANDIERE - Fallimento della scuola. 1° CONTRABBANDIERE - (con risentimento) Il grido era del Bimbo. Sempre lui, il maledetto. 3° CONTRABBANDIERE - E' un demonio. Per sveltezza e scaltrezza ci mette tutti nel sacco. 2° CONTRABBANDIERE - Con questo demonio siamo qui sicuri? Se qualcuno venisse, come giustificheremmo la nostra presenza qui a quest'ora e in queste nostre condizioni? OSTE - Col gioco e col vino. Non è osteria questa? Io sarei a confermare tutte le vostre fandonie. (Con un certo umorismo) Si fa quel che si può su questa terra per aiutare il prossimo. 1° CONTRABBANDIERE - Allora carte in tavola e altro vino, nostro amico e nostro conforto nelle ore di tristezza. (L'oste provvede a soddisfare l'invito). 3° CONTRABBANDIERE - Ora va bene. Io però non ho capito ancora cosa ci guadagnino questi burlandott a rovinare la povera gente. OSTE - A fare il loro dovere, come dicono. 3° CONTRABBANDIERE - Sono trattati proprio bene, con quei quattro soldi che prendono, per fare il loro dovere. Stolti! 1° CONTRABBANDIERE - Puntigliosi e orgogliosi come sono, non la vogliono capire. 2° CONTRABBANDIERE - E hanno anche fumo, e non poco, nella testa. Si vantano di essere i soli soldati a guardia del confine. 3° CONTRABBANDIERE - Sciocchi! Ci sono i nostri begli alpini alle porte d'Italia, con il loro superbo motto: "Da qui non si passa". OSTE - Come motto non c'è che dire, ma per la verità noi dobbiamo aggiungere che gli alpini passano su queste nostre montagne; i finanzieri, invece, vi rimangono e sempre e per la vera guardia. 1° CONTRABBANDIERE - E' vero. Vorremmo, però, da parte loro non so... un po' più di umanità... di comprensione. OSTE - Su certi argomenti, non è vero? 2° CONTRABBANDIERE - Certamente e senza tanti scrupoli. 3° CONTRABBANDIERE - Quando noi sappiamo che in Italia non vi sono scrupoli a frodare il fisco. 1° CONTRABBANDIERE - Anzi è un merito. In questa nostra vallata non sono un po' tutti contrabbandieri? 2° CONTRABBANDIERE - Non esclusi il sindaco, il curato, il medico e tanta altra brava gente. 1° CONTRABBANDIERE - Soltanto queste benedette fiamme gialle... Ma... E a dire... soli come sono... tra i boschi... nelle ombre della notte... Ma lasciamo andare. 3° CONTRABBANDIERE - E il brigadiere peggio degli altri. Ma chi è costui? OSTE - (che pare bene informato) - Dicono che appartenga a famiglia nobile decaduta, della terra di laggiù, arruolatosi nelle guardie a diciotto anni, per farvi carriera. 2° CONTRABBANDIERE - E a mettere qui, per far carriera, tutto a scompiglio. 3° CONTRABBANDIERE - Anche nelle donne. Il parroco di Albogasio è molto preoccupato per la simpatia che a lui dimostrano le figlie di Maria. E la signorina Anita, la figlia del Bonvisin, ne è pazza. OSTE - Bonvisin? 3° CONTRABBANDIERE - Pietro, colui che trasse dalle acque della darsena, dove stava per annegare, il piccolo Mariano, figlio di Fogazzaro. OSTE - Ah, ah... ricordo. 1° CONTRABBANDIERE - Ma anche la Pina, la matura Pinotta, pare che se ne sia innamorata. Più volte, l'estate scorsa, fu vista con lui tra i boschetti, e mentre in alto cantavano in letizia i fringuelli, in basso tubavano teneramente, tra il verde, i colombi. OSTE - Nei diritti e nelle fiamme della giovinezza. 3° CONTRABBANDIERE - Appunto della Pinotta. Non potrebbe rendere pure a noi un qualche servizio? 2° CONTRABBANDIERE - In che modo? 3° CONTRABBANDIERE - Il brigadiere, per quanto so, ha bisogno di danaro, dovendo aiutare la madre, la quale, per le sventure di famiglia e per la vedovanza, vive in istato di bisogno. Che le può mandare il figlio dalla misera paga? OSTE - E' così? 3° CONTRABBANDIERE - La Pinotta, con dolce grazia, e le donne raramente falliscono nelle loro imprese, potrebbe indurre il brigadiere a trattative. 1° CONTRABBANDIERE - Ottima l'idea. OSTE - Non avete capito niente. Le fiamme gialle non si corrompono. 3° CONTRABBANDIERE - Eh non si corrompono!... Anche i finanzieri sono uomini. OSTE - Ed io vi dico che non si corrompono. Di prove ne abbiamo tante. Non vi ricordate del Giacomin? 3° CONTRABBANDIERE - Tentare non nuoce. OSTE - Tentate. Qualche cosa ci potrete sempre guadagnare. 2° CONTRABBANDIERE - Sarebbe? OSTE - D'andare a Como, come il Giacomin, con scorta e viaggio pagato. Il Bimbo non scherza. 3° CONTRABBANDIERE - Non esageriamo. OSTE - Esagerare? Sentite come tratta il danaro. Viaggiava tempo fa in piroscafo, sul nostro lago, e parlava con un inglese. Costui, prima di scendere a Porlezza, con infelice idea, ritenendo gli italiani tutti pezzenti, pose nelle sue mani una bella moneta d'oro. La riaveva, con violenza, sulla faccia. Che ne dite? 2° CONTRABBANDIERE - Fece molto bene, che gli inglesi, nella loro superbia, credono di essere i padroni del mondo. Ma noi siamo italiani e dobbiamo vivere, in qualunque modo. 3° CONTRABBANDIERE - E una notte o l'altra, se continua a incrudelire contro di noi... OSTE - Voi non farete niente. Piuttosto se non più vi riesce a passare a Oria, andate, per i vostri sconfinamenti, dalla parte di Seghebbia, Buggiolo, Cavargna. 1° CONTRABBANDIERE - Troppo pericolose quelle linee, sparse di croci: pericolose come la linea di Dossoliro, dove l'altro giorno, come sapete, caddero, travolti dalla valanga, cinque finanzieri. OSTE - Eroi oscuri del dovere. 2° CONTRABBANDIERE - Eh... eh... amico. Mi pare che tu abbia troppa simpatia per la burlanda... OSTE - Un po' di onestà, anche se non in regola con le leggi, non fa male. 3° CONTRABBANDIERE - Oscuri eroi! Non esageriamo. Per me sono sempre dei ruba-sac e che el crepan tutti. 2° CONTRABBANDIERE - Chi ci ripagherà, dopo tanta fatica e tanti pericoli, della perdita di questa sera? E mentre noi siamo qui, con i nostri lamenti, i tuoi oscuri eroi, (rivolgendosi all'oste) come sempre fanno, festeggiano la loro vittoria. Maledetti. (In questo momento s'ode bussare. Tutti si guardano con ansia). 1° CONTRABBANDIERE - (sotto voce) Ci siamo. Portano via i sacchi, questi maledetti, e vogliono portare via anche le persone. Al gioco e giudizio. 2° CONTRABBANDIERE - (rivolto all'oste) Hai nulla in casa? OSTE - Non sono tanto stupido. Ci cascai una volta, non ci casco più. 1° CONTRABBANDIERE - Bravo. (Come per far sentire fuori, dando un forte colpo sul tavolo) Busso... 3° CONTRABBANDIERE - (guardando verso la porta) Questa volta è davvero cappotto. OSTE - E sì... VOCI DI FUORI - (bussando ancora più forte) Aprite, in nome di Dio. OSTE - Non sono guardie. La voce è del Carlin. 2° CONTRABBANDIERE - Del Carlin? Che vuole a questa ora. OSTE - Sentiremo. Vado ad aprire. 1° CONTRABBANDIERE - (quando il Carlin è dentro, tutto raffreddato e agitato) Che è accaduto?... CARLIN - Una disgrazia. Una valanga, verso sera, sull'alta montagna, ha trascinato a fondo valle... 2° CONTRABBANDIERE - (con ansia) Nostri? CARLIN - No, no, ma undici finanzieri di Seghebbia, che erano alla ricerca di altri finanzieri sperduti nella neve. 3° CONTRABBANDIERE - (dal duro cipiglio) Bene, bene... OSTE - (buon uomo, anche se ex contrabbandiere) Come bene, bene... 3 ° CONTRABBANDIERE - Così imparano ad essere più umani. CARLIN - (pure in possesso di buoni sentimenti) Non si tratta ora d'imparare, ma d'andare in loro soccorso, come già hanno fatto, appena conosciuta la sciagura, i finanzieri di qui, il medico, il parroco e altri compaesani. 2° CONTRABBANDIERE - Bisogna proprio andare? OSTE - (sempre benevolo) E' questione d'umanità. I finanzieri, in uguali frangenti, non sono accorsi tante volte in nostro aiuto? 1° CONTRABBANDIERE - E' vero. Dunque? OSTE - Dobbiamo andare. La generosità tra nemici acquista valore di santità. (Va nel retrobottega) 3° CONTRABBANDIERE - Andare a salvare coloro dai quali siamo stati proprio ora con brutalità spogliati! No, no. 2° CONTRABBANDIERE - Il bivio è avvolto di ombre. 3° CONTRABBANDIERE - Non comprendo inoltre l'improvvisa tenerezza dell'oste verso i burlandott. 1° CONTRABBANDIERE - Ma... La vita certo è piena d'imbrogli di stranezze... 3° CONTRABBANDIERE - E di incongruenze. OSTE - (che rientra con la moglie) E allora? 3° CONTRABBANDIERE - Allora... io non vengo. OSTE - Si vede che tu non sei di sangue lombardo. 3° CONTRABBANDIERE - Pensala come vuoi, io non vengo. OSTE - (rivolto agli altri due) E voi? 1° CONTRABBANDIERE - Se è proprio necessario, verrò. 2° CONTRABBANDIERE - E verrò anch'io. OSTE - Sia lodato il cielo. CARLIN - (che è stato ad ascoltare) Ma non perdiamo più tempo. Qui si chiacchiera, tra le montagne di Seghebbia si muore. OSTE - Andiamo, dunque. Ognuno corra a munirsi di pale. Punto di riunione, tra dieci minuti, dinanzi alla chiesa. (Tutti escono in fretta, tranne il terzo contrabbandiere). OSTE - E tu? 3° CONTRABBANDIERE - Quel grido di "molla" lanciato contro di noi, nell'entrar della notte, sulla linea di Oria, con voce rabbiosa, risuona cupo nel mio animo. OSTESSA - Andrete anche voi se avete un cuore. Ognuno di quei ragazzi ha una madre. Anche voi avete una madre, con il suo amore e le sue ansie. Qualcuna di quelle madri forse in questo momento sogna, vede il figlio in pericolo, grida, prega, si dispera. Ascoltatela e sarete dal cielo benedetto. OSTE - (che ha preso due pale, consegnandone una al contrabbandiere) Su da bravo. Andiamo. 3° CONTRABBANDIERE - (titubante) Ma... ma... OSTE - Non c'è più ma... Non perdiamo più tempo. 3° CONTRABBANDIERE - Ma chi mi darà la mia bricolla? OSTESSA - La buona azione. 3° CONTRABBANDIERE - (come vinto dagli umani argomenti) E andiamo... in nome di Dio. OSTESSA - Così va bene. Sia lodato il cielo. (Rimasta sola va a pregare dinanzi a una Madonnina, che è nel locale). ATTO SECONDO SCENA PRIMA A Oria, nella piazzetta tra la chiesa e la villa di Antonio Fogazzaro. Il Bimbo-brigadiere, seduto sul muricciolo, osserva le acque mosse del lago, mentre scendono le ombre della sera. S'avvicina a lui, poco dopo, il Sindaco della Valsolda, là di passaggio. SINDACO - (uomo sulla quarantina, d'aspetto civile, cortese) Buona sera, il nostro brigadiere. Il lago con i suoi palpiti, la chiesa con le sue preghiere, gli alberi con i loro fiori, rendono davvero incantevole questo cantuccio BRIGADIERE - Cantuccio sul quale cade armoniosa la luce che si diffonde da quest'altro tempio, (indicando la villa di Fogazzaro) ove le muse gentili elevano musicalmente, al loro sacerdote, inni di riconoscenza e di gloria. SINDACO - Questo nell'ordine della poesia. Ma l'altro giorno, in ordine dei valori umani, un'altra luce illuminò questo sagrato. Poiché intendo farne una segnalazione, lei mi deve raccontare come si svolse l'episodio, che ha avuto nella vallata simpatica risonanza. BRIGADIERE - Di quale episodio intende parlare? SINDACO - Del ragazzo caduto nell'acqua, tratto da lei in salvo proprio in questo punto. BRIGADIERE - E che vi è stato di straordinario? SINDACO - Sempre modesto il nostro Bimbo. BRIGADIERE - Ecco. Tornavo, sul mezzogiorno, da Albogasio. Alle vicinanze del cimitero intesi molte grida. Corsi. Seppi che un bambino era caduto in queste acque. Vidi galleggiare un cappello. Mi gettai di sotto. Mi tuffai. Riportai a galla e nella vita il bambino. E con questo? SINDACO - Ma io scriverò. Simili fatti non debbono rimanere, per modestia, nel silenzio. E del fermo di Colmaregia, che ha fatto pure molto rumore nella vallata? BRIGADIERE - Anche là non feci che il mio dovere. SINDACO - Se la sbriga subito lei con il suo dovere. Ma bisogna vedere come si fa questo dovere. Mi racconti, (con tono scherzevole) il Sindaco deve saper tutto. Le pare? BRIGADIERE - Senza dubbio. Ero in appostamento, con una guardia, dietro un cespuglio, nelle vicinanze della cascina di Origo. Nulla era stato avvertito durante la notte. Sull'alba, ora propizia per i contrabbandieri, intesi di là del valloncello, in territorio elvetico, un lieve rumor di frasche. Aguzzando in quella direzione la vista vidi ombre che, come fantasmi, salivano dal basso in alto. Non vi era dubbio sulla qualità di quelle ombre. Dove quei contrabbandieri avrebbero tentato il passaggio? Li seguii da solo, zitto zitto, quasi carponi, essi di là, io di qua del confine. Giunto ai primi chiarori sotto il picco di Colmaregia, mi nascosi. Ero là da poco, quando li vidi uscire dal bosco e comparire sul nostro territorio. Strana quella loro sicurezza. Li affrontai a ogni modo senza titubanze. Al mio grido si fermarono, sbigottiti. "Nessuno si muova" gridai. "Giù i sacchi". Quando mi parve che, nella forza del numero e delle roncole, volessero reagire, lanciai ancora, con fermezza e con il fucile spianato, il grido: "sparo". Avevo già il dito sul grilletto, stavo per sparare, certo in aria, quando nella fuga intesi il tonfo delle bricolle abbandonate. Ecco tutto. SINDACO - le par poco. E se reagivano? BRIGADIERE - Avrei fatto davvero valere sulla forza del numero, la forza del diritto. Il soldato deve far rispettare a ogni costo la consegna, anche se ciò dovesse costare la vita. SINDACO - Bravo soldato. Ovunque nella Valsolda si parla di lei, della sua vivida giovinezza. Mi tolga un'altra curiosità. E' vero che è figlio di conte? BRIGADIERE - Fantasticherie. Fiamma gialla, ecco quel che sono, nella nobiltà dei miei sentimenti, nella forza della mia giovinezza, nella mia fedeltà e nelle mie aspirazioni. SINDACO - Nobile senza dubbio. Non si può nascondere la qualità del sangue. Come ha fatto ad adattarsi a una vita così piena di disagi, di sofferenze, di pericoli? BRIGADIERE - Io godo di trovarmi, sia pure in una vita tanto aspra, con le Fiamme gialle, che rappresentano l'espressione più alta dello spirito di sacrificio. E godo nel silenzio della montagna come godevano, nella vita spirituale, gli anacoreti. Ne sono entusiasta. In tutto trovo, con la bellezza, la vera poesia. SINDACO - Anche nel servizio? BRIGADIERE - Anche. Lei non potrà mai immaginare quale gioia provassi nell'episodio di Colmaregia, di cui abbiamo parlato. Si elevava sul dovere compiuto, nell'ora dolce dell'aurora, il canto che l'epopea trae dalla santità dell'umano valore. Non vedevo in quella beatitudine, senza confronti, che il volto della patria, sorridente agli insonni soldati del confine. Ed ero felice. SINDACO - Soldati davvero benemeriti per i quali sento nuova, più viva simpatia. BRIGADIERE - Lei, ma gli altri? SINDACO - L'opera che danneggia i particolari interessi non è generalmente gradita. Qui poi, che sono un po' tutti contrabbandieri, peggio che mai. Ma ciò non toglie nulla alle loro benemerenze. BRIGADIERE - (in tono scherzoso) Anche lei contrabbandiere? SINDACO - Non saprei dire, o meglio, per le frodi di confine, potrei rispondere con la divina saggezza: "Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra". BRIGADIERE - Ho capito. Stia attento che non cada anche lei nella mia rete. SINDACO - (scherzosamente anche lui) Briccone di un Bimbo! Rete anche per il Sindaco? BRIGADIERE - Rete però di qualità pregiata. Diavolo! So come trattare i miei clienti. SINDACO - La ringrazio di questa particolare attenzione. Non per nulla sono il primo cittadino. E ora la lascio nelle sue meditazioni, che sono altrove aspettato. Mi venga, mi venga a trovare a San Mamette, ma senza la rete. BRIGADIERE - Pesca grossa sarebbe, clamorosa, che darebbe al Bimbo più chiara rinomanza. (Dopo i saluti di cortesia il Sindaco se ne va. Poco dopo giunge, dalla parte del portico, la signorina Anita). BRIGADIERE - (liricamente) Venga, venga, signorina: venga a unire la sua grazia alla poesia dell'ora, all'incanto del luogo. La cascata di Rescia laggiù canta al lago; il bosco alla montagna; il poeta alle anime. Lei, colma di melodie, venga a cantare ai sogni. ANITA - (bruna, con l'avvenenza dei diciotto anni) Graziose le immagini. E lei, a chi canta lei? BRIGADIERE - Al cielo, alla terra, all'infinito, con lo spirito di quel poeta, (indicando la villa di Fogazzaro) poiché qui la vita è bella. ANITA - Bella per chi la sa godere e quel poeta, che riempie di sè tutto questo piccolo mondo, da lui chiamato antico, la sa godere. BRIGADIERE - Anima musicale. ANITA - Ama Fogazzaro? BRIGADIERE - E' col suo fascino il mio poeta del momento. ANITA - E anche, senza dubbio, con l'ansia, con le visioni, con il pianto di Miranda. BRIGADIERE - Che ai giovani molte cose insegna. Si pensa in quel pianto che molti incontri non dovrebbero avvenire, per la pace delle anime. ANITA - E perché? BRIGADIERE - Io me ne andavo solo e quasi sereno, come Miranda, per la mia via, quando una figura di donna è sorta a turbare il mio cammino. ANITA - Turbare, perché? Strano invece può apparire il rifiuto ad ascoltare, nella legge delle armonie, il canto che giunge, con dolci vibrazioni, da altra anima ansiosa di vita, maggiormente quando si sa che la meta ultima, verso cui cammina l'uomo, è sempre costituita dalla donna, nella sua bellezza, nella sua poesia. BRIGADIERE - Ma io non sono che un Bimbo, come qui ancora mi chiamano con materna tenerezza: Bimbo che cammina su una via coperta di ombre. L'uomo, se è onesto, non deve favorire, anche se ne sanguina il cuore, le lusinghe della giovinezza. ANITA - E allora? BRIGADIERE - Ascolti una parola franca, sincera, affettuosamente fraterna. ANITA - Ed è? BRIGADIERE - Di accogliere la voce del giovane di Albogasio, che può renderla felice. ANITA - (turbata) In che modo? BRIGADIERE - Col suo amore, in una casa ricca di agi, piena di suoni, bella di promesse. ANITA - (con tristezza) Altra sventura per la donna di non essere compresa nelle ansie, nelle passioni, nel suo spirito. BRIGADIERE - Ma i castelli che la donna, nel giovanile entusiasmo, edifica nell'aria, crollano quasi sempre nell'incontro con la cruda realtà. Questo io so. ANITA - In un pessimismo però strano per un giovane, quando la fede e i forti propositi dovrebbero sorreggere la giovinezza. BRIGADIERE - Se non vi fossero le nubi a oscurare le luci dell'aurora. ANITA - Serenata la nostra non intonata, nei freschi nostri anni, alla dolcezza dell'ora. (S'ode a questo punto nella villa, già avvolta di ombre, il suono del pianoforte). BRIGADIERE - (dopo d'aver un po' ascoltato) La signorina Maria? ANITA - Sì. Tutte le sere, a quest'ora, come in un rito, suona per placare, forse, il suo spirito agitato; forse per elevare in fiamma, la fantasia del padre poeta. BRIGADIERE - (con senso di compassione) Povera Ombretta! ANITA - Anche lei, nella giovinezza mutilata, non è felice. BRIGADIERE - Ma è rassegnata dal danno della paralisi e piena di bontà. Sarò orgoglioso un giorno di poter dire d'aver parlato con lei e d'aver parlato con il suo grande genitore. (Additando poi il terrazzo) Eccolo là, il cantore di Miranda. Declama. (Chiaramente odono, come a conclusione di un canto) Tace il mio cor da sommo a imo ed ombre lievi di sogni vi errano, di amori vani di vita. BRIGADIERE - (ripete, con mestizia) Amori vani di vita. ANITA - Dolce poeta. BRIGADIERE - Molti di quei fantasmi, che affollano a quest'ora la sua mente accesa, saranno, a spirituale godimento, trattenuti; altri, forse i più belli, svaniranno sul far del giorno, con le ombre della notte. Ma nulla muta, con il pianto e con il riso, nelle umane vicende. SOFIA - (sorella minore di Anita, che giunge d'improvviso con l'amica Giuseppina) Tubano bene i colombi. Bravi, bravi. GIUSEPPINA - Lasciamoli tubare nella beata dimenticanza. SOFIA - E' nello spirito del cantore di Miranda. BRIGADIERE - Che era là a raccogliere le voci del lago, dei monti, delle stelle e delle anime in pena. GIUSEPPINA Per ritrasmetterle nelle anime avide di armonie. SOFIA - Ma anche il nostro Bimbo, tormento di molti cuori, è poeta. BRIGADIERE - Vorrei esserlo. GIUSEPPINA - Per cantare anche di noi? BRIGADIERE - Perché no? SOFIA - E cosa direbbe? BRIGADIERE - Che sono le tre Grazie. GIUSEPPINA - Troppo poco. E di me? BRIGADIERE - Che è la più birichina, ma piacevole, simpatica, bella nei capelli castani, nel viso d'avorio, nei grandi occhi neri di fata. GIUSEPPINA - Basta, basta, ché il troppo incenso mi dà alla testa. SOFIA - E di me? BRIGADIERE - Degna di pennello. Graziosa, bella nel biondo dei capelli, nella soavità degli occhi, nella dolcezza del sorriso. SOFIA - Basta, basta anche per me, che perdo il senno. GIUSEPPINA - Consacrato poeta, nel verso sciolto. SOFIA - (poiché la sorella tace) E di Anita? BRIGADIERE - Che è la più cara, la più mistica, la più vicina al cuor del poeta. (L'Anita se ne commuove e poiché le altre applaudono) Piano piano che il vero poeta potrebbe essere turbato, dietro quelle imposte, nelle alte sue visioni. GIUSEPPINA - Anche l'ora invita a parlar piano. (Il suono dell'Avemmaria della vicina chiesa li tiene un po' raccolti, come in preghiera. Dopo) BRIGADIERE - Ave Maria! Ecco l'ora più mesta per i finanzieri nella solitudine della montagna. Quando le ombre avvolgono le valli, i boschi, i monti e le campane invitano alla preghiera, piange il loro cuore. GIUSEPPINA - E nella notte? BRIGADIERE - Tra i trilli d'insetti, i fruscii di foglie, i sospiri di esseri invisibili, si resta come smarriti. Solo con l'apparire dell'aurora l'anima mesta, con un senso di ineffabile freschezza, si riconforta, si riaccende alla gioia, alle speranze della vita. E l'Avemmaria del mattino è tanto dolce, quanto è mesta l'Avemmaria della sera. Si vorrebbe essere allora, per cantare con gli uccelli, poeta. SOFIA - (con molta grazia) - Bimbo, da dove è venuto a gettare qui lo scompiglio? BRIGADIERE - Dalla regione che ha i monti, le valli, i boschi come la vostra regione. Non ha il lago, ma ha il mare profondo, tempestoso come il cuore umano. GIUSEPPINA - Se ne torni allora al suo mare. ANITA - Non la tempesta ama il Bimbo, ma la placidità del lago, sulle cui rive si costruirà una villetta, con fiori attorno, verde, silenzio. GIUSEPPINA - E poesia, non è vero? A me sembra che da questa villa si vada diffondendo quella malattia romantica del secolo che non tocca, però, come quello di tante altre ragazze, il mio cuore. BRIGADIERE - Brava, Giuseppina. Non si faccia abbagliare da false luci. E lei signorina Sofia? SOFIA - Io mi vado a far monaca. BRIGADIERE - Eh, eh! Per servire da modella, con gli occhi pensosi e i capelli biondi, a qualche altro frate Angelico, non è vero? (Tutti ridono) GIUSEPPINA - Certo, sarà una bella graziosa monaca, ma io non ci credo. (Nella villa si riode, dopo una pausa, il suono del pianoforte. Ma mentre nel muto godimento ascoltano, un finanziere, che appare dalla parte del portico, rompe l'incanto). FINANZIERE - (al brigadiere che va verso di lui) Contrabbandieri numerosi sono in vista sul confine. Si chiedono, lungo la linea, rinforzi. BRIGADIERE - Non lasciano mai tranquilli queste canaglie. Vengo, vengo. (Il finanziere saluta e se ne va). GIUSEPPINA - (che ha intuito qualche cosa) Che succede?... BRIGADIERE - Ciò che è nelle comuni vicende: canto e pianto, sempre, lirica e dramma. Debbo andare. ANITA - Se ne va? BRIGADIERE - Vado nel bosco, non a scrutare in delizia nella profondità dei cuori, ma, con turbamento, nelle ombre fitte della notte. (Saluta in fretta le ragazze e s'allontana. Il pianoforte suona ancora musica che intenerisce sempre più). GIUSEPPINA - (nella mestizia) Povero Bimbo! ATTO TERZO In montagna, nella mestizia del novembre, ai margini d'un bosco, il brigadiere e un appuntato, con tutto il necessario, sono di servizio. (Saccapelo, saccapane con provviste e tutto quanto è necessario per il servizio di alta montagna). BRIGADIERE - (rivolgendosi all'appuntato) Dopo la luce le ombre. Da qualche tempo non riusciamo a fare più nulla e i contrabbandieri passano e gongolano. APPUNTATO - Tutte le nostre astuzie sono state ormai scoperte. Occorrono altri metodi, per altri successi. Troppo estesa la linea da vigilare e il Cecchin, nostro maggiore avversario, è un demonio di scaltrezza e d'attività. BRIGADIERE - Se lo potessi acciuffare! APPUNTATO - Non sarebbe difficile se si riuscisse a vincere certi scrupoli. Il Cecchin, fortunato in questo ultimo tempo, sa che da un momento all'altro potrebbe andare a far compagnia al fratello, nella casa dalle finestre a scacchiera. BRIGADIERE - Vuoi dire? APPUNTATO - Se cercasse con l'oro un più facile passaggio, si potrebbe mettere in atto la finzione. Non bisogna avere scrupoli per chi non rispetta le sacre leggi della patria. BRIGADIERE - E' vero, ma per le mezze coscienze. Coprirsi di foglie d'estate, di neve d'inverno, per attendere, non visti, i frodatori, può essere lodevole; fingere un accordo per poi sorprenderli al varco, non è lodevole. APPUNTATO - Se l'iniziativa fosse nostra. Ma quando, o con danaro o con donne, si tenta di minare la santità del dovere, allora alla frode è lecito rispondere con la frode. BRIGADIERE - Secondo i casi. Ma io non ammetto che si ricorra all'insidia quando abbiamo, dalla nostra parte, la forza delle leggi. APPUNTATO - Per me, brigadiere, tutto quanto si usa per colpire il disonesto, è buono. Occhio per occhio, ed è saggezza antica, inganno per inganno. BRIGADIERE - Saggezza ormai superata. APPUNTATO - Intanto da Porlezza si scrive: "Che fa Oria? Si è addormentata sui primi facili allori? Sveglia, sveglia". BRIGADIERE - Eh, sì, sveglia! Eppure qualche cosa bisognerà fare. APPUNTATO - Bando, quindi, agli scrupoli. Viviamo in un mondo guasto, caro brigadiere, da lei, per la giovane età, non ancora bene conosciuto. Ovunque ipocrisia, falsità, inganno. L'altro giorno il vecchio Gentilini, già fiamma gialla, che era alla pesca, mi spiegava il modo di prendere la tinca, pesce astuto: modo che andrebbe bene per i contrabbandieri. BRIGADIERE - Sarebbe? APPUNTATO - Ecco. Per un mese, secondo il Gentilini, si doveva gettare, in un dato punto del lago, abbondante esca. La tinca, che vi giungeva, guardinga, le girava attorno: s'avvicinava come se la fiutasse; con un guizzo s'allontanava; vi tornava: l'abbandonava. Così il giorno dopo e per molti giorni. Quando finalmente tutte le diffidenze parevano vinte e mangiava, scendeva la lenza e la tinca era presa. BRIGADIERE - Ma i contrabbandieri non sono tinche. APPUNTATO - No. Noi dovremmo essere le tinche; la Pina, che spesso viene a trovarla, l'esca. Bisognerebbe solo saper ritorcere, con spregiudicata abilità, questa esca ai loro danni. BRIGADIERE - Con l'aiuto della Pina? APPUNTATO - Già, della Pina, che dimostra per lei viva simpatia. BRIGADIERE - Ne diffido. La Pina mi circuisce forse per far dispetto all'Anita; forse per indurmi a qualche atto di debolezza. Ha uno sguardo che non mi piace. Talvolta mi fa certi discorsi... Ma lasciamo andare. APPUNTATO - (che guarda col binocolo in basso) Eccola laggiù che sale, ma non è sola. E' in compagnia di Tonio... almeno mi pare. BRIGADIERE - Tonio? Non inferiore al Cecchin negli intrighi e nell'audacia. Uomo pericoloso e quando gira bisogna chiudere le porte, ossia rafforzare la vigilanza al confine. APPUNTATO - (guardando anche lui) Ma ecco che si separano. La Pina viene su da sola. Qualche imbroglio le è stato affidato. Il dramma incomincia. BRIGADIERE - Davvero. Si scrivono, spesso, con torbido animo, tante sciocchezze per il teatro e nessuno ha mai pensato, almeno che io sappia, di portare sulla scena il dramma che si vive tra queste montagne e che rappresenta, nei più vivi contrasti, le ansie, i tormenti, le passioni umane. APPUNTATO - Lo scriva lei. BRIGADIERE - Così i sacerdoti di Minerva, gelosissimi del loro santuario, mi lapiderebbero. APPUNTATO - Ma una delle attrici del dramma s'avvicina. La scena che segue è per due sole persone. Si ricordi che gli applausi più forti vanno a chi è il più bravo nel giuoco delle finzioni. (Esce) PINA -(che intanto è giunta; ragazza vivace, sui venticinque anni, piena di vita, con gerla sulle spalle) Sono sempre qui loro, in questa loro vitaccia. BRIGADIERE - Questo è il nostro destino, cara Pina. Ma il caso non è poi tanto disperato, ché nostri sono i boschi, ricchi di silenzio e nostri fedeli amici le volpi, i camosci, le aquile che vi abitano. PINA - Sì, ma ciò non toglie che la loro vita non sia piena di disagio, di sofferenze, di pericoli. Io non la farei per tutto l'oro del mondo. BRIGADIERE - Perché a lei, nata qui, sfugge la bellezza di questa solitudine, illuminata spesso e confortata da ninfe, graziose come lei. PINA - Lei mi vuol canzonare. Io non sono che una povera donna, sperduta nel buio. BRIGADIERE - Non vi è buio per la giovinezza. La giovinezza è come un astro che risplende di luce propria, e lei è giovane. PINA - Con la mia gerla e il mio lavoro. BRIGADIERE - Appunto, dove è diretta a quest'ora? PINA - Alla cascina, presso la Madonnina del Faggio, a guadagnare la vita. BRIGADIERE - Quantunque potrebbe vivere anche senza lavorare. Ma le donne lombarde non amano l'ozio. Brave, brave. PINA - E allora vado. BRIGADIERE - Ma si fermi ancora un poco a riscaldare la mia solitudine. La sua compagnia mi è molto cara. PINA - Le sarebbe invece più cara la compagnia di qualche altra che fa, con i libri, la signorina. BRIGADIERE - (che intanto avvicinandosi le toglie la gerla dalle spalle) Lei soltanto, in questo momento, col profumo dei fiori e dei pini, è nei miei occhi e nel mio cuore. Segga, segga. PINA - (che con un grazioso sorriso si mette a sedere) Gli uomini sono tutti uguali nel raccontare fandonie, nel tendere la rete, entro cui la povera donna finisce sempre di cascare. BRIGADIERE - Ma io dico la verità. PINA - Mi pare che abbia fatto lo stesso discorso, laggiù, vicino al lago, alla signorina dei libri. BRIGADIERE - Non propriamente uguale. PINA - E che prova ne può dare? BRIGADIERE - Tutte le prove che vuole. (Poiché è seduto si alza, le si avvicina, l'accarezza) Sii buona, Pina. PINA - (che riceve sorridente la carezza) Benedetta giovinezza, fuoco sempre in fiamma. Se si potesse vivere liberi. BRIGADIERE - Non siamo noi liberi? (La carezza di nuovo, la bacia) PINA - Stia fermo. La è un baloss. BRIGADIERE - Va bene. Come vuole lei. Mi dica, Pina: chi era quell'uomo che era con lei laggiù? PINA - E perché lo vuol sapere. BRIGADIERE - Così, un po' per curiosità, un po'... non so... mi da fastidio vederla con un altro uomo. PINA - Bugiardo. BRIGADIERE - Mi creda. Era forse Tonio di Puria? PINA - Sì. Tonio di Puria è lontano mio parente. BRIGADIERE - Allora poco male. E perché era qui? PINA - Pareva che andasse alla ricerca di martore. BRIGADIERE - No, Pina. Egli girava da queste parti per altre ragioni. PINA - Povero Tonio! Fa un po' di tutto per campare la numerosa famiglia, in questi tempi di tanta miseria. BRIGADIERE - Fa anche quello che non dovrebbe fare. PINA - Ruba? BRIGADIERE - Qualche cosa di peggio. PINA - Il contrabbandiere forse? BRIGADIERE - Sì, il contrabbandiere e il più attivo. PINA - Ma li lascino un po' vivere questi poveretti. Chi al confine non è contrabbandiere? E rischiano per vivere la libertà e la vita. BRIGADIERE - Vadano a fare un altro mestiere. PINA - Quale, quando qui non vi è lavoro? O fare il contrabbandiere o andare in giro e cenciosi e disperati per il mondo. Non vi è altra scelta. E poi, per quanto so, vi è il puntiglio, la tradizione, il piacere del rischio. BRIGADIERE - Anche per noi allora vi è il piacere, acciuffandoli, nel compiere il nostro dovere. PINA - Con questo loro dovere! Non si sente dire altro da loro. Anche lei ci tiene tanto a questo dovere? BRIGADIERE - E' la mia vita. PINA - Ora capisco perché fugge le donne. BRIGADIERE - Fuggo le donne? Tutt'altro. Vi è soltanto una distinzione: il dovere fiammeggia, prepotente, nella coscienza; la donna nel cuore. PINA - (con civetteria) Sente qualche cosa anche per me?... BRIGADIERE - Certo. Con questi bei capelli, Pina. (Carezzandoli) Morbidi come seta; biondi, come spighe che ondeggiano alla carezza del sole. E' proprio un peccato che certe bellezze, vivide di sogni e di vita, debbano appassire, quasi sconosciute, come fiori di bosco. Non ha mai pensato, Pina, di lasciare queste montagne? PINA - Una volta andai a Milano, presso una zia, maritata laggiù. Che brutti giorni! Vedevo tutti correre di qua e di là, come se fossero in ritardo. Mi venivano le vertigini in mezzo a quello strano movimento, in quel confuso vociare da manicomio. Non vedevo l'ora di tornarmene a casa. E' tanto bello il nostro lago! BRIGADIERE - Sa, Pina, che con questa sua disinvoltura, si rende sempre più simpatica! La vorrei vedere in altre condizioni. PINA - E lei? Non so come faccia, delicato e civile com'è, a reggere questa vita da lupi. BRIGADIERE - Per vivere, a servizio della patria, in dignità. PINA - (che lo guarda con significativa tenerezza) E' proprio un bimbo. Ma ci sono tanti altri modi di vivere. BRIGADIERE - Sarebbero? PINA - Modi anche facili, quando non si avessero tanti scrupoli. BRIGADIERE - E' vero. Ho molti scrupoli a ricorrere a certi sistemi. Ma se lei, per la bontà del fine, mi incoraggia... PINA - (interrompendolo) Quindi sarebbe disposto... BRIGADIERE - Ad accogliere le sue confidenze. PINA - Bravo. Le voglio dare un bacio. Bisogna sapersi industriare, per vivere, a questo mondo. BRIGADIERE - A quale condizioni? PINA - Non comprendo. BRIGADIERE - Voglio dire: a quali patti. PINA - Nessuno, almeno per quanto mi riguarda. Lei sa che le voglio bene e che la voglio aiutare. BRIGADIERE - Adunque, mi dica Pina. Il Cecchin e la sua banda me la fecero la settimana scorsa. Ne ho le prove. Sa dove portarono il loro carico? PINA - (un po' contrariata) Non so niente del Cecchin, io parlo del Tonio. BRIGADIERE - E mi dica, se veramente mi vuol bene: cosa il Tonio sta preparando ai nostri danni?... PINA - Ai loro danni? Non mi sono bene spiegata. BRIGADIERE - Si spieghi meglio, allora. PINA - Bimbo! Le voglio bene e cerco il suo bene. (Lo accarezza ancora, con civetteria raffinata) BRIGADIERE - Parli, adunque. PINA - Tonio, che è molto generoso, vorrebbe aiutarla... BRIGADIERE - Aiutarmi! In che modo? PINA - Sa che vuol tanto bene a sua madre... Per il suo buon cuore vorrebbe aiutarla... Non so... a fornire a lei... BRIGADIERE - Denaro... (Ironico) Generoso davvero. PINA - (che ritiene di aver superato lo scoglio) Brutta è la loro vita, ma anche quella dei contrabbandieri è brutta... Se si potessero mettere d'accordo, così... nel silenzio del bosco... BRIGADIERE - Già, nel silenzio del bosco... nell'oscurità della notte... PINA - E nessuno saprebbe niente. BRIGADIERE - Nessuno saprebbe niente... Ma cosa vogliono da me? PINA - Glielo dirà Tonio, che desidera parlarle. BRIGADIERE - Nel bosco che non vede, nella notte che non sente, non è vero? Ma oltre il bosco, oltre la notte, vi è qualche altra cosa, mia cara, che vede e sente. PINA - Ed è? BRIGADIERE - Un senso radicato nella profondità dell'essere, in molti addormentato, in altri desto e in attesa vigilanza... PINA - Non capisco. BRIGADIERE - Meglio così, ché il discorso su questo argomento sarebbe lungo. (S'ode a questo punto una voce che i montanari gettano, come un ululato, per richiamarsi o per certi avvertimenti, da una vallata all'altra. Poco dopo d'ode il suono dell'Avemmaria delle parrocchie della Valsolda, che infonde mestizia). PINA - (come destandosi, e alzandosi) Caro Signor è tardi. Debbo andare. (Rimettendosi la gerla sulle spalle) Allora? BRIGADIERE - L'accompagno per un tratto. (Escono. S'ode ancora qualche suono lontano di campane, qualche grido di allocco, qualche altro richiamo. Nel rientrare in scena) "E allora?" Un accidenti allora. Sono davvero pericolose queste donne che con le moine, le carezze, il fascino sanno tendere la rosea rete che nasconde il veleno, la rovina... Vedremo, Pina, chi la vincerà. APPUNTATO - (che è tornato) Ebbene? BRIGADIERE - Non s'accontentano questi manigoldi di frodare, voglio anche corrompere e la Pina, con la sua procace esuberanza, ne è l'anima dannata. Mi ci ha voluto la forza di S. Antonio questa sera per uscirne salvo. Non l'esca, ma una grossa trappola ci vorrebbe, come quella per i lupi, per rispondere degnamente alle infami insidie. APPUNTATO - Che aspetta? Non mi spiego, brigadiere, le sue titubanze dinanzi a questi malefici tentativi. Fingere, fingere e operare senza scrupoli contro questi maledetti. BRIGADIERE - Ecco il punto difficile. Non sono fatto, ripeto, per gli inganni, anche se diretti contro i malvagi. APPUNTATO - Allora le debbo dire, e scusi la mia franchezza, che ha sbagliato carriera. Si ricordi che il fine, secondo l'antica saggezza, giustifica sempre il mezzo. BRIGADIERE - Credevo che tutto qui fosse puro come l'aria, come l'acqua, come le nevi che ammantano le cime... Invece anche qui... APPUNTATO - (interrompendolo) Tutto il mondo è paese. Bene e male ovunque. BRIGADIERE - Anche in costoro, come ebbero a dimostrare nella tragedia di Seghebbia, ove accorsero e si prodigarono, per la salvezza dei nostri, con rischio personale. Gesto da non dimenticarsi. APPUNTATO - Ma non può impedire dal compiere tutto il nostro dovere. BRIGADIERE - Ma senza inganno. Questo io dico. APPUNTATO - (Guardando da una parte) Viene qualcuno. BRIGADIERE - E' Tonio. Non vuol perder tempo il marrano. Battere il ferro, pensa, quando è caldo. Lo arresterei subito. APPUNTATO - Questo no. Bisogna saper sviluppare gli eventi, per il fine ultimo. Intanto mi allontano. E' bene che rimangano soli, in quest'altra scena, l'uno di fronte all'altro. (Se ne va. Poco dopo giunge Tonio, uomo robusto della montagna, con sguardo cupo. Mentre i due, che si trovano di fronte, si guardano ambiguamente e la discussione sta per iniziarsi) ATTO QUARTO In alta montagna, coperta di neve, nelle feste di Natale. Due finanzieri, ricoverati in una grotta, sono con le loro provviste (saccapelo, saccapane e altro) in appostamento. Pomeriggio. Cielo plumbeo, con minaccia di nuova neve e di bufera. Sono in qualche modo seduti. Uno legge; l'altro è in pensoso raccoglimento). 1° FINANZIERE - (alzandosi dopo un po' e stropicciandosi le mani, come per riscaldarle) Ma smettila un po' di leggere... 2° FINANZIERE - (Non se ne dà per inteso. Fa una scrollatina di spalle e continua nella lettura) 1° FINANZIERE - Oh... l'ho con te. Non rendere più tetra questa solitudine con il tuo mutismo. 2° FINANZIERE - Ma lasciami in pace. Piuttosto, se vuoi vincere la noia, leggi anche tu. 1° FINANZIERE - Se fossi gonzo. Odio i libri che ebbero ad avvelenare la mia adolescenza. 2° FINANZIERE - Come, come? 1° FINANZIERE - Sì, sì. La mia giovinezza fu appunto avvelenata dai libri, imposti a me dall'ambizione de' miei genitori. Facevano i sarti, lasciate fare pure a me il sarto. Invece no. Invece, contro la mia volontà e le mie attitudini, dovevo studiare, con il bel risultato d'essere a casa maltrattato, a scuola rimproverato dagli insegnanti, beffeggiato non a torto dai compagni. Rammento quando chiamato a conferire andavo a cercare sulla carta, tra la generale ilarità, Madrid nel cuore della Russia, Parigi in Africa, il Monte Bianco nella catena degli Urali. E nella storia? Venivano fuori, nelle risposte, vere cartoline allegre per il pubblico. 2° FINANZIERE - Certo, lo studio forzato è una vera tortura e non serve che a creare sfaccendati nella vita, scontenti, imbroglioni. 1° FINANZIERE - E i genitori, pieni di vanità, non la vogliono capire. Si è contadino, si faccia il contadino; si è operaio, si faccia l'operaio. Ma lasciamo andare, ché su questo argomento vi sarebbe da scrivere un romanzo e doloroso. 2° FINANZIERE - Tutti però, anche gli operai, se non allo studio, si dovrebbero dedicare alla lettura, che eleva, che riempie l'anima, ansiosa di luce, di pensieri, di santi desideri. 1° FINANZIERE - Quando, con i romanzi gialli, non spinge al delitto... Vivevano così bene, i nostri antenati, nella loro placida ignoranza. 2° FINANZIERE - Come i ciechi, nel loro eterno buio. No, no. Non sono del tuo parere. 1° FINANZIERE - Si può sapere, in questo tuo stato di grazia, che leggi?... 2° FINANZIERE - La mesta storia di Franco e di Luisa, dei quali parlano i paeselli in vista, il lago, questa stessa montagna. 1° FINANZIERE - Il "Piccolo mondo antico"? 2° FINANZIERE - Nella bellezza del suo stile, delle sue ansie, delle sue armonie. 1° FINANZIERE - L'ho letto con godimento, e ho visitato i luoghi e parlato con i personaggi del romanzo, viventi in Valsolda, con commossa devozione. 2° FINANZIERE - Riconciliazione allora con i libri. Bravo. Dovresti ora leggere quest'altro gioiello dello stesso autore. (Gli porge il libro che prende dal tascapane) 1° FINANZIERE - Ed è? 2° FINANZIERE - Miranda, uccisa dal troppo amore. 1° FINANZIERE - Nuovi tormenti ai tanti tormentati? No, no. Leggerò Miranda quando rinverdiranno i boschi, torneranno i canti in queste valli, l'azzurro sul lago, il sereno nel mio spirito, oscuro oggi come è oscura l'aria che ci avvolge. Oggi in me domina soltanto il pensiero di questa nostra vita da lupo. Ma i lupi hanno una tana... 2° FINANZIERE - E noi questa grotta... 1° FINANZIERE - Tolta, per la ragione del più forte, al camoscio. 2° FINANZIERE - Povero camoscio! Dove sarà andato a finire? 1° FINANZIERE - Nella neve, dove eravamo noi. Un po' per ciascuno. Questa sera ci ridaremo il cambio. 2° FINANZIERE - Tutte cose allegre. 1° FINANZIERE - Allegre, sì! Ma chi pensa a noi, mentre in queste sante giornate, nella tregua degli affanni, non vi è casa, non vi è tugurio che non siano riscaldati, confortati dall'umana pietà? Chi conosce questa nostra vita? 2° FINANZIERE - Lasciamo ora leggere. 1° FINANZIERE - Leggerai dopo; parliamo ora. Non vale neppure il sacrificio della nostra giovinezza a scuotere l'altrui noncuranza. Ai funerali delle vittime di Seghebbia chi c'era? Io assistetti al passaggio delle bare. La piccola banda che tanta tristezza, con le funeree note, infondeva nella vallata e nel mio animo, era costituita da contrabbandieri; da contrabbandieri era costituito l'accompagnamento pietoso. Gli altri, cioè i governativi? Assenti. Ecco la lacrimevole nostra condizione. 2° FINANZIERE - Non ti rammaricare ché verrà giorno in cui questi sacrifici risplenderanno di vivida luce nella riconoscenza nazionale. 1° FINANZIERE - Lo credi tu? 2° FINANZIERE - Se lo credo?... Ne sono sicuro. Lo esigono le nostre vittime, la nostra storia senza macchie, l'importanza del nostro servizio. Noi con i nostri sacrifici, con la nostra fedeltà, con il nostro sangue stiamo preparando il fausto evento. Un giorno, forse non lontano, entreremo, con squilli festosi e a bandiera spiegata, tra i generali applausi, in seno alle migliori forze armate dello Stato. E se vi fosse una nuova guerra, come vi sarà per la riconquista di nostre sacre terre, i finanzieri rinnoverebbero le gesta gloriose dei finanzieri di Bezzecca, di Padova, del Tevere elogiati da Garibaldi, ammirati dal vecchio generale Zucchi, esaltati da Luciano Manara. 1° FINANZIERE - Ed io elogio te per il tuo elevato spirito, per la conoscenza della nostra storia, per le tue speranze. Intanto, mentre in tutto il mondo della cristianità si fa festa, noi siamo, come il camoscio, nella più desolata solitudine. Aspetta tu i riconoscimenti; io, finita la ferma, me ne andrò. 2° FINANZIERE - A fare il sarto? 1° FINANZIERE - Qualche cosa farò. 2° FINANZIERE - Io resto. Questa vita quasi romantica, s'adatta al mio spirito assetato d'avventure e di solitudine. 1° FINANZIERE - Vita da eremita e peggio. 2° FINANZIERE - I soli che capivano la poesia degli spechi e del silenzio. E' davvero bello vivere su queste alture, vicino al cielo, lontano dalle cattiverie del mondo. 1° FINANZIERE - Non tanto. Mi sai tu dire che cosa avviene in questi giorno intorno a noi? Io non mi ci raccapezzo più. Ordini, contro-ordini, spostamenti di qua, spostamenti di là. Vi è nell'aria rumore di tempesta. 2° FINANZIERE - Anch'io in tutto questo movimento non ci vedo chiaro. Da ventiquattro ore aspettiamo ordini e questi ordini non arrivano e la neve continua a cadere, a ricamare, nei rami e nei cespugli, morbidi trine. 1° FINANZIERE - Questa volta credo che il brigadiere vada preparando qualche cosa di grosso. La caserma da ieri è rimasta vuota. Una pattuglia di qua; un'altra pattuglia di là. Voi fatevi vedere; voialtri no, anche se la neve vi dovesse coprire. Credo che la rete sia stata abilmente tesa. 2° FINANZIERE - Stiamo a vedere. Conviene intanto tenere gli occhi bene aperti. 1° FINANZIERE - (che guarda col binocolo in basso) Oh! Oh!... Mi sembra di vedere un uomo laggiù, appoggiato a un albero, come in vedetta. 2° FINANZIERE - Dei nostri? 1° FINANZIERE - Non mi sembra. 2° FINANZIERE - (che guarda anche lui col binocolo) No, non è dei nostri. (Guarda verso l'altro) Nessuno lassù. 1° FINANZIERE - (che vi guarda pure lui col binocolo) Mi sembra di vedere invece una testa, dietro una roccia, sotto Colmaregia. 2° FINANZIERE - (Guardandovi di nuovo) E' vero. Il mistero aumenta. 1° FINANZIERE - E' dramma e in pieno svolgimento. 2° FINANZIERE - Sento nell'aria che diviene sempre più opaca, nella neve che cade sempre più fitta, nella bufera che cresce, un non so che di oscuro. 1° FINANZIERE - E uomini si muovono in questa solitudine bianca con ansia mortale, silenziosi come fantasmi, inesorabili come la corsa del tempo, pronti a colpirsi. 2° FINANZIERE - Zitto. Qualcuno s'avvicina. 1° FINANZIERE - Ma nessuno si vede. (Mentre così parlano due figure bianche, comparse da un lato, li fa balzare). BRIGADIERE - (che è una delle due figure vestite di bianco per confondersi con la neve) Bravi. Bella vigilanza. 2° FINANZIERE - Accettiamo il rimprovero. Il suo stratagemma è riuscito. (Mentre parlano, osservano con una certa curiosità l'altra figura, con gli occhiali neri e il cappuccio, molto ambigua. I due finanzieri si fanno, senza esser visti, segni significativi e come se si domandassero: "Ma chi è?" Debbono essere molto abili in questa mimica, su questo strano personaggio, dai segni curiosi). BRIGADIERE - Che c'è di nuovo? 1° FINANZIERE - Gente che spia in basso, gente che spia in alto. Sono chiari i segni di un qualche tentativo di sconfinamento. BRIGADIERE - Anche in alto? 1° FINANZIERE - Da dietro una roccia un uomo spia. BRIGADIERE - (che vi guarda) Non c'è nessuno in alto. 1° FINANZIERE - Ma sì che c'è, brigadiere. BRIGADIERE - Ti dico di no e basta. 1° FINANZIERE - Va bene. Mi sono sbagliato. BRIGADIERE - (guardandovi) In basso sì. Eccolo là il palo. Anche lui cadrà nella trappola. (Rivolto all'altro vestito di bianco) Non è vero? (L'altro annuisce senza parlare). Ora noi usciremo per un'altra piccola ricognizione. Torneremo presto. (Escono). 2° FINANZIERE - Io non ci ho capito ancora niente. Ma chi è colui che accompagna il brigadiere? 1° FINANZIERE - Figura strana. Non certo dei nostri. Qualche confidente, sotto mentite spoglie. 2° FINANZIERE - Con certe sporgenze sospette non sembra neppure un uomo. 1° FINANZIERE - Ma... stiamo a vedere. (Guardando in alto ancora) Io non capisco come il brigadiere non abbia voluto vedere l'uomo che è ancora lassù, a spiare. 2° FINANZIERE - E' tutto un mistero. Sembra però che il brigadiere stia operando su un piano preordinato, a partita doppia. 1° FINANZIERE - E tutte le altre guardie dove sono andate a finire?... 2° FINANZIERE - Altro punto oscuro. 1° FINANZIERE - Che presto senza dubbio sarà chiarito. 2° FINANZIERE - Ma il brigadiere, con il suo strano compagno, dove sarà andato? 1° FINANZIERE - Mi pare verso l'alto. 2° FINANZIERE - (guardando in basso) Il palo, sommerso forse dalla neve, è scomparso. (Guardando in alto) Anche lassù, più nessuno. 1° FINANZIERE - Con questo viavai non sono proprio tranquillo (E si muove, esce, guarda, ascolta, rientra. Appaiono tutt'e due agitati). 2° FINANZIERE - Il dramma incalza. (A questo punto s'ode, tra il rumore della bufera, nella parte bassa, il solito "Molla", seguito da voci confuse e da spari) 1° FINANZIERE - (con evidenti segni di compiacimento) La prima trappola è scattata e non a vuoto. 2° FINANZIERE - Ormai quel che è stato fatto, è stato fatto. 1° FINANZIERE - Non sono dello stesso parere. La partita è doppia. 2° FINANZIERE - No, che laggiù potrebbe essere soltanto una finta. Non sai come spesso fanno i contrabbandieri? Lasciano qualche sacco da una parte, per passare col grosso altrove. 1° FINANZIERE - E il nostro brigadiere lo sa. Ma questa volta, con quel coso vestito di bianco, vi deve essere qualche cosa di più complesso. (Ma mentre così parlano e fantasticano il "Coso" torna solo, destando nei due meraviglia). 1° FINANZIERE - E tu? Chi sei? 2° FINANZIERE - (poiché non risponde le si avvicina, togliendole la maschera) Oh!... Pina? PINA - (con tono di dolore) Per mia sventura! (E va su e giù per la scena, smaniosa, quasi infuriata) 1° FINANZIERE - Come tu qui? PINA - Sono proprio dei maledetti. 2° FINANZIERE - E il brigadiere? PINA - E' un mostro. Non me ne parli. Mi ha imposto di tornare qui, mentre lui è andato in alto, invece di andare in basso, secondo le mie istruzioni. 1° FINANZIERE - Ne avrà avuto bene le ragioni. Perché non doveva andare in alto? PINA - Andate, andate all'inferno. 2° FINANZIERE - Oh! Oh! Dopo tanti sorrisi, intenerimenti, blandizie... PINA - Che la valanga vi seppellisca tutti. 1° FINANZIERE - Anche il brigadiere? PINA - Lui per primo. Bastardo. (E la valanga, come mossa dalla maledizione, precipita fragorosa dalla parte in cui il brigadiere si era diretto. I tre ne restano colpiti). 1° FINANZIERE - (rivolto alla donna) Orditrice d'inganni e di malanni, che i fulmini ti colpiscano! 2° FINANZIERE - (che è uscito, rientra agitato) S'odono urli, in alto. (Rivolta alla donna) Sciagurata! 1° FINANZIERE - Vi dobbiamo accorrere. 2° FINANZIERE - E senza perdere tempo. (Nell'uscire, alla donna che rimane ripete): Sciagurata. PINA - (che è rimasta sola, si agita, si ferma, esce, rientra, ascolta, brontola e quando le sembra d'udire persone, abbandonando la grotta) Che la bufera vi soffochi, la neve vi seppellisca, anime dannate. (E si precipita verso il basso.) 1° FINANZIERE - (che giunge poco dopo, con evidente meraviglia di non trovarvi più la donna, accomodando con i saccapeli una specie di letto, brontolando) Ecco che cosa si guadagna a sfidare le oscure forze della montagna. Ma anche tu, maledetta, neppure con la tua fuga sfuggirai alla fatalità del dramma. (Non passa molto tempo che arrivano Tonio, l'appuntato e il secondo finanziere che portano a braccia il brigadiere, tolto dalla valanga, con una gamba rotta. Lo adagiano piano piano sui saccapeli). BRIGADIERE - (rivolto a Tonio, con evidenti segni di sofferenza) Che ne dice di tutto questo sconquasso? TONIO - Rientra, purtroppo, nella fatalità della montagna e della loro e nostra vita. BRIGADIERE - Penosa fatalità! Meglio, Tonio, se mi si fosse lasciato finire il mio cammino terreno nel morbido abbraccio della morte bianca. TONIO - Su, su, coraggio. BRIGADIERE - Coraggio! Ero troppo entusiasta di questa vita, troppo belli i miei sogni! Forza mi è ora di rientrare, come il collega di Seghebbia, con una gamba rotta, nella comune sterile vita. TONIO - Non bisogna mai disperare. L'importante è ora di provvedere al suo trasporto a San Mamette, senza perdere altro tempo. (Rivolto ai due finanzieri) Andiamo a cercare robusti rami per improvvisare una barella. (Escono) APPUNTATO - (che è rimasto, avvicinandosi premuroso al brigadiere) Soffre, brigadiere? BRIGADIERE - Molto e non soltanto nel fisico. Debbo dare un addio, mio caro appuntato, alla mia giovinezza, spezzata con la mia gamba. APPUNTATO - Ma non lo dobbiamo neppure pensare. Nulla ad ogni modo possiamo dire sulla gravità della sua ferita. BRIGADIERE - (che parla accorato) Molti ne gioiranno. APPUNTATO - Forse anche una persona che le vuol bene. BRIGADIERE - L'Anita? APPUNTATO - Perché no? Dal suo congedo potrebbe il suo cuore riaprirsi alla speranza. Ma lei resterà con noi. Guarirà. BRIGADIERE - Non vedo la Pina... APPUNTATO - Sarà fuggita, nel suo malanno. Credeva di giocare, la disgraziata, ed è stata giocata. BRIGADIERE - E i contrabbandieri, nel doppio gioco, crederanno di essere stati da lei traditi. Guai non glie ne mancheranno. APPUNTATO - E le sta bene. BRIGADIERE - Ma io non comprendo perché il Tonio non sia fuggito con gli altri. APPUNTATO - Avrà ritenuto inutile la fuga, una volta che era stato riconosciuto. BRIGADIERE - E il suo zelo nel trarmi dalla neve? APPUNTATO - Già. Anche a Seghebbia accorse tra i primi. BRIGADIERE - E così lo spirito, caro appuntato, è in piena tempesta. APPUNTATO - Non comprendo, brigadiere. BRIGADIERE - L'alternativa è dolorosa. Che fare? APPUNTATO - (che ha capito l'angustia) Il nostro dovere. BRIGADIERE - Quale? APPUNTATO - Di soldati. BRIGADIERE - Quello di condurre in caserma e in catena Tonio? APPUNTATO - Mi pare. Non c'è altro da fare. Domani giungerà a noi, a lei in modo particolare, l'alto superiore elogio. BRIGADIERE - Talvolta il dovere, tanto esaltato, entra in aspra lotta con quell'altra parte sensibilissima dell'anima che si chiama coscienza, gratitudine. Trascinare in catena un uomo che ti ha tolto, con suo pericolo, dall'artiglio della morte? L'elogio, che molto alletta, blandisce lo spirito per un giorno; il rimorso lo tortura per la vita. APPUNTATO - Potrei comprendere queste considerazioni, brigadiere, qualora si trattasse soltanto d'interessi privati; qui invece c'entrano gli interessi dello Stato. La giustizia deve avere il suo corso. Nel caso contrario ci renderemmo, tradendo la nostra missione, spergiuri. BRIGADIERE - Poteva il Tonio lasciarmi nella neve! APPUNTATO - E sua madre? BRIGADIERE - Già, mia madre! (All'appuntato che ha messo fuori le catene) Che fai? APPUNTATO - Preparo... BRIGADIERE - Aspetta... (A questo punto rientrano Tonio e i due finanzieri con una specie di barella) TONIO - (tranquillo più che mai) Volere è potere. Su, brigadiere, tra non molto sarà nelle calde corsie dell'Ospedale di San Mamette, colme dei canti di Natale. (Intanto il brigadiere è collocato sulla barella improvvisata) BRIGADIERE - Ma forte soffia la bufera. (Si deve vedere in fondo movimento di vento e di neve) TONIO - Che la forza dell'uomo saprà ancora vincere. Comunque il mio dovere, nei principi cristiani, è stato compiuto. Il resto a voi. (Balza a questo punto fuori del ricovero, come un camoscio e si precipita nella neve verso la Svizzera) BRIGADIERE - (sentendo nella sorpresa solo la voce del dovere, grida ai finanzieri) Rincorretelo... Arrestatelo... (Ma mentre i finanzieri stanno per lanciarsi all'inseguimento, in un nuovo mutamento) No... (E sulla tempesta) FINE DEL DRAMMA |