Andamento del campionato
Il campionato successivo alla rassegna iridata d'oltreoceano partì il 4 settembre 1994. Le due protagoniste d'inizio stagione furono il Parma di Zola e Asprilla, "provinciale" ormai divenuta solida realtà del calcio anni 1990, e la Roma del tandem sudamericano Fonseca-Balbo: le due squadre passarono in testa alla quinta giornata, alternandosi in vetta fino al 30 ottobre, quando la vittoria nello scontro diretto (1-0) permise agli emiliani di tentare la fuga.
Dietro di loro, nel mese di novembre guadagnarono terreno la nuova Juventus di Lippi, in costante crescita dopo l'iniziale rodaggio (e nonostante l'alluvione piemontese che contrinse i bianconeri a rinviare in gennaio il derby), accompagnata dalla Lazio di Signori e dalla neopromossa Fiorentina di Batistuta – questo ultimo capocannoniere al termine della stagione. Appena sotto le zone di vertice, appariva invece in crisi d'identità il calcio meneghino: i campioni uscenti del Milan, distratti dalla Champions League nonché da nervosismi interni che, tra gli altri, porteranno Gullit a un precoce ritorno a Genova, persero subito terreno; peggio andò all'Inter, peraltro passata a torneo in corso dalla proprietà Pellegrini a quella Moratti, che chiuderà il girone d'andata pochi punti sopra la zona retrocessione. Sorprese invece il Foggia che non sembrò fin qui patire il dopo-Zeman, stazionando sotto la nuova guida di Catuzzi nei pressi della zona UEFA.
Sul finire dell'anno solare emersero prepotentemente i bianconeri, i quali, pur privati dell'apporto del loro capitano Roberto Baggio, seriamente infortunatosi il 27 novembre a Padova e destinato a rimanere per cinque mesi lontano dai campi, trovarono nel ventenne Del Piero, esploso in poche settimane ai massimi livelli, nonché in un Vialli rigenerato dalla cura-Lippi, due delle pedine su cui puntare per la rincorsa al titolo, assieme alla definitiva affermazione del panzer Ravanelli e alla solidità del duo di centrocampo Sousa-Deschamps. Il 4 dicembre, in una delle gare spartiacque della stagione, la Juventus rimontò i viola al Delle Alpi (da 0-2 a 3-2 negli ultimi 20') grazie a un'invenzione allo scadere proprio di Del Piero – un pallonetto al volo rimasto negli annali – mentre sette giorni dopo, con la vittoria nella trasferta capitolina sui biancocelesti (4-3), guadagnò la vetta solitaria, con peraltro una gara in meno rispetto alle avversarie. Nonostante il passo falso della settimana seguente contro il Genoa, per un gol fantasma di Galante nel finale di partita, il successo al Tardini nello scontro diretto coi ducali (3-1), l'8 gennaio 1995, spinse la squadra torinese verso il simbolico titolo d'inverno.
Con l'inizio del girone di ritorno, il 29 gennaio, il torneo venne funestato dai fatti di Genova dove negli scontri tra tifosi genoani e milanisti, fuori dal Marassi venne accoltellato a morte il sostenitore rossoblù Vincenzo Spagnolo: l'episodio provocò la sospensione della partita e una settimana di stop a tutti i campionati nazionali, decisione che tuttavia non risolverà il problema della violenza ultras negli stadi italiani.
Tra febbraio e marzo una spregiudicata Juventus, interpretando meglio delle rivali la nuova regola dei tre punti a vittoria, con un gioco sempre votato all'attacco seppe accumulare un considerevole vantaggio; dunque, la squadra di Lippi non risentì troppo delle inattese sconfitte nelle due stracittadine nonché nella partita interna contro il Padova. La Vecchia Signora, nelle domeniche successive, amministrò il vantaggio conquistando matematicamente il tricolore il 21 maggio, con due turni di anticipo, battendo nettamente (4-0) a Torino un ormai sfiduciato Parma. I gialloblù di Scala, comunque appagati dal trionfo di quattro giorni prima nella finale di Coppa UEFA contro gli stessi bianconeri, si lasciarono quindi agganciare dalla Lazio di Zeman al secondo posto. Per la Juventus fu il ventitreesimo scudetto, affermazione che mancava ai piemontesi dalla stagione 1985-1986: un successo dedicato ad Andrea Fortunato, promettente terzino bianconero scomparso il precedente 25 aprile, non ancora ventiquattrenne, dopo aver lottato per quasi un anno contro la leucemia.
Tre settimane dopo i torinesi, conquistato il diritto a prender parte alla prossima Champions League, faranno propria anche la Coppa Italia nell'ennesimo confronto stagionale coi ducali, lasciando a questi lo slot per la partecipazione alla Coppa delle Coppe. La qualificazione alla Coppa UEFA fu così appannaggio delle due romane e delle due milanesi. L'ultima a ottenere il pass europeo fu l'Inter, in risalita e che, già braccata dal Cagliari, negli ultimi turni faticò a tenere a bada anche un Napoli forte di quattro vittorie consecutive; i nerazzurri riuscirono a prevalere sulle inseguitrici solo all'ultimo minuto dell'ultima giornata, con un gol di Delvecchio al Padova che andò a escludere proprio i partenopei, cui rimase la magra soddisfazione di essere risultata la migliore squadra del girone di ritorno.
La corsa per la salvezza premiò la Cremonese e il neopromosso Bari, tuttavia calato alla distanza dopo un buon avvio, mentre, pur a fronte di un girone di andata di spessore, un crollo di rendimento nella tornata conclusiva sancì il ritorno in Serie B del Foggia. Rimasero sul fondo della classifica la Reggiana e soprattutto il fanalino di coda Brescia: le rondinelle andarono incontro a una stagione totalmente fallimentare, perdendo consecutivamente gli ultimi quindici incontri di campionato e mettendo assieme appena 12 punti, che uniti a vari altri primati negativi, affibbiarono ai lombardi la poco edificante nomea di peggiore squadra nella storia della Serie A. L'ultima formazione a scendere di categoria fu il Genoa, sconfitto ai rigori dal Padova nello spareggio salvezza di Firenze.
|