Ecco Rampoldi, ex cuoco del Restaurant Casanova. Lo chiamavano Rampoldo, Rampoldino...
Ritrovo ancora vivi e in gamba i milanesi Spada, Frigerio, Sandri. Viene anche a trovarmi, per conoscermi, il caporale Giustino Sciarra, di Isernia. Ha una curiosa barbetta a punta, rossigna. Cordialità, simpatia, auguri. Si parla di un'avanzata imminente.
9 Ottobre.
Dormito profondamente tredici ore. La stanchezza è passata. C'è un ferito dell'8a compagnia che viene portato in barella. Una pallottola lo ha colpito mentre si scaldava al fuoco. Canticchia e fuma. Gli scelti tiratori austriaci sparano sempre. Un forte gruppo di ferraresi viene alla mia tenda e mi prega di porgere un saluto collettivo da mandarsi a un giornale di Bologna. Fatto.
Corvée di riattamento alla mulattiera. Il caporale milanese Bascialla, ch'è stato stanotte di guardia ai posti più avanzati, mi narra un episodio singolare. Si è trovato — in un riparo — accanto a un bersagliere che pareva dormisse. Egli ha provato a chiamarlo. A richiamarlo. A scuoterlo. Non rispondeva. Non si moveva. Era morto. Il Bascialla ha passata tutta la notte accanto al cadavere.
Ore quindici. Raffica di artiglieria austriaca. Crepitio di proiettili. Schianto di rami. Turbine di schegge. Un grosso ramo, stroncato da una granata, si è abbattuto sul mio riparo. Ci sono due feriti nella mia compagnia. Passa un morto del 39° battaglione. Un altro morto degli Alpini. Il bombardamento è finito. È durato un'ora. I bersaglieri escono dai ripari. Si canta. Lunga conversazione col capitano Buono della 4a compagnia. Argomento: i colpi di scena balcanici.
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