Dopo due mesi comincio a conoscere i miei commilitoni e posso esprimere un giudizio su di loro. Conoscere è forse troppo dire. Le mie conoscenze sono limitate al mio plotone e — un poco — alla mia compagnia. La trincea nell'alta montagna costringe ogni soldato a vivere da solo o con qualche compagno, nella propria tana. Cerco di scrutare la coscienza di questi uomini, fra i quali, per le vicende guerresche, io debbo vivere e, chissà!... morire.
Il loro «morale». Amano la guerra, questi uomini?
No. La detestano? Nemmeno. L'accettano come un dovere che non si discute. Il gruppo degli abruzzesi, che ha per «capo» o «comparo» il mio amico Petrella, canta spesso una canzone che dice:
E la guerra s'ha da fa,
Perché il Re accussi vuol.
Non mancano coloro che sono più svegli e coltivati. Sono quelli che sono stati all'estero, in Europa e in America. Hanno letto prima della guerra qualche giornale. In guerra sono antitedeschi e belgofili. Quando il soldato brontola, non è più per il fatto «guerra», ma per certi disagi o deficienze ch'egli ritiene imputabili ai «capi». Io non ho mai sentito parlare di neutralità e di interventismo. Credo che moltissimi bersaglieri, venuti da remoti villaggi, ignorino l'esistenza di queste parole. I moti di maggio non sono giunti fin là. A un dato momento un ordine è venuto, un manifesto è stato affisso sui muri: la guerra! E il contadino delle pianure venete e quello delle montagne abruzzesi hanno obbedito, senza discutere.
Nei primi mesi della guerra, i bersaglieri hanno varcato il confine, cogli inni sulle labbra e la fanfara alla testa dei battaglioni. Dopo due mesi di sosta a Serpenizza, venuto finalmente l'ordine di riprendere l'avanzata, i bersaglieri hanno conquistato — al passo di corsa, malgrado un turbine di cannonate — la Conca di Plezzo e si sono trincerati a quattrocento metri oltre la città, che gli austriaci hanno poi, quasi completamente distrutte colle granate incendiarie. Quando i bersaglieri narrano gli episodi di quell'avanzata, vibra ancora nelle loro parole la soddisfazione e l'entusiasmo della conquista.
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