Si scavano altre fosse laggiù... Ritrovo sulle croci i nomi di alcuni miei compagni dell'11°. Esco dal Cimitero e mi reco al Tribunale Militare. C'è udienza. Si discute il processo contro il sergente Nicelli di un reggimento di fanteria, imputato di diserzione. Il P. M. chiede l'ergastolo, ma il Tribunale esclude la diserzione e condanna Nicelli, per abbandono di posto, a venti anni di reclusione, previa degradazione. Il Nicelli ascolta il verdetto con indifferenza e se ne va fra i carabinieri. Segue un soldato semplice, siciliano, imputato di un delitto analogo, e viene assolto.
16 Febbraio.
Zaino in spalla, di buon mattino. A piedi sino a Ternova, in camion da Ternova a Serpenizza. Qui mi vien detto che la mia compagnia si trova alla destra dell'Isonzo, in una località detta Sorgente.
In marcia! Ecco l'Isonzo sempre impetuoso, sempre ceruleo, ma, giungendo alle sue rive, vicino alla passarella, vengo accolto da alcune cannonate da 280. Vecchia conoscenza. E come non bastasse il 280, entra in azione un 305. Sosta di un'ora. Passaggio del fiume. A pochi metri dalla passarella c'è un 305 inesploso e monumentale come il carabiniere di guardia. Alcuni minuti di strada e sono ai baraccamenti invernali occupati dalla mia compagnia. I vecchi commilitoni, che avevano avuto qualche notizia del mio arrivo, mi salutano e mi abbracciano con effusione vivissima. Petrella, mio compagno di trincea, mi bacia. Conoscenza di alcuni ufficiali nuovi, fra i quali il tenente Danesi, giovanissimo, appena uscito dalla scuola di Modena. I vecchi amici sono quasi tutti presenti. La compagnia è in rango, armata. Sono proprio arrivato al momento opportuno. È giunto l'ordine improvviso di salire nella zona del Rombon e precisamente sul Kukla che gli alpini hanno perduto dopo un attacco di sorpresa. È già notte quando la compagnia si mette in marcia. Notte di stelle! Camminiamo — in silenzio — per qualche chilometro, lungo la strada imperiale di Plezzo; poi, giunti dopo Osteria al Ponte Rotto, prendiamo a sinistra e cominciamo a salire.
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