Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


Pagina 68 di 147       

%


     Nelle parole del maggiore — un uomo alto, dal portamento nobile e marziale — vibra ancora un intenso affetto per i caduti.
     Ho assistito a sera inoltrata a una scena macabra. Una cassa da morto, fatta rozzamente, è stata caricata su un mulo. Gli alpini lavoravano in silenzio. Dentro ci dev'essere — ho pensato — la salma del povero Volonteri, che la pietà di un amico ha dissotterrato per farla portare in giù, in uno dei cimiteri nei pressi dell'Isonzo.

     Venerdì 25 Febbraio.
     Notte di tormenta. Stamani nebbia e neve si alternano. Abbiamo lavorato intensamente. È la guerra dei braccianti. La vanghetta vale il fucile. Ora il nostro camminamento è profondo. Si può starle in piedi senza pericolo di ricevere qualche micidiale pallottola. Abbiamo rinforzato la trincea con sacchetti di terra. In poche ore ne abbiamo riempito qualche centinaio. È giunto il nuovo comandante del nostro battaglione, cav. Galassini, modenese.

* * *

     Il tenente medico Musacchio mi parla di uno strano tipo di ammalato, ch'egli ha visitato stamani. Si tratta di un siciliano che afferma di essere stato «fatturato», cioè stregato, durante la licenza invernale. Sintomi della «fattura»: debolezza, inappetenza, dolori vaghi e nostalgia. Comprendo che un siciliano soffra di nostalgia, nostalgia del sole, fra tanto gelo e tanta neve!

* * *

     Gli ufficiali subalterni del mio battaglione sono tutti giovanissimi e ci trattano col «tu» confidenziale. La notte scorsa, secondo quanto mi dice il tenente Azzali della 6a compagnia, gli austriaci — in vasti bianche — si sono mossi per il solito attacco, ma i bersaglieri del 33°, che non hanno l'abitudine disastrosa di dormire in trincea, hanno, con cinque minuti di fuoco, sventato il tentativo.