Il tenente Santi — che oltre ad essere il mio superiore, è un mio amico carissimo — ci ha fatti sostare per alcuni minuti in posizione conveniente per vedere, senza essere visti, le linee nemiche. Col binoccolo si vedono benissimo, anche nei dettagli, i «blockhouses» austriaci che presidiano il Passo di Giramondo.
Il tenente Barnaba, territoriale, della compagnia dei volontari alpini, è stato lieto di incontrarmi, e ci ha offerto un sorso di cognac. Di lassù, lo sguardo abbraccia un panorama di montagne meravigliose. Le Dolomiti della sinistra del Cadore lanciano al cielo le loro guglie sottili. L'anima — dinanzi a questa visione — si dilata e si esalta. La montagna, come il mare, fa «sentire» l'immensità.
5 Aprile.
Nebbia, maltempo. Mattinata grigia. Nessuna ricognizione. I soldati hanno brevi momenti di tetraggine, seguiti da esplosioni di gioia e di allegria talvolta fanciullesca. La neve se ne va. I bucaneve — primi fiori della montagna — cominciano a tappezzare i tratti scoperti. Oggi, non una cannonata e nemmeno fucileria. Quiete assoluta. Divaghiamo. Tipi di soldati: Ascenzo Memore, del distretto di Savona, marinaio di mestiere. Basta mostrargli una cartolina illustrata con una barca, per fargli sentire tutte le acute nostalgie del mare.
Nato a Finalmarina. I suoi racconti della vita marinaresca m'interessano. Fa il soldato volentieri e odia i tedeschi. Lo chiamiamo marinaretto. Abbiamo invece affibbiato il soprannome di Arabetto a Ezio Lucchetti che è nato e vissuto a Costantinopoli, dove la famiglia sua è rimasta sotto la protezione degli Stati Uniti, mentre lui tornava volontariamente in Italia per la guerra. Ha un po' la silhouette del turco. Calmo, flemmatico, parla in italiano con un leggero accento esotico un po' turco e un po' francese. Fuma... come un turco. Una sigaretta gli pende continuamente dalla bocca e un'altra sta, di riserva, sull'orecchio destro. Quando Ascenzo vuole «sfottere» l'Arabetto, lo chiama «aggregato all'Italia». E allora l'Arabetto perde la sua calma abituale e «scatta» per proclamarsi «italiano» di razza e di sentimento.
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