Du front belge, le 18-4-916.
«Un petit soldat belge à qui vous aoez rendu un immense seroice vous envoie toutes ses felicitations et son admiration. Vous envoie aussi ses plus fervents ooeux pour le succes des armees de la grande et noble Italie. Un petit frere d'armes qui vous pense bien souvent ainsi que toute votre grande armee.»
Antoine Castori 3.eme Section Armee Belge - B. 132.
Nel pomeriggio, Padre Michele, che non rivedevo più dal Rombon, è venuto alla nostra tenda. Non per catechizzarci. Ci ha lasciato due pacchetti di eccellenti sigarette brasiliane e alcune copie dell'opuscolo di Giorgio del Vecchio: Le ragioni morali della nostra guerra. Bellissimo, ma troppo difficile. Vi sono — nel breve testo — lunghe citazioni in latino e in francese. Vi si parla di trascendenza e di contingenza. Buono per il pubblico delle Università, non per i soldati, la maggioranza dei quali scrive stentatamente alla propria famiglia.
Voci del gergo soldatesco:
lima e raspa = personaggi simbolici;
un fonogramma = una cannonata.
10 Maggio.
Ho conosciuto il capitano comandante la 4a compagnia minatori. Mi sono trattenuto con lui qualche ora. Si chiama Simoni. Piemontese, un antigiolittiano e interventista fervente. Mi ha narrato le vicende guerresche di questa zona che è la più tranquilla — forse — dell'intera fronte. Mi ha parlato d'una compagnia di alpini, conosciuta in tutta la zona del Fella, col nomignolo di «Compagnia dei Briganti».
Questa compagnia non si compone affatto di ex inquilini delle patrie galere o di gente particolarmente feroce. Si tratta di individui dal fegato sano. Hanno conquistato delle posizioni dominanti e ci sono rimasti, malgrado i contrattacchi ostinati degli austriaci. Al 18, 19, 20 ottobre — mi racconta il capitano Simoni — i «briganti» dovettero sostenere una dura battaglia. Dopò tre giorni di intenso bombardamento, gli austriaci pronunciarono un violento attacco. La proporzione delle forze, nel tratto di fronte dei «briganti» era questa: 123 alpini contro almeno un migliaio di nemici. Questi mossero all'attacco, con lo zaino in spalla e ricoperti di fronde, per dissimularsi. Dopo aver resistito a lungo, i nostri alpini chiesero un rinforzo e andò in linea una compagnia di minatori. — La mia! — mi dice con vivo e legittimo orgoglio il capitano Simoni. — La rotta degli austriaci fu completa. Abbiamo contato, dico contato, 460 cadaveri nemici.
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