Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


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     E più oltre.
     «Le grandi cose non si compiono coi protocolli, bensì indovinando il proprio secolo. Il segreto della Potenza è nella Volontà...».
     E più oltre ancora, nello scritto intitolato: Di alcune cause che impedirono finora lo sviluppo della libertà in Italia (1832):
     «Mancano i capi; mancarono i pochi a dirigere i molti, mancarono gli uomini forti di fede e di sacrificio, che afferrassero intero il concetto fremente delle moltitudini — che ne intendessero ad un tratto le conseguenze — che, bollenti di tutte le generose passioni, le concentrassero in una sola, quella della vittoria — che calcolassero tutti gli elementi diffusi, trovassero la parola di vita e di ordine per tutti — che guardassero innanzi, non addietro — che si cacciassero tra il popolo e gli ostacoli con la rassegnazione di uomini condannati ad essere vittime dell'uno o degli altri; che scrivessero sulla loro bandiera riuscire o morire, e mantenessero la promessa».
     Non c'è — in questi brani — la divinazione degli eventi odierni? Quale meraviglioso «viatico», per un soldato combattente, gli scritti di Mazzini! Ma chi li conosce fra questi miei 250 commilitoni?

     6 Maggio.
     Il reggimento, dopo dieci mesi passati nella zona dell'Alto Isonzo, è venuto qui a riposo. Ne aveva bisogno. Ma riposo, non significa ozio. Riposo, se significa non combattere, vuol dire lavorare. Strade, baracche, trincee, spostamento di cannoni.
     Stanotte, tempesta. Pareva che la nostra fragile casa di tela dovesse venir spazzata via dal vento impetuoso che mugghiava. La pioggia scrosciava sulla tela, ma dentro non una goccia. Bisogna non toccare la tela. Oggi, dopo cinque giorni di attesa, la posta. Ho ricevuto fra l'altro una cartolina con questo indirizzo: Cap. B. Mussolini — Armee Italienne — Zona di Guerra (Italia). Ha impiegato un mese giusto a trovarmi. Leggo: