(segue) L'Italia nel gennaio del 1915
(25 gennaio 1915)
[Inizio scritto]
Insomma
bisogna decidersi: o la
guerra o se no finiamola con la commedia della grande potenza.
Facciamo delle bische
degli alberghi
dei postriboli e ingrassiamo.
Un popolo può anche avere questo ideale. Ingrassare
è
l'ideale della zoologia inferiore; ma se vogliamo veramente finirla
con queste miserie
dovremo fare la rivoluzione contro la monarchia
imbelle
la quale si alleerà necessariamente coi socialisti.
Essa dirà: se ho mantenuta la neutralità lo ho fatto
per voi: e li ricatterà.
Ma in quel momento si troverà
forse ancora il chilometrico ordine del giorno in cui si cercherà
di conciliare l'inconciliabile.
In fondo
la classe operaia
tedesca ha sposata la causa del militarismo prussiano; ed allora
o
amici
cade questa obbiezione capitale dei neutralisti: voi
socialisti italiani vi preparate a commettere quel delitto che
rimproverate ai socialisti tedeschi. Noi intanto contestiamo ai
socialisti tedeschi di dirsi socialisti ancora: il patto
dell'Internazionale ha valore solo quando è sottoscritto e
rispettato da tutti i contraenti
ma quando i primi a spezzarlo sono
i tedeschi
gli italiani non hanno più l'obbligo di mantenere
la fede a un patto che può significare la nostra rovina.
È un fatto però
che l'Italia «è ancora legata alla Triplice».
Questo è un governo di pusillanimi
poiché la denunzia
del trattato della Triplice non significa la dichiarazione di guerra
e nemmeno la mobilitazione. Ma intanto si dimostrerebbe che il popolo
italiano rivendica la sua indipendenza d'azione in questo periodo
storico.
Dire che noi faremo la
rivoluzione per ottenere la guerra
è dire una cosa che non
potremo mantenere. Non ne abbiamo la forza. Noi ci troviamo di fronte
a coalizioni formidabili; ma i fasci d'azione hanno appunto questo
scopo: creare lo stato d'animo per imporre la guerra. Domani l'Italia
non farà la guerra e allora fatalmente si determinerà
una situazione rivoluzionaria; i malcontenti sbocceranno dovunque;
quelli stessi che oggi sono neutralisti
quando si sentiranno
umiliati nella loro qualità di uomini e di italiani
chiederanno conto ai poteri responsabili
ed allora sarà la
nostra ora. Allora noi faremo la nostra guerra. Noi allora diremo
alle classi dominanti
alla monarchia
neutrale: voi non siete stata
capace di adempiere al vostro compito; voi ci avete mistificati nei
nostri sentimenti
avete annientate le nostre aspirazioni. Il vostro
compito primo era quello di integrare l'unità della patria;
voi non dovevate ignorarlo
ad ogni modo vi è stato segnalato
da tutte le frazioni della democrazia
in particolar modo dal partito
repubblicano. Sarà questo un processo che terminerà con
la condanna certamente; condanna che non potrà non essere
capitale. E forse allora noi usciremo da questo periodo della nostra
storia in cui sentiamo di essere angustiati; ogni giorno sentiamo che
c'è qualche cosa in questa Italia che non funziona; in questo
ingranaggio statale c'è qualche dente che stride
qualche
ruota che non cammina; il paese è giovane ma le forme sono
vecchie. Ed allora se è lecito citare ancora Carlo Marx
il
vecchio pangermanista Carlo Marx
quando si delinea un conflitto tra
forze nuove e forme vecchie
ciò significa che il vino nuovo
non può più essere contenuto negli otri vecchi e
l'inevitabile sarà compiuto.
(segue...)
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