(segue) «Verboten»
(28 febbraio 1915)
[Inizio scritto]
Le manovre «inversive e
invertitorie» sono la specialità del gruppo socialista.
Con quella di ieri i bellicosi deputati socialisti ufficiali segnano
al loro passivo — e in pochi giorni — due spettacolose
«fughe» in buon ordine che si riservano
si capisce
di
gabellare per «ritirate strategiche» dinanzi alla
moltitudine tesserata non iniziata alle commedie parlamentari.
Per un'altra ragione i
socialisti ufficiali plaudono — nel loro intimo — al
«catenaccio» dell'on. Salandra. Colla manifestazione
semiabortita del 21
i socialisti ufficiali hanno compiuto il massimo
dei loro sforzi
toccato l'acme della propaganda neutralista
prudentemente e convenientemente mantenuta nei confini della
legalità. Il 21 furono mobilizzati deputati ed elettori per
una manifestazione che doveva essere nazionale e decisiva. Era
prevista
preparata da un mese. Se non fosse «intervenuto»
l'on. Salandra col suo bavaglio liberticida
i socialisti si
sarebbero trovati in una situazione critica e grottesca
riassunta
nella domanda: e adesso che fare?
Ripetere i comizi? Se con un
mese di preparazione e di stamburamenti
se col concorso più o
meno effettivo di tutti i «seimila» il risultato è
stato così incerto e meschino
un bis significherebbe un
disastro. E poi tutto quello che si poteva dire è stato detto
e ridetto. Allora? O avanzare sul terreno pericoloso dello sciopero
generale — senza speranza di successo dopo il voto
esplicitamente contrario della confederazione generale del lavoro —
o retrocedere cautamente nel campo delle «subordinate»
nel campo delle «concessioni» alla guerra nazionale
e
suscitare quindi le legittime diffidenze degli elettori. Posizione
difficile e delicata
dunque
quella dei socialisti ufficiali dopo la
giornata del 21 febbraio; l'on. Salandra li ha salvati: ha offerto
una scusa valida al loro silenzio di domani. Non sapevano più
che cosa dire; grazie a Salandra sono dispensati dalla tortura di
dover rivogare alle turbe i soliti luoghi comuni o dire ciò
che non sentono più. Così la direzione del partito
socialista ufficiale — rivoluzionaria — «assiste»
impassibile all'eccidio di Reggio Emilia ordinando la solita
burocratica «inchiesta» e si limita a prendere atto del
«veto» salandrino.
(segue...)
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