(segue) Venditori di fumo
(2 marzo 1915)
[Inizio scritto]

      Altre possibilità non esistono. La Stampa fabbrica dunque sulla sabbia. Parlare di «negoziati diplomatici» in questo momento è inutile. Si può parlare ma per perdere del tempo. Risultati tangibili nessuno. La nostra neutralità non può aspirare a troppo cospicui doni a troppo lauti compensi. Solo un intervento nostro a fianco dell'Austria potrebbe essere ricompensato largamente e totalmente ma tale ipotesi è impossibile; non è pensabile nemmeno e per mille validissime ragioni. E allora quei famosi «negoziati» che La Stampa giolittiana vagheggia e caldeggia assumerebbero sin dalle prime battute l'aspetto di un aut aut in piena regola. «O ci date le nostre terre — nessuna esclusa — quale premio della nostra neutralità o...». Ma l'Austria non ci lascerebbe nemmeno avanzare il secondo corno del ditum e sarebbe la guerra.
      Meglio dunque non illudere gli italiani coi miraggi di negoziazioni fortunate. Queste speculazioni sono — per fortuna — impossibili e sarebbero comunque mortificanti e immorali. Se il popolo italiano vuol essere ancora degno di storia deve affrontare la realtà quale si delinea nel gioco ferreo delle circostanze e questa realtà è dominata dalla necessità imperiosa della guerra. Ma forse mentre tracciamo queste righe maturano sui lidi estremi del Mediterraneo orientale i «fatti nuovi» e i destini d'Italia.
      2 marzo 1915.