(segue) «Parecchio?»
(7 marzo 1915)
[Inizio scritto]
Ebbene
il castello del
«parecchio» che i neutralisti di Germania e d'Italia
stanno faticosamente costruendo non regge un minuto solo all'urto di
questo semplice e formidabile dilemma; se gli austro-tedeschi
vincono
essi ci ritoglieranno
a breve o a lunga scadenza
quanto
sono costretti a concederci in questo momento nel quale hanno l'acqua
alla gola e
in ogni caso
noi non potremo sfuggire al «patronato»
economico
al vassallaggio diplomatico
alle «provocazioni»
urtanti dei nostri alleati vittoriosi. L'Italia dovrà «subire»
la prepotenza austro-tedesca e non fiatare
com'è avvenuto per
lungo trascorrere di anni. Né — in caso di pericolo —
potremo rivolgerci alla triplice intesa
per ragioni evidenti. I
«popoli» della triplice intesa non darebbero un uomo solo
a difendere l'Italia da un'aggressione tedesca. E con ragione.
La speranza di dissidi e di
divisioni nella triplice intesa
che permetterebbe all'Italia di
entrare in una nuova costellazione di potenze
è illusoria.
Certo
sarebbe stolto assegnare alla triplice intesa una durata
eterna
ma tutto fa credere che la triplice intesa si presenterà
unita — con un programma comune al congresso della pace —
e si manterrà unita anche dopo
almeno per qualche tempo
sino
a quando non si siano determinate nell'assetto europeo nuove
situazioni.
La neutralità assoluta —
giova fissarlo — significa la solidarietà dell'Italia
coll'Austria e la Germania
una solidarietà rovinosa nel caso
di vittoria degli imperi centrali in quanto — sotto alla
minaccia delle loro vicine o lontane rappresaglie — noi saremo
costretti a seguirli in atteggiamento di satelliti; non meno
rovinosa
la nostra neutralità
nel caso di una sconfitta
austro-tedesca
poiché la nostra immobilità ci avrà
tenuti lontani da quella guerra che sarà domani il titolo
migliore per aver voce ascoltata nel congresso che rimaneggerà
la carta politica d'Europa. Insomma
le trattative diplomatiche sulla
base di magri o ricchi compensi territoriali inchiodano l'Italia alla
croce della neutralità. Ora la neutralità è —
«in tutti i casi» — non solo una vergogna ma un
disastro.
(segue...)
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