(segue) L'avanzata
(13 aprile 1915)
[Inizio scritto]
Noi possiamo essere veramente
orgogliosi delle manifestazioni di domenica scorsa. Nostro scopo era
quello di dare una «scossa» salutare alla nazione che
sembrava assopirsi — complice il tepore primaverile —
nell'attesa beata di fortunati negozi e questo lo abbiamo raggiunto.
Noi volevamo far sapere all'Italia che esiste una minoranza di
generosi e di audaci
raccolti nei «fasci» e — dopo
la giornata di domenica — molti che ignoravano o non valutavano
il nostro movimento
si sono accorti della nostra esistenza
della
nostra energia
della nostra incrollabile volontà. Noi
volevamo dire al governo che è tempo di risolvere il nostro
problema nazionale — togliendo il popolo da questo stato
deprimente di incertezza — e malgrado le violenze poliziesche
la nostra voce è giunta in alto. Noi volevamo infine far
sapere ai rivoluzionari e ai socialisti francesi e belgi
che non
tutti i sovversivi italiani giurano sul verbo ignobile del
panciafichismo dell'Avanti! e — malgrado tutto — abbiamo
fornito questa prova di solidarietà viva e fraterna ai nostri
compagni d'oltre Alpe.
L'insuccesso è una fiche
de consolation per l'Avanti!. La realtà è che se il
governo non avesse impedito con enormi e ridicole misure di polizia
la libera manifestazione della volontà popolare
ben più
vaste moltitudini di cittadini
che pensano e sentono
avrebbero
proclamato univocamente che la guerra dell'Italia contro gli imperi
centrali è necessaria e santa.
L'Avanti! chiude la sua nota
assicurando che «instancabilmente
fervidamente
colla
coscienza di agire nel nome e nell'interesse del proletariato
non ci
arresteremo un momento dall'agitazione per impedire che i lavoratori
siano trascinati al macello». Uguale promessa — in senso
diametralmente opposto — facciamo noi. Non ci fermeremo un solo
istante nella nostra opera di propaganda intesa a render popolare e
accetta alle masse lavoratrici l'idea della guerra contro l'Austria e
contro la Germania.
(segue...)
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