(segue) Per tutte le evenienze
(23 luglio 1915)
[Inizio scritto]
Non è fantastico
prevedere che
quando lo stato maggiore avrà raggiunto ai
nostri confini d'oriente certi obiettivi necessari
l'esercito
italiano sarà chiamato a combattere su altri scacchieri
dove
si ritenga più facile inferire colpi gravi e decisivi alla
triplice austro-turco-tedesca. La possibilità d'una
collaborazione italiana nell'impresa dei Dardanelli non è più
una vaga ipotesi
ma può diventare
anche in vista della
situazione russa e balcanica
una realtà
una necessità
di un vicino domani. Ma la partecipazione dell'Italia alla guerra su
altri scacchieri — partecipazione inevitabile perché se
nei riguardi dell'Austria e della Germania la nostra guerra è
presidiata da ragioni superiori del diritto e della giustizia
nei
confronti della Turchia oltre al diritto c'è l'utilità
e l'interesse — richiede un ingente contributo di uomini.
Bisogna che la nazione si prepari al massimo sforzo. Se sarà
superfluo
tanto meglio; se sarà necessario
la nazione sarà
pronta a fronteggiare tutti gli eventi. L'ideale sarebbe che l'Italia
potesse contare su quattro milioni di combattenti. Se è vero
che l'Italia
calcolando le colonie che rispondono magnificamente
all'appello della patria
ha una popolazione che si aggira sui 40
milioni
un esercito di quattro milioni di soldati non è
proporzionato alla potenzialità demografica della nazione! Ma
per giungere a tale cifra
che ci garantisce da tutte le sorprese
che ci dà la possibilità di fare una grande guerra
europea e non soltanto nazionale
è necessaria la revisione
dei riformati!
Oltre a queste ragioni d'indole
militare
ve n'è una d'ordine morale
non meno persuasiva e
convincente delle altre. Non è giusto che il sacrificio di
sangue sia limitato a poche classi: è giusto invece che sia
dilatato sul maggior numero di cittadini: sarà anche meno
gravoso per tutti.
(segue...)
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