Se è possibile è necessario!
(3 agosto 1915)


      Il senatore Mazziotti ha affrontato nell'articolo pubblicato l'altro ieri sul Giornale d'Italia il problema ci limiti territoriali e politici della nostra guerra. Non è la prima volta che tale tema vien discusso in Italia. Possiamo aggiungere — non per vana superbia ma per una semplice e modesta constatazione cronologica di fatto — che su queste colonne quasi all'indomani della dichiarazione di guerra vennero espresse idee che collimano perfettamente con quelle sostenute ora dal senatore Mazziotti. I nostri amici lettori ricordano che essendosi accesa sul Messaggero la polemica Colajanni-De Felici noi ci dichiarammo risolutamente contrari alla tesi sostenuta dall'on. De Felice favorevole alla guerra circoscritta limitata di occupazione territoriale delle nostre provincie irredente. L'on. De Felice aveva torto e forse a quest'ora si sarà già convinto che una guerra a scartamento ridotto sarebbe probabilmente una sciagura certamente un errore assurdo. Nessuno deve cullare la illusione beata e funesta che giunti a Trieste e a Trento gli eserciti italiani abbiano toccato la meta e non abbiano che da aspettare — sulla difensiva — lo svolgimento delle operazioni sugli altri scacchieri europei. Occupate che siano e Trento e Trieste gli italiani avranno — tutt'al più — chiusa la prima fase della guerra che deve — però — proseguire sino alla disfatta totale del nemico. È solo in queste modo che Trento e Trieste resteranno all'Italia. Il «date» può esprimersi in questa maniera: «ogni vittoria parziale delle nazioni della quadruplice intesa sarà illusoria ed effimera se non sarà conseguita la vittoria generale». È sola la vittoria nell'insieme che può garantire e assicurare le rispettive conquiste e rivendicazioni nazionali. Gli sforzi degli stati maggiori della quadruplice diretti ad ottenere una sempre migliore collaborazione militare fra le nazioni alleate sono appunto la conferma della verità elementare testé enunciata: «a nemico comune guerra in comune». E la guerra — pur svolgendosi su scacchieri diversi e lontani — è in un certo senso comune. Ora si tratta di esaminare sino a qual punto può arrivare questa comunanza e coordinazione di sforzi su di un solo scacchiere — cioè — nel quale siano più forti le probabilità di una azione che precipiti la guerra verso la fine.

(segue...)