Una granata in pieno
(6 agosto 1916)


      Lettera ad Arturo Rossato redattore del Popolo d'Italia.

      6 agosto 1916.
      Poche novità qui. Appena una. Stamani una granata nemica mi ha giocato uno dei soliti... tiri. Appunto. Senza nemmeno farsi annunciare dal colpo di partenza l'«indelicata» è scoppiata sul nostro ricovero che per essere distante 178 metri misurati dalle trincee avanzate ha un blindamento tutt'altro che rassicurante. Eravamo sotto in due: io e il Figaro della compagnia tal Giucchi Profeta di Orte. La granata ci è scoppiata sopra. Ha schiantato due grossi travi come due fuscelli di paglia; ha buttato all'aria tutto quanto e io... niente. E il mio commilitone niente. Pare che mi cerchino quei signori ma finora non sono riusciti a trovarmi.
      Dirai all'ottimo Nar che Wickham Steed non può né deve essere considerato un «amico» dell'Italia. Alla larga per dio da siffatta specie di «amici». Sappia il signor Steed che i soldati d'Italia non si battono per la ditta Supilo Steed e compari. Siamo intesi ed è proprio «ora di finiamola» su questo argomento. Il problema adriatico non ha che una soluzione: l'Adriatico deve diventare un lago militarmente italiano e un mare italo-serbo dal punto di vista economico.
      Ma noi abbiamo già parlato chiaro ed è — adesso — inutile ripeterci.
      Tanti cordiali saluti agli amici di fede e di lavoro. Tuo
      Benito Mussolini
      di professione poilu