(segue) Il terreno dell'intesa italo-serba
(26 novembre 1916)
[Inizio scritto]
I fautori della tesi che stiamo
esponendo rispondono: «Nell'accordo italo-serbo verranno
inserite apposite clausole
colle quali la Jugoslavia garantirà
il rispetto della nazionalità italiana
nella lingua
nei
costumi
nella vita politica ed amministrativa.» Trascuriamo
gli altri elementi che fanno da contorno a quelli su esposti. La
tesi
nei suoi capisaldi essenziali
è tutta qui.
II
I nazionalisti sono naturalmente
agli antipodi. Essi si rifiutano anche semplicemente di discutere la
legittimità del possesso italiano di Fiume e quanto alla
Dalmazia è nel loro programma che essa deve passare tutta
quanta
da Zara alle bocche di Cattaro
all'Italia. I nazionalisti
non accettano la divisione geografico-politica in Dalmazia
settentrionale e in Dalmazia meridionale: la prima che andrebbe da
Zara al fiume Narenta e l'altra che dal Narenta finirebbe a punta
Volovica
presso Antivari.
Non c'è che «una
"Dalmazia" italiana» che deve politicamente entrare a
far parte del Regno d'Italia. Per i nazionalisti
la tesi
rinunciataria è inquinata da sofismi
da false interpretazioni
di determinati fenomeni storici
da errate premesse di fatto
da
preoccupazioni che non hanno alcuna ragione di essere.
Secondo i nazionalisti la
posizione militare-marittima dell'Italia non sarà mai sicura
finché l'altra sponda dell'Adriatico sarà in possesso
di un'altra potenza
anche se molto minore per popolazione e
potenzialità
come la Jugoslavia
dell'Austria-Ungheria
attuale e di ieri. Pola
Valona
Otranto
il possesso di Lissa e
dell'intero arcipelago dalmata non bastano. Occorre all'Italia tutto
il litorale dalmata in lunghezza e in «profondità»
tutto il retroterra sino al displuvio delle Alpi Dinariche. Ci
risparmiamo di seguire sino nei dettagli questa discussione d'indole
strategica. Ci basta esporre il punto di vista nazionalista. Né
— secondo i nazionalisti — la legittimità del
possesso «totale» della Dalmazia viene «inficiata»
dal fatto che gli italiani sono una minoranza
mentre i serbocroati
rappresentano la maggioranza. A questo proposito i nazionalisti fanno
notare: a) che l'elemento italiano
pur essendo in minoranza
è
stato sino a ieri — specie in alcune città costiere come
Zara — maggioranza assoluta e ovunque anche nelle campagne
elemento di lievito civile; b) che anche i contadini del retroterra
comprendono e sanno parlare un dialetto veneto e l'italiano; c) che
le statistiche del governo austriaco sono da prendersi con molto
beneficio d'inventario; d) che
se l'italianità della Dalmazia
non è più così compatta come prima
ciò è
dipeso dall'opera sistematica di slavizzazione intrapresa dal governo
austriaco
fedele alla vecchia formula del divide et impera
e che
l'annessione all'Italia significherà il risorgimento e il
predominio dell'italianità dalmata oggi conculcata
dall'Austria e dai serbo-croati.
(segue...)
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