I vinti che non torneranno
(30 giugno 1917)
Il senatore Frassati replica ai
giornali — fra di essi il nostro — che lo hanno
vivacemente attaccato
per la tentata risurrezione morale e politica
di Giovanni Giolitti. L'articolo del senatore di Portogruaro è
infelice quanto mai e basta leggerlo anche superficialmente
per
cogliere in esso le più stridenti e pietose contraddizioni.
Malgrado la previsione catastrofica che gli sorride
con relative
pulzelle giustiziere
attraverso la grande lotta cartacea di fine
legislatura
il direttore de La Stampa ha già dimesso gran
parte della baldanza che gonfiava il primo articolo esaltatore
dell'uomo per trent'anni nefasto alla vita politica italiana.
Come abbiamo già detto
noi
non ci siamo affatto meravigliati e anzi abbiamo spiegato come e
qualmente sia avvenuto che la camera
riunita in comitato segreto
abbia «clamato e riconsacrato in modo solenne il puro
patriottismo di Giovanni Giolitti». Con ciò
ripete
Frassati
la camera ha compiuto «opera di giustizia». Ma
quando
poche righe più sotto
il senatore piemontese
ammette
che la manifestazione «non sarebbe successa a camera aperta»
egli viene ad annullare completamente il valore politico e morale di
quella riconsacrazione giolittiana e viene ad infliggere alla camera
quella patente di codardia e di ipocrisia che noi abbiamo sempre
denunciata e documentata
come caratteristica della camera uscita dal
suffragio universale largito da Giolitti e soprattutto applicato da
lui coi suoi sistemi di corruzione e di violenza. Per la voce
misteriosa del sangue e per qualche cosa di meno misterioso e di più
prosaico
la creatura è tornata al padre che l'aveva fatta a
sua immagine e somiglianza. Ma domandiamo: dov'è l'opera di
giustizia?
Le grandi riparazioni storiche e
personali si fanno all'aperto
e così soltanto sono efficaci.
(Censura). La giustizia non ha paura di mostrarsi
specie quando è
armata di fatti
la cui evidenza finisce col disarmare anche la più
esaltata passione politica. I giudici non si nascondono
ma quando
siano pienamente convinti di quanto fanno
possiedono anche il
coraggio di apporre tanto di nome e cognome al loro verdetto; appunto
perché questo non è destinato a rimanere fra le mura
della camera dove la sentenza fu elaborata
ma deve diffondersi tra
il popolo. Tutti si domandano: quale contributo all'educazione
politica delle masse è venuto da questa giustizia che lavora
al buio
da questi giudici che soltanto nel segreto hanno avuto la
forza di ritrovare sé stessi? Col suo procedimento
la camera
italiana non ha riabilitato Giolitti
ma lo ha seppellito ancora più
profondamente. (Censura).
(segue...)
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