Battisti
(12 luglio 1917)
Questo articolo e
i seguenti
fino a quello che celebra la fine della Guerra furono
pubblicati sul «Popolo d'Italia» dal bersagliere invalido
Benito Mussolini per costringere il paese - talora riluttante a
unirsi in quella strenua volontà di resistenza e di sacrificio
che doveva condurre alla Vittoria. Nel periodo seguito a
quell'episodio bellico - che prende il nome da Caporetto e che fu
enormemente esagerato all'estero e persino in Italia - la propaganda
disfattista prese tale baldanza da porre in pericolo le forze native
del paese
forze di tenacia e di eroismo. Contro questa propaganda
«idiota e nefanda» l'azione di Benito Mussolini si sferrò
senza tregua: così Egli
dopo aver voluto la guerra con
l'opera interventista; dopo averla combattuta a prezzo del suo
sangue; ora salvava l'integrità della sua azione bellica dal
subdolo veleno della corruzione politica e della propaganda
dissolvente.
Il primo di questa
serie di articoli è dedicato al martire Cesare Battisti
(1875-1916)
giustiziato per ordine del Comando Austriaco - a Trento
il 2 luglio 1916
al Castello del Buon Consiglio - perché
italiano di Trento
aveva combattuto per la sua Patria invece di
arruolarsi nell'Esercito degli oppressori della sua terra.
L'articolo apparve
sul «Popolo d'Italia» del 12 luglio 1917
primo
anniversario del martirio di Battisti.
Un anno fa
il boia —
simbolo vivente e rappresentativo dell'impero d'Absburgo dai tempi di
Metternich a quelli di Tisza — veniva chiamato telegraficamente
da Vienna per erigere la forca nel cortile del Castello di Trento.
L'esecutore dalle alte opere giunse col treno più rapido
eresse la sua atroce macchina e assicurò al collo di Cesare
Battisti il nodo scorsoio. Uno strappo
un grido di «Viva
l'Italia»
alcuni minuti di terribile agonia
poi
il silenzio
e l'immobilità della morte.
(segue...)
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