(segue) Il destino delle formule
(19 luglio 1917)
[Inizio scritto]
Ma nel gennaio di quest'anno
dalla riunione improvvisamente convocata a Roma
presenti Briand
Lloyd George
Cadorna e altre eminenti personalità della
quadruplice intesa
la formula del «fronte unico» fu
nuovamente lanciata agli eserciti e alle popolazioni. Finalmente! La
realizzazione del «fronte unico» si sarebbe verificata
nel 1917
l'anno della vittoria. La realizzazione di questo postulato
apparve alla fantasia e alla coscienza del pubblico nella sua forma
più suggestiva e seducente. A un momento dato
migliaia e
migliaia di cannoni
dalla Manica all'Adriatico
dal Baltico al mar
Nero
avrebbero incominciato a urlare la loro canzone di morte. A un
dato segnale
milioni e milioni di uomini — inglesi
francesi
italiani
russi — sarebbero andati all'assalto delle posizioni
nemiche
e questo cerchio mobile di ferro e di fuoco avrebbe ridotto
alla disfatta la Germania. Non più possibilità di
trasportare dall'uno all'altro fronte — colla solita manovra
delle linee interne — gli uomini e i mezzi
quando l'attacco
fosse stato sferrato simultaneamente ai quattro punti cardinali
contro tutte le linee! L'opinione pubblica — dopo la conferenza
di Roma — si compiaceva in questa previsione catastrofica di un
urto generale e decisivo...
Sono passati sei mesi. Siamo alla
fine di luglio. Altri convegni di ministri e di generali sono stati
tenuti dopo quello di Roma
ma noi e non noi soltanto
domandiamo
notizia del «fronte unico». Non solo non c'è stata
la simultaneità
ma nemmeno la continuità dell'attacco.
Non solo gli alleati non sono riusciti a picchiare tutti insieme
ma
nemmeno continuativamente uno dopo l'altro
perché fra le loro
azioni ci sono state delle pause più o meno lunghe. Quando gli
inglesi si battevano
gli altri alleati guardavano. Cessata
l'offensiva inglese
dopo un certo intervallo
si sono
a metà
d'aprile
mossi i francesi. Nel maggio gli italiani. Intanto i russi
tenevano le armi al piede
anzi
pare
che non le tenessero nemmeno
al piede. Si disse che l'offensiva primaverile degli eserciti
occidentali non aveva potuto dare tutti i risultati sperati
perché
la stasi sul fronte russo aveva favorito la Germania. Certamente. Ma
col primo luglio i russi si muovono
combattono
vincono. Il pubblico
intuisce che questo sarebbe il momento di aiutarli: che questo
sarebbe il momento di attaccare e per dare una nuova prova di
solidarietà alla Russia e per impedire una disfatta della
rivoluzione. Sono passati ormai venti giorni. Lo stato maggiore di
Korniloff sta facendo le somme del suo ingente bottino
il che
significa che l'offensiva
almeno nella sua prima fase
è
terminata. Le resistenze tedesche sono aumentate
grazie all'inazione
degli altri fronti che deve aver permesso dislocamenti di uomini e di
materiali
Kalucz è stata ripresa dagli austro-tedeschi; la
manovra per linee interne è riuscita ancora una volta. Morale:
l'inazione di un fronte annulla o diminuisce i successi conseguiti
dall'altro. I franco-inglesi non sono arrivati a Lilla o a Lens
e
gli italiani all'Hermada perché non furono aiutati dai russi;
e viceversa i russi non hanno potuto mantenere Kalucz e spingere a
fondo l'offensiva anche perché noi d'occidente siamo rimasti
immobili
in istato di quasi assoluta passività.
(segue...)
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