(segue) Il destino delle formule
(19 luglio 1917)
[Inizio scritto]
Dopo due anni di esperienze
di
prove
noi domandiamo: e il «fronte unico»? Noi crediamo
che questa formula non debba più abbacinare i cervelli. Se
sarà realizzata
tanto meglio
ma nell'attesa
l'opinione
pubblica dei paesi alleati — e in Francia la censura non
sopprime le voci che reclamano in tal senso — chiede che se il
programma massimo del «fronte unico» è
per
ragioni superiori alla volontà degli uomini
irrealizzabile
si attui almeno e senza indugi il programma di una sempre maggiore
comunione dei mezzi
di una sempre più intima Coordinazione
degli sforzi. Se non si può avere coll'orologio alla mano la
simultaneità di un'offensiva su tutti i fronti — perché
come abbiamo osservato
le condizioni degli eserciti
delle nazioni e
del terreno non sono le stesse — si può però
ottenere una minore frammentarietà nell'azione militare della
quadruplice; insomma: la quadruplice deve chiudere il periodo del suo
tirocinio o apprendisaggio di guerra. I governi si mettano una buona
volta in testa che la stagnazione delle operazioni militari
ben più
che la propaganda dei pacifisti del Vaticano o di Zimmerwald
diffonde tra le popolazioni i bacilli di quel morbo morale che i
francesi chiamano con voce del loro gergo soldatesco: «catard».
E poiché appare da mille
segni evidente che gli imperi centrali sperano nel «cafard»
cioè nella depressione morale e nella defezione di qualcuno
dei belligeranti
bisogna che i governi della quadruplice seguano
specie in questo momento
una politica energica tanto militare come
politica
e non abbiano in vista altra soluzione della guerra
se non
quella che può essere data dalla vittoria delle nostre armi
e
non da altri fattori aleatori e incerti.
Noi combatteremo tenacemente il
«catard» in basso
contro i rossi
i neri
i grigi; ma i
governi non cerchino di alimentarlo dall'alto!
(segue...)
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