(segue) Aspetti del dramma
(31 ottobre 1917)
[Inizio scritto]

      Il nostro temperamento ci porta a valutare l'aspetto concreto dei problemi non già le loro sublimazioni ideologiche o mistiche. Per questo ritroviamo facilmente l'equilibrio.
      I nemici ci conoscono male. Sono rimasti all'Italia del 1896 quando la democrazia rinunciataria da Cairoti in poi volle completare con una rivolta all'interno il disastro di Abba Garima.
      Le nuove generazioni sono di altri tempi.
      Le masse stesse le più anonime le più lontane comprendono che in questo giuoco terribile chi diserta è perduto.
      Ci sono ancora — fra noi — i ruderi i superstiti della vecchia mentalità. Qualche stridula voce irosa si fa appena sentire. Ma tutto intorno è il lavoro delle giornate normali la tranquillità la fiducia.
      Le storie narrano che dopo la battaglia di Canne il Senato romano vietò alle donne di mostrarsi in pubblico perché temeva che con il loro atteggiamento di dolore indebolissero i cittadini ansiosi della rivincita.
      Oggi sono i cittadini che provvedono a se stessi. Il Governo non c'è.
      Eppure il popolo italiano non cede. Non vacilla. Non dispera. Riprende. Si raccoglie. Il blocco che non c'era si forma. «L'unione sacra» comincia.
      Gli stessi operai si rivoltano al pensiero dell'invasione. Comprendono che il proletariato è nella Patria e non già fuori di essa.
      Questo aspetto «positivo» della realtà legittima le nostre più grandi speranze e provocherà nei nostri odiati e feroci nemici la più acerba delle delusioni.
      Ma la realtà ci offre un altro aspetto positivo: il fronte unico sta per diventare un fatto.

(segue...)